Trovare una donna con la grinta e la vitalità di Silvia Fava è tutt’altro che comune, soprattutto considerando il percorso non certo facile che la vita le ha riservato.

Questa giovane trentaquatrenne veneta ha prima ricevuto una diagnosi di endometriosi, e alla fine ha dovuto subire un’isterectomia, eppure, quando la raggiungiamo al telefono, una delle prime cose che ci dice è

Benedetto il giorno in cui ho scelto l’isterectomia.

Facciamo una breve ma doverosa premessa: Silvia ha già due figli, Emily di 8 anni e Dominik di 2, e questo, rispetto a chi ha subito lo stesso intervento senza le stesse possibilità, potrebbe portare a considerare la sua storia personale più “facile”, e magari lo è, ma sarebbe un errore sminuire le difficoltà che comunque ha incontrato e il messaggio che Silvia vuole portare proprio a queste donne: ovvero che, alla faccia dei tabù, dei pregiudizi e degli stereotipi secondo cui una donna non più fertile è “donna a metà”, poco realizzata, incapace di sentirsi femminile nella sua totalità, si è donna anche dopo un intervento di isterectomia.

Ricordando il fatto che la sterilizzazione può anche essere una scelta, e per questo non giudicabile, nel caso di Silvia queste parole hanno un doppio valore, perché sono di grande incoraggiamento verso tutte quelle donne che un’isterectomia non l’avrebbero scelta, ma devono subirla per via della malattia. Sì, si può soffrire e stare male al pensiero di non poter diventare madri, ma non si deve pensare, spiega Silvia, che con questa possibilità sparisca anche la propria femminilità; il positivo, insomma, si può trovare dappertutto.

Ci racconta la sua storia, ma non come un’intervista, come se fosse una pagina di diario, o come se noi fossimo i suoi migliori confidenti.

“Dopo il divorzio, avevo già Emily, ero tornata a vivere dai miei, mi stavo creando una professione come piercer e tatuatrice, e avevo appena scoperto di avere una ciste di endometriosi che mi stava esplodendo nell’ovaio sinistro.

Sapevo già cos’era, mia madre e mia nonna ci avevano rimesso l’utero prima dei 40 anni, solo che all’epoca le chiamavano semplicemente cisti o fibromi. Quindi la mazzata è stata dura, perché il mio futuro era scritto… Almeno così pensavo. Ringrazierò per tutta la vita il mio ginecologo che ha fatto un passo indietro e mi ha messa nelle mani di un primario di ginecologia che sapeva cosa faceva.

Non potendo prendere la pillola per altri problemi medici precedenti, abbiamo concordato per la spirale medicata… tanto ero single e manco da lontano pensavo di dare un fratellino a Emily.
Poi… Poi mi capita lui, Matteo, il cliente che aspetti da una vita e che ti arriva quando il destino decide di farti un regalo. Come amico già conosceva i miei problemi di salute, infatti quando ho subito la prima operazione d’urgenza a settembre 2015 (eh già… nonostante fossi in cura la ciste è cresciuta così velocemente che in 3 mesi da 3 cm era arrivata a 10 cm) lui c’era, e mi è stato vicino.

Conseguenze dell’operazione: bye bye ovaio sinistro e bye bye tuba sinistra.
Dolori, cure che non funzionano, problemi a letto (la spirale è un marchingegno del cavolo che su un utero retroverso e flesso come il mio fa danni).

Dopo l’ennesima emorragia, a ottobre 2016, decidono di togliere la spirale, mi fanno una pulizia interna per togliere i danni, e mi danno la ‘merdavigliosa’ notizia che a 31 anni ero sterile. Mi lasciano 6 mesi per permettere al mio corpo di pulirsi, per poi passare a una forma alternativa di cura.

Pianti epici e depressione, visto che finalmente avevo una meraviglia di uomo accanto e volevo dargli un degno erede.
Da uomo stupendo che è continua ad amare me e mia figlia come nulla fosse, e come nulla fosse facciamo l’amore senza protezione.

A gennaio del 2017 Silvia e Matteo ricevono la notizia che non si sarebbero mai aspettati: il test di gravidanza è positivo. “Un miracolo”, dicono i dottori. Fatto sta che Dominik nasce a settembre dello stesso anno, e pochi mesi dopo, a gennaio del 2018, mamma Silvia è di nuovo sotto i ferri per togliere altre cisti che si stavano facendo strada verso l’intestino.

Fantastico riprendersi da un intervento del genere con un figlio di 4 mesi e una quantità di medicinali in corpo che sembravo la tossica del parchetto… Ma ce l’abbiamo fatta anche stavolta, grazie a Matteo e alla mia super mamma.

Arriva però la notizia più dura di tutte:

“Stavolta piangendo il chirurgo mi dice ‘isterectomia totale e bisogna togliere anche l’ovaio rimasto’, le cisti stavano intaccando intestino, vescica e retto… Non c’era altra soluzione, le cure non funzionano più.
Io l’ho consolato dicendogli ‘Guarda che il 9 marzo mi sposo, vedi di operarmi prima perché devo indossare un vestito da sposa strafigo'”.

Silvia ripensa al periodo in ospedale, ai selfie fatti per convincersi di essere lei a comandare sulla malattia, non il contrario. Poi si fa seria e i dice:

Tantissime donne vedono l’isterectomia come la condanna a morte della femminilità, che se non puoi procreare non sei donna e che senza utero la vita è finita… So che è dura, molto dura, ma essere è l’importante, esserci è l’essenziale! So che chi non ha figli lo vede come la fine, ma l’adozione serve a riversare tutto il vostro amore a qualcuno che ne ha davvero bisogno.

Se non avessi detto sì all’isterectomia a quest’ora sarei dentro e fuori dall’ospedale e sotto oppiacei che mi farebbero parlare coi PC perché sono tristi e piangono, i miei figli sarebbero sbattuti fra i vari nonni durante i miei ricoveri e i giorni no… Che vita sarebbe questa???
Ora sto BENE, ma bene davvero!

Prendo gli ormoni sostitutivi per non andare in menopausa anticipata invece di una serie infinita di pastiglie varie, ho una vita sessuale che farebbe invidia a certi film e, cosa più importante, ci sono per i miei figli e mio marito. Ci sono veramente, mi prendo cura di loro e di me stessa“.

E, proprio perché ha deciso di riappropriarsi della sua femminilità anche privata dell’utero, si è iscritta a pole dance.

Oltre a farmi sentire una figa spaziale, mi permette di fare attività fisica che con questo tipo di intervento serve fisicamente e psicologicamente, perché mi ricorda ogni giorno che sono una donna forte.

Silvia ha un consiglio da dispensare alle altre:

Aiutate gli altri, adottate (se non volete figli anche un cane, un gatto, un maiale…) insomma… Fate della vostra vita un capolavoro e amatevi.
Dopo tutto l’utero è grande come un pompelmo, non può fare la differenza in una dea di 70 kg (ok me ne sono tolti 10… Arpie! )

Pensate a che bello sarebbe non avere tutti quei dolori, prendere tutte quelle medicine, addio ricoveri ogni tot per gli interventi…pensate che bello andare a passeggio col proprio uomo, correre in bici per andare al lavoro, uscire a ballare con le amiche…e in più il risparmio di non dover più comprare assorbenti è una figata!
Io ci rido sopra ora perché so cos’ho passato e cosa state passando voi Endo Girls. Noi siamo forti e possiamo spaccare il mondo, nulla e nessuno può dire il contrario… Noi stesse siamo il nostro limite.

L’isterectomia deve essere l’ultima spiaggia… Ma in spiaggia non si sta male, anzi! Non ho mai visto nessuna lamentarsi in spiaggia. Trovate un buon medico che vi aiuti a comprendere cos’è meglio per voi, a volte la soluzione definitiva non serve, ma se dovesse servire almeno vi farà capire cosa vi aspetta nel futuro… Perché il futuro c’è, ed è meno spaventoso di quello che sembra.

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