Cos'è la sindrome del salvatore e come si manifesta
Che cos'è la sindrome del salvatore, come la si riconosce e come si affronta: breve approccio a un fenomeno psicologico che porta a ripercussioni sul piano relazionale.
Che cos'è la sindrome del salvatore, come la si riconosce e come si affronta: breve approccio a un fenomeno psicologico che porta a ripercussioni sul piano relazionale.
In questi casi, e come vedremo in altri, si parla di sindrome del salvatore.
Come spiega HealthLine, viene chiamata anche “sindrome del cavaliere bianco”. Si tratta della necessità, da parte di alcuni o alcune, di salvare le persone risolvendo i loro problemi.
Trattandosi di un fenomeno psicologico, la sindrome del salvatore non è semplicemente un’attitudine a essere altruisti, bensì una sorta di ossessione che coinvolge anche coloro che non vogliono essere aiutati, spesso con degli esiti antisociali.
Solitamente l’aspirante “salvatore” (o salvatrice) si sente bene solo nel momento in cui sta aiutando qualcuno, perché crede che questo sia il proprio unico scopo della vita, e si impegna a tal punto a mettere in campo tutte le sue energie. I salvatori e le salvatrici:
La causa della sindrome del salvatore viene ravvisata di solito in persone che si sentono incapaci di gestire le battaglie personali, oppure in passato hanno sperimentato traumi irrisolti. Secondo lo psicologo Maury Joseph, tutto affonderebbe nelle fantasie di onnipotenza: il salvatore o la salvatrice credono che, nonostante non siano riusciti a risolvere i propri problemi, saranno in grado di salvare il mondo intero.
Sempre secondo Joseph, un salvatore o una salvatrice, che siano frustrati o soddisfatti del proprio operato, potrebbero sentirsi affaticati o svuotati, un po’ come coloro che si prendono cura di famigliari che stanno fronteggiando un grave problema di salute.
Tuttavia potrebbero incontrare inoltre rischi e conseguenze tangibili, come:
Se siete voi che soffrite della sindrome del salvatore, può essere utile entrare in psicanalisi.
Contemporaneamente si possono mettere in atto alcune azioni che possono aiutare a non incorrere nelle conseguenze sopracitate. Il primo passo è per esempio ascoltare di più, cercando di sopire la propria tendenza all’aiuto a tutti i costi: a volte le persone hanno bisogno solo di un po’ di conforto e nessun consiglio non richiesto. Il discorso cambia se è l’altra persona a chiedere espressamente aiuto, o al massimo potete farle sapere che vi può sempre trovare se occorre.
Nel caso in cui non si sia il salvatore, ma la persona-progetto dell’aspirante salvatore, bisogna spiegargli come in realtà il suo atteggiamento non sia d’aiuto, naturalmente con tatto e parole rispettose.
In un romanzo di Livio Romano, Porto di mare, c’è scritto un concetto importante: a volte si ha bisogno che il mondo vada a rotoli. Forse è il salvatore che, in fondo, ha bisogno di essere aiutato, e la cosa migliore che si può fare è sperare che attraverso l’affetto e una relazione sana riesca a comprendere questo concetto.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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