Ci sono molte cose che cambiano da persona a persona: una di queste è la soglia del dolore. Il modo in cui sperimentiamo e percepiamo il dolore, infatti, varia a seconda dell’età, della genetica, dell’educazione e sì,  persino dal sesso.

La buona notizia è che se siete tra quelli che hanno una soglia del dolore molto bassa non tutto è perduto: potete aumentarla. Ecco come.

Da cosa dipende la soglia del dolore?

Ci sono molti fattori che possono differenziare la soglia del dolore, perché ci sono molti elementi che possono influenzare il complesso sistema di comunicazione tra il cervello e il corpo, ad esempio:

  • Genetica: i geni possano influenzare il modo in cui viene percepito il dolore e in cui il corpo risponde ad alcuni farmaci antidolorifici.
  • Età: L’età può influenzare la percezione del dolore. Come semplice esempio, basta pensare che un bambino molto piccolo avrà spesso una tolleranza al dolore molto inferiore rispetto a un adulto.
  • Malattie croniche: Nel tempo, una malattia cronica, come l’emicrania o la fibromialgia, può modificare la tolleranza al dolore.
  • Malattie mentali: Il dolore è segnalato più spesso nelle persone con determinate condizioni.
  • Stress: Essere molto stressati può far sentire il dolore in maniera più intensa.
  • Isolamento sociale: l’isolamento sociale può aumentare l’esperienza del dolore e ridurre la tolleranza.
  • Esperienze passate: Le precedenti esperienze possono influenzare la tolleranza.
  • Aspettative: l’educazione e le strategie di coping apprese possono influenzare il modo in le persone reagiscono alle esperienze dolorose.
  • Sesso: Per ragioni che non sono ancora del tutto chiare, le donne riferiscono livelli di dolore più duraturi e più elevati rispetto ai maschi.

Uomini e donne: gli approcci diversi al dolore

Generalmente, siamo portati a pensare che le donne abbiano una soglia del dolore più alta, una convinzione legata non solo al fatto che leggenda vuole che tutti gli uomini siano moribondi con 37° di febbre ma, soprattutto, perché le donne riescono a sopportare i dolori del parto. In una certa misura questo può essere vero, perché il corpo femminile è progettato per rilasciare alcuni ormoni che agiscono come antidolorifici durante il parto, quindi, la percezione da parte della madre potrebbe essere ridotta.

Nel complesso, però, le ricerche stanno dimostrando il contrario: le donne, in effetti, sperimenterebbero più dolore degli uomini anche se solo a livello di percezione.

Il corpo femminile, infatti, avrebbe una risposta naturale più intensa agli stimoli dolorosi, che potrebbe essere casata da una maggiore densità nervosa presente nelle donne.

Non solo: la natura fluttuante degli ormoni femminili può amplificare la percezione del dolore da parte del corpo. Ad esempio, quando i livelli di estrogeni sono bassi durante il ciclo mestruale o dopo la menopausa, l’attività del recettore del dolore è elevata.

Le donne, inoltre, hanno un rischio maggiore di essere affette da molte condizioni croniche, in particolare durante gli anni riproduttivi, e quindi riferiscono dolore con maggiore frequenza rispetto agli uomini.

È possibile aumentare la soglia del dolore?

Come abbiamo visto ci sono molti fattori che influenzano la soglia del dolore, nonostante questo ci sono alcuni metodi che possono aiutare ad aumentare la tolleranza.

Questo non significa necessariamente che avvengano dei cambiamenti drastici nel modo in cui una persona sperimenta il dolore, ma che nel tempo è possibile aumentare la quantità di dolore che una persona può gestire.

Esercizio

L’esercizio aerobico regolare, l’allenamento di resistenza e persino l’allenamento in circuito possono aumentare la tolleranza, sia nelle persone sane che in quelle affette da alcune patologie.

Uno studio sul Journal of Rehabilitation Research and Development ha osservato che l’esercizio ha favorito un aumento dei marcatori per la tolleranza al dolore nelle persone con dolore cronico e disturbo da stress post-traumatico (PTSD).

Yoga

Praticare regolarmente lo yoga può rendere una persona più consapevole della propria mente e del proprio corpo e può ridurre alcune risposte al dolore.

Una review su Complementary Therapies in Medicine ha rilevato che le persone che praticano regolarmente yoga hanno una maggiore tolleranza; lo yoga sembra anche ridurre i fattori mentali come l’ansia e l’angoscia che si associano al dolore stesso.

Biofeedback

Il biofeedback mira a portare consapevolezza al corpo e alla mente, nonché ai modi in cui come una persona reagisce agli stimoli, compreso il dolore. Lavorando con un terapeuta, le pratiche di biofeedback possono aiutare ad aumentare la consapevolezza e ottenere il controllo attraverso imaging mentale, esercizi di respirazione e strumenti di consapevolezza specifici volti ad attirare l’attenzione su punti specifici del corpo.

Vocalizzazione

Semplici vocalizzazioni, come dire “ahia” o fare un rumore quando si viene colpiti, fanno parte di una risposta naturale al dolore e, in una certa misura, possono contribuire ad alleviarlo.

Uno studio sul Journal of Pain ha scoperto che dire “oh” aumenta la tolleranza e, ad esempio, può aiutare a resistere all’acqua fredda più a lungo. 

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