Puntura di vespa: sintomi e rimedi (anche naturali)
A volte, in caso di puntura di vespa, è bene andare in pronto soccorso: ecco i casi, gravi e lievi, che possono presentarsi.
A volte, in caso di puntura di vespa, è bene andare in pronto soccorso: ecco i casi, gravi e lievi, che possono presentarsi.
Le punture di insetti capitano, ma da insetto a insetto la situazione cambia moltissimo. Ci concentriamo stavolta sulla puntura di vespa: a partire, più o meno, dal periodo di fioritura delle fresie – quest’anno anticipato un po’ a fine gennaio o primi giorni di febbraio – le vespe ritornano a far capolino numerose sui nostri balconi o nei nostri cortili. Le punture di vespa e le punture di api, sebbene siano molto comuni e abbiano la stessa natura – sia api che vespe attaccano solo in condizioni di pericolo – non sono la stessa cosa: le api perdono sempre il pungiglione, che resta conficcato nella “vittima” della puntura, e poi muoiono, mentre le vespe perdono il pungiglione solo talvolta.
Inran spiega che proprio perché le vespe non perdono il pungiglione è possibile che possano pungere più di una volta e quindi nell’immediato occorre mettersi al sicuro spostandosi dal posto in cui è avvenuta la puntura di vespa, dopodiché si può controllare che il pungiglione non ci sia rimasto conficcato dentro: in caso positivo, dobbiamo estrarlo delicatamente con una pinzetta che abbiamo prima opportunamente disinfettato. Poi, il punto della puntura va pulito con acqua fredda e sapone, per poi essere infine disinfettato. Ma non finisce mica qui – soprattutto per chi potrebbe avere una leggera o una significativa allergia al veleno delle vespe.
I sintomi della puntura di vespa sono vari, secondo la gravità del problema. Nei casi più lievi, il gonfiore è sintomatico – è un gonfiore arrossato e sormontato da una piccola punta, come nella maggior parte delle punture di insetto. Il gonfiore è accompagnato spesso da prurito, bruciore e anche dolore. I sintomi, nei casi normali, scompaiono più o meno nel giro di una settimana, ma la cosa cambia in presenza di un’allergia.
Se già sapete di essere allergici, dovete correre al pronto soccorso. A volte però questa informazione è ignota, e allora come si fa a capire se si può andare incontro a uno shock anafilattico? I sintomi dello shock anafilattico – per le punture di vespa ma anche per il contatto con altre sostanze – sono sempre gli stessi: respirazione difficoltosa, nausea, vomito, diarrea, mancamenti, pressione bassa, gonfiore al viso o alla gola – tanto che viene impedita perfino la deglutizione – oppure infine orticaria. Anche in questi casi, il pronto soccorso è il luogo in cui dobbiamo necessariamente recarci se vogliamo sopravvivere. Eh sì, di shock anafilattico si può anche morire.
Il gonfiore, dicevamo, è il fenomeno principe che segue alla puntura di vespa. Ed è accompagnato da prurito e dolore. Qualche volta, al centro del gonfiore, laddove c’era il pungiglione o dove il pungiglione ha trapassato la carne, si presenta un piccolo bordo rialzato di colore bianco. Ma non succede sempre e non succede a tutti.
Quando ci si rivolge alla medicina tradizionale, il medico di famiglia o il farmacista – sì, a volte parliamo dei cosiddetti farmaci da banco – potrebbero consigliare o prescrivere degli antistaminici o una pomata cortisonica. In Rete si trovano anche molti rimedi naturali: è sempre bene chiedere comunque consiglio al medico – non solo quando si presentano dei sintomi che potrebbero lasciar presagire uno shock anafilattico. Tra i rimedi naturali c’è una mistura di bicarbonato di sodio con pochissima acqua – che tra l’altro è ottima per pulire l’argenteria – da lasciare agire per una ventina di minuti. Poi ci sono anche aceto e limone da usare insieme, o anche aglio e cipolla oppure basilico e patate. Tra i grandi classici di erboristeria ci sono melissa, aloe vera e calendula: chi tra noi è mamma conosce bene gli effetti calmanti di queste tre sostanze naturali.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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