Nella relazione di coppia provare gelosia è comune, è un meccanismo di attaccamento alla persona amata che ha molto a che fare con la paura dell’abbandono. Ma quand’è che questo sentimento si trasforma in una vera e propria ossessione? Limitare la libertà del partner attraverso comportamenti controllanti e/o violenti nella convinzione che ci stia tradendo è la dinamica che fa diventare la relazione tossica. Ecco in cosa si caratterizza la sindrome di Otello.

Cos’è la sindrome di Otello?

La sindrome di Otello deve il suo nome all’omonimo personaggio della tragedia di Shakespeare, il quale accecato da una folle gelosia nei confronti della moglie Desdemona, la uccide convinto che lo tradisca. Quando scopre che invece la donna gli era stata fedele, si suicida.

Questa patologia vide la luce nel panorama scientifico nel 1955 grazie ad un articolo scritto a quattro mani dagli psichiatri inglesi John Todd e K. Dewhurst dal titolo The Othello Syndrome: a study in the psychopathology of sexual jealousy e pubblicato sul Journal of Nervous and Mental Disorder.

Questa patologia viene chiamata anche gelosia delirante, sindrome della gelosia erotica, gelosia morbosa, psicosi di Otello o gelosia sessuale e si manifesta come una gelosia paranoide delirante caratterizzata dalla falsa certezza dell’infedeltà del partner. In pratica pur non avendo delle prove concrete che il partner lo stia tradendo, chi soffre di questa sindrome ne è certo.

Questa convinzione spinge la persona ad assumere atteggiamenti controllanti alla ricerca spasmodica delle prove dell’infedeltà, tra pedinamenti, minacce e accesso continuo al telefono del partner. Qualsiasi azione è volta a limitare la libertà della persona amata.

La sindrome di Otello può manifestarsi da sola oppure in concomitanza di altre malattie mentali o di particolari dipendenze: uno studio su 8.134 pazienti psichiatrici ricoverati ha rilevato come i deliri di gelosia fossero più frequenti in chi soffriva di psicosi organiche (7,0%), in chi aveva disturbi paranoidi (6,7%), nei pazienti in preda a psicosi da alcol (5,6%) e in chi soffriva di schizofrenia (2,5%).

Il professor Willi Ecker, dell’Istituto di terapia comportamentale di Bad Dürkheim, in Germania, in un suo articolo sottolinea come la sindrome di Otello sia una patologia complessa, che può comparire in concomitanza del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC): i tentativi di controllare la gelosia, la ricerca di rassicurazioni e l’evitamento di situazioni che provocano gelosia con l’attuazione di rituali compulsivi e l’evitamento passivo unito alla convinzione che sia possibile salvaguardare la relazione amorosa attraverso il controllo, sono tutte manifestazioni dell’unione delle due patologie.

Come evidenzia il professor Renato Alarcón della Mayo Clinic di Rochester, anche l’abuso di cocaina, la malinconia involutiva e la sindrome borderline sono tutte condizioni che possono costituire terreno fertile per l’insorgere della patologia.

Approfondendo questo argomento, un’articolo intitolato Clinical and imaging features of Othello’s syndrome, mette in luce la pericolosità dell’effetto di droghe e alcol che alterando lo stato mentale del soggetto, possono al contempo sia peggiorare il suo stato mentale sia contribuire all’insorgenza della sindrome di Otello.

Inoltre, il consumo di queste sostanze porta lo sviluppo di comportamenti violenti e potenzialmente letali per il partner. Cocaina e anfetamine poi, sono particolarmente legate alla sindrome perché gli elementi di delirio sviluppati durante l’intossicazione possono persistere anche dopo la cessazione degli effetti delle droghe.

Lo stesso studio ha concluso che la sindrome si verifica più frequentemente in presenza di disturbi neurologici e che questo delirio sembra essere associato a disfunzioni dei lobi frontali, in particolare del lobo frontale destro.

Come riconoscerne i sintomi

La sindrome di Otello è una condizione che può avere gravi conseguenze a causa della gelosia incontrollabile e irrazionale che intrappola chi ne soffre. In alcuni casi, l’individuo pensa di essere vittima di una cospirazione e si sente tradito dal partner, la sua più grande preoccupazione nella relazione è quella di cercare meticolosamente le prove del tradimento attraverso un atteggiamenti minatori e comportamenti controllanti.

La convinzione dell’infedeltà del partner è tale da far insinuare nella mente da chi soffre della patologia, che l’amato abbia cambiato le proprie abitudini da quando è diventato infedele.

Ecco alcuni comportamenti che possono aiutare a identificare se un individuo soffre della sindrome di Otello:

  • interrogazione costante e controllo delle abitudini del partner;
  • sospetto improvviso che ci sia un’altra persona senza alcun tipo di prova;
  • incapacità di controllare gli episodi di gelosia incontrollata per mancanza di consapevolezza;
  • incapacità di controllare gli impulsi per via dei pensieri deliranti che li scatenano e ai quali la persona da completamente credito;
  • ricerca costante di spiegazioni che giustifichino i sospetti e le interpretazioni errate del comportamento dell’altro;
  • abuso verbale e fisico;
  • manifestazione di pensieri e tendenze suicide.

Il comportamento di chi soffre della sindrome di Otello è guidato da 3 principali tipologia di pensiero: i pensieri ossessivi, riconosciuti dal partner come irrazionali ma che sul soggetto patologico provocano una risposta compulsiva (ad esempio bombardare di chiamate il partner); i pensieri intrusivi invece, sono pensieri che diventano delle vere e proprie fissazioni sull’infedeltà e scaturiscono nella limitazione sull’agire dell’altro; i pensieri deliranti  non vengono riconosciuti come irreali e spingono chi soffre della sindrome di Otello a comportarsi in modo illogico e potenzialmente pericoloso.

Come comportarsi con chi ne soffre?

Bright Quest Treatment Centers, centro di cura specializzato dal 1979 nel trattamento dei disturbi psichiatrici complessi, elenca alcuni suggerimenti utili per rapportarsi ad una persona affetta da sindrome di Otello:

Misurare parole e tono di voce

Una scelta accurata delle parole e del tono di voce per comunicare è molto importante, in quanto consente di evitare ulteriori conflitti con chi soffre della sindrome. Mantenere una conversazione il più possibile calma evitando di condividere le preoccupazioni quando la persona sta vivendo il picco massimo della psicosi.

Restare neutrali

Evitare sia di convincere la persona che i suoi pensieri ossessivi, intrusivi e deliranti non sono reali (perché non accetterà a prescindere questo punto di vista), sia di assecondarli (in quanto si alimenterà la psicosi). È comunque possibile esprimere il proprio pensiero sui sentimenti del partner mantenendo un approccio più indiretto e comprensivo possibile, del tipo: “Capisco quanto sia difficile per te”.

Lasciare spazio

Se la persona soggetta alla sindrome di Otello è in preda a un episodio delirante, è necessario lasciarle lo spazio di cui ha bisogno per sfogare il proprio malessere. In questi momenti è importante evitare il contatto fisico e i movimenti bruschi anche se magari si avrebbe l’istinto di abbracciare e rassicurare il partner che invece potrebbe interpretare male queste intenzioni diventando ancora più aggressivo.

Essere incoraggianti

Incoraggiare il partner a seguire un piano di trattamento o iniziare una terapia psicologica potrebbe essere tutt’altro che facile, però cercare di far comprendere i benefici di tali provvedimenti potrebbe alla fine convincere la persona. Avere un atteggiamento rassicurante e presente potrebbe essere d’aiuto in questo.

Sindrome di Otello: terapia e cura

Per trattare efficacemente la sindrome di Otello può essere necessaria l’assunzione di specifici farmaci, soprattutto alla luce di un’eventuale patologia preesistente. Nei pazienti anziani uno studio ha dimostrato come la somministrazione di tiapride per il trattamento della gelosia patologica non abbia riportato alcun effetto collaterale aprendo le porte alla possibilità che potrebbe essere impiegato anche per tutti i tipi di disturbi monodeliranti per chi è avanti con l’età.

Viene consigliata anche la terapia dialettica del comportamento (DBT), una forma specifica di terapia cognitivo comportamentale (CBT) sviluppata originariamente per curare individui con tendenze croniche al suicidio. Questa terapia viene particolarmente utilizzata nei casi di molteplici disordini mentali e disturbo borderline della personalità (BPD).

La terapia dialettica del comportamento prevede diversi obiettivi:

  • ridurre i comportamenti suicidari;
  • diminuire i comportamenti che interferiscono con la qualità della vita (depressione, dipendenza da sostanze, mancanza di una casa, disoccupazione cronica);
  • aumentare le abilità comportamentali (ad esempio nella regolazione delle emozioni, nei rapporti interpersonali, nella tolleranza del senso di disagio).

All’interno di un percorso psichiatrico e farmacologico mirato per ciascun caso, anche la terapia di coppia può aiutare nella gestione delle emozioni e del comportamento nei confronti del partner, consentendo di esprimere liberamente i propri pensieri e sensazioni in un contesto controllato.

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