Soffocare il proprio sentimento di rabbia è il fenomeno definito come rabbia repressa. Ralph Waldo Emerson, filosofo, scrittore, saggista del XIX secolo, aveva già compreso quanto la rabbia repressa fosse dannosa, infatti un suo famoso detto recita:

Per ogni minuto di rabbia, si perdono sessanta secondi di felicità.

E come dargli torto? Infatti se si trascorre la maggior parte del tempo ad arrabbiarsi, l’umore nero influenzerà inevitabilmente tutti gli aspetti della propria vita impedendo di godersi i momenti felici e spensierati.

Rabbia repressa: cos’è?

Per rabbia repressa si intende quel forte sentimento di frustrazione e irritazione che non si esprime e per questo diventa gradualmente sempre più difficile da controllare. Infatti se si cerca di reprimere la rabbia per molto tempo si arriverà sicuramente al punto di esplodere, riversando tutta la collera addosso alla persona che si ritiene causa di questo malessere.

Se ad esempio un collega si è preso il merito di un lavoro che non ha svolto o sparge in ufficio voci false per screditare qualcuno, quest’ultimo cercherà di soffocare la rabbia per non rovinare il clima in ufficio e non creare problemi, ma se questo atteggiamento nei suoi confronti perdura, arriverà il giorno in cui esploderà apparentemente dal nulla.

Se non si comprendono le ragioni a monte della rabbia repressa, si rischia di banalizzare la situazione, pensando che la persona abbia avuto semplicemente una reazione esagerata e fuori luogo: ecco perché è importante cercare di riconoscerne i sintomi.

I sintomi della rabbia repressa

Come illustrato dalla psicologa Imi Lo, autrice di Emotional Sensitivity and Intensity eThe Gift of Intensity, è possibile individuare 5 sintomi principali della rabbia repressa:

Depressione

La rabbia se non viene espressa si trasforma in depressione: quella tristezza generalizzata, che intacca qualsiasi aspetto della vita, in realtà nasconde la rabbia repressa nei confronti di un particolare evento traumatico di abuso che si ha subìto. In pratica si manifesta un meccanismo di difesa che porta la persona a dar corda alla propria voce critica interiore che, come i bulli a scuola o i genitori controllanti, li disprezzavano e sminuivano costantemente.

Queste persone temono l’abbandono perché hanno paura che esprimendo la rabbia possano essere respinti o abbandonati perdendo la rete di affetti e di relazioni che si sono costruiti. Nel lungo termine il sentimento di vergogna e il senso di colpa causato dall’incancrenirsi della repressione della rabbia può portare alla depressione.

Assoggettamento

Alcune persone hanno imparato dalla famiglia, dalla scuola o dalla religione che la rabbia è una cosa negativa o addirittura immorale. Hanno paura di quello che questa emozione potrebbe causare, delle sue conseguenze, infatti quando la provano sento un forte conflitto interiore. Per questo prediligono essere degli ascoltatori pur di mantenere l’armonia.

Questa tendenza viene riscontrata spesso nelle persone emotivamente sensibili e altamente empatiche alle quali è sempre stato fatto notare in accezione negativa questo lato caratteriale. Così, in modo più o meno consapevole, sono diventati dei mediatori, che cercano di frenare costantemente le proprie emozioni e la propria rabbia per evitare il conflitto.

Paranoia

Un sintomo della rabbia repressa, anche se meno noto, è la paranoia. Quando una persona serba della rabbia repressa può capitare che la proietti all’esterno, in particolare verso gli altri che vengono percepiti come ostili nei propri confronti. Questo fa sì che chi prova della rabbia repressa sia convinto che il mondo sia un pericolo per lui, che ogni individuo rappresenti una minaccia e per questo provano paura e faticano a fidarsi.

Frustrazione

Quando la rabbia viene repressa è facile che si provi un forte senso di frustrazione. Questo è dovuto ad un atteggiamento eccessivamente autocritico riscontrabile soprattutto in chi manifesta tendenze perfezionistiche o comportamenti ossessivo-compulsivi. La frustrazione deriva dalla continua tensione verso standard elevati in tutto ciò che si fa e dall’irritazione che si prova nel vedere che gli altri non hanno lo stesso approccio, bensì anche senza impegnarsi, riesco comunque a “farla franca”.

Aggressività passiva

Tra i sintomi della rabbia repressa si riscontra anche l’aggressività passiva, un insieme di comportamenti volti a ferire, far sentire in colpa gli altri o farli sentire responsabili della propria arrabbiatura. Il tutto può essere un atteggiamento manifestato apertamente oppure in modalità più nascoste, magari attraverso commenti e battute sarcastiche.

Rabbia repressa: perché non riusciamo a esprimerla?

Le persone non scelgono di reprimere la rabbia volontariamente bensì lo fanno per via di una combinazione di fattori: il proprio temperamento, le esperienze infantili e il contesto sociale e culturale di riferimento. La dottoressa Imi Lo, in un altro articolo di approfondimento sul tema, spiega perché sia difficile esprimere la rabbia focalizzando l’attenzione sull’importanza del contesto familiare in cui si è cresciuti.

I genitori sono i primi a spingere il bambino a reprimere la rabbia considerandola un vero e proprio tabù, punendolo, svergognandolo o ignorandolo se il suo comportamento non si uniforma al loro volere, come spiega la psicologa:

Viviamo in una cultura che rafforza l’idea che i bambini debbano essere bravi e buoni. I nostri genitori, insieme agli insegnanti e ad altre istituzioni, sono desiderosi di plasmarci per ottenere conformità e obbedienza. Ogni volta che cercavamo di esprimere la nostra rabbia, magari urlando e lanciando oggetti, gli adulti erano pronti a zittirci.

Inoltre il comportamento repressivo di alcuni genitori deriva dalla loro bassa autostima che li spinge a inibire le espressioni di rabbia del figlio perché percepite come un affronto personale, una reazione negativa al loro operato di educatori. All’interno di famiglie violente e disfunzionali si sarà abituati a reprimere la propria rabbia pur di non peggiorare una situazione già critica, lo stesso vale se si ha un fratello aggressivo, iracondo e con problemi psicologici, infatti pur di evitare di soccombere alle sue aggressioni si terranno dentro tutte le emozioni, rabbia compresa.

Altri genitori pur di placare le esternazioni di rabbia del proprio figlio, minacciano di abbandonarlo, consolidando in lui la paura di essere lasciato solo, perdendo l’affetto e le attenzioni delle persone a lui più vicine in grado di accudirlo e mantenerlo in vita.

Tutti questi condizionamenti fin dalla tenera età sono in grado di plasmare la psiche dell’adulto di domani, favorendo il meccanismo di repressione della rabbia.

Come sfogare la rabbia repressa

Ci sono molti modi per esternare tutta la rabbia che si ha dentro riuscendo finalmente a sfogarsi. Ecco alcuni spunti:

  • Rompere o lanciare qualcosa (in sicurezza): Che sia esagerato e teatrale? Forse, ma lanciare o rompere un oggetto regala una piacevole sensazione liberatoria. Che si tratti di qualcosa di morbido, come un cuscino, o una tazza sbeccata che si aveva già intenzione di buttare, l’importante è sfogarsi in sicurezza;
  • Praticare attività fisica: È risaputo come fare ginnastica, correre e praticare sport siano tutte attività che aiutano a migliorare l’umore e risultano un’ottima valvola si sfogo della rabbia che si serba dentro;
  • Cantare: Non ha importanza se non si è Pavarotti, cantare è un modo efficace per esternare la rabbia attraverso le note della propria canzone preferita;
  • Scrivere in un diario: Esprimere a parole i propri sentimenti non è sempre facile, ma mettere nero su bianco i pensieri che passano per la testa mentre si è in preda alla rabbia, è un altro modo efficace per ristabilire l’equilibrio emotivo e placare la mente;
  • Disegnare o dipingere: Anche l’arte ha il potere di avere un effetto calmante, sedersi alla scrivania e abbozzare un disegno o coltivare la passione per la pittura, sono attività in grado di sfogare la frustrazione e il malessere portato dalla rabbia repressa;
  • Verbalizzare la rabbia: Per certe persone sfogarsi con un amico fidato potrebbe non essere facile per la paura di essere giudicati, quindi un suggerimento utile ad esternare la rabbia repressa è quello di rivolgersi direttamente alla persona con cui si è arrabbiati, immaginando che sia di fronte a noi e dicendole tutto quello che si prova.

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