Com’è il sesso dopo un tumore al seno? Questa domanda è tutt’altro che scontata. Sopravvivere a un cancro al seno comporta una serie di variabili fisiche e psicologiche, che una donna (insieme con il partner) può ritrovarsi ad affrontare.

Da un lato c’è la questione prettamente fisica: fare sesso dopo un tumore al seno può rivelarsi doloroso e quindi potenzialmente molto difficile nella pratica. Poi un rapporto sessuale comporta intimità e non tutte riescono a preservarla con il partner dopo lo tsunami emotivo, oltre che fisico, che le ha coinvolte.

Per coloro che hanno subito una mastectomia o una doppia mastectomia, c’è anche la questione di aver perduto una parte del proprio corpo importante dal punto di vista estetico e dal punto di vista erogeno (seni e capezzoli per alcune sono fondamentali per il raggiungimento dell’orgasmo per esempio, per altre contribuiscono comunque fortemente all’eccitazione).

C’è un fatto: il cancro al seno è molto diffuso ma al tempo stesso molte donne guariscono con le terapie adeguate al loro caso specifico (per esempio asportazione chirurgica, chemio, radio o immunoterapia). A essere colpita dal tumore alla mammella è 1 donna su 10, e stando ai dati forniti dal medico Alessandra Graziottin, il 63% di queste donne sopravvive e la prospettiva è che questa percentuale cresca.

L’esperta afferma che il 75% delle donne ha notato dopo la malattia un miglioramento della vita affettiva, grazie al senso di vicinanza, alla presenza e all’ascolto del partner (che potrebbe aver compreso di poter perdere qualcuno di molto importante), mentre per il restante 25%, il cancro fa da detonatore a problemi di coppia pregressi. Tuttavia, anche quel 75% di donne riscontra un peggioramento nell’attività erotica, per via di problemi fisici che tra l’altro peggiorano nel tempo. Tra queste la menopausa precoce, perché priva la donna degli ormoni necessari al desiderio e quindi provoca anche la secchezza vaginale.

Graziottin, che è direttrice del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati di Milano, ha colto l’occasione di una richiesta di una donna per spiegare come affrontare i sintomi sessuali dopo un tumore al seno.

La donna che ha scritto alla dottoressa ha lamentato un’importante secchezza vaginale a causa della terapia ormonale a seguito del ritorno delle mestruazioni. Inoltre, la donna avverte forti pruriti genitali. A questo si aggiunge il caso specifico della diagnosi di una distrofia vulvare, che ha demoralizzato ulteriormente la paziente, dato che potrebbe portare a un nuovo cancro, all’utero stavolta. Il risultato, che può capitare anche ad altre: vita sessuale azzerata.

I consigli dell’esperta sono di massima – ogni caso è a sé, è sempre meglio chiedere al proprio ginecologo per il proprio caso specifico. Per la secchezza vaginale, la dottoressa consiglia palmitoil-etanolamide, una sostanza normalmente presente nell’organismo umano, che ha funzione antinfiammatoria e lubrificante (e può anche aiutare  eventualmente contro il prurito intimo).

Inoltre, è sempre utile un automassaggio con stretching del muscolo elevatore dell’ano, che serve per migliorare l’elasticità vaginale e riallargare l’ingresso della vulva. Se il ginecologo è d’accordo, si può ricorrere a ormoni sintetici, come il promestriene, un estrogeno che migliora spessore ed elasticità della mucosa vaginale.

Già il tumore al seno è un attacco grave alla femminilità – scrive Graziottin nel suo intervento – Se poi compaiono anche sintomi menopausali, secchezza vaginale, impossibilità ai rapporti per il grave dolore e distrofia vulvare, il gusto di sentirsi donna e amata, anche fisicamente, è veramente colpito al cuore. […] L’importante è non arrendersi e cercare di ridare anche all’apparato genitale quell’attenzione e quella cura che ne mantengano integre (o almeno sufficientemente buone!) l’anatomia e la funzione.

Darsi per vinti può sembrare a qualcuno quasi scontato in questi casi: sembra di non vedere la luce in fondo al tunnel e la qualità della vita – in assenza di attività sessuale – ne risente inevitabilmente. Quindi, se si hanno problemi di questo genere, è sempre bene parlarne con medici specialisti, che possono aiutarci.

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