Se vi è mai capitato di incontrare un* neuropsichiatra infantile, sapete che la prima cosa che farà fare a vostro figlio o vostra figlia una volta entrati in studio è giocare. Dal gioco si comprendono molte cose di un bambino o di una bambina, sia dal punto di vista psicologico e relativo al vissuto, sia alla scoperta di un’eventuale neurodivergenza.

Non solo: il gioco può rappresentare uno strumento di apprendimento e di cura. È in quest’ottica che esiste la play therapy.

Cos’è la play therapy?

Come spiega Healthline, si tratta di una terapia utilizzata soprattutto per i bambini e a volte affianca altri tipi di terapie: gli adulti solitamente sono in grado di elaborare emozioni ed esprimere problemi. Il nome significa letteralmente “terapia del gioco”: attraverso essa si possono osservare i bambini per ottenere informazioni sullo stato di salute ed eventuali condizioni, oltre che per evidenziare eventuali situazioni di abuso, soprattutto fisico ma anche emotivo.

Questa terapia coinvolge il gioco simbolico, il disegno con domande mirate, incastri, musica e danza ma anche la possibilità di inventare una storia. È possibile inoltre che alcuni “giochi” vengano insegnati a genitori, parenti, amici, in modo da essere effettuati fuori dallo studio medico attraverso il parent training.

La play therapy si avvale di sedute che vanno da 30 minuti a un’ora più volte a settimana, e possono essere individuali o di gruppo. È possibile che il terapeuta o la terapeuta abbiano un approccio “direttivo”, ovvero che indirizzino il bimbo o la bimba verso uno o più giochi, ma più spesso è “non direttivo”, ovvero libero e quindi i piccoli possono scegliere cosa fare e come fare.

Il tutto deve avvenire in un luogo in cui il bambino si sente al sicuro e non percepisce di essere osservato: a volte gli studi dei neuropsichiatri infantili non sempre sono attrezzati in tal senso e, pur essendo muniti di giocattoli, sono pur sempre stanze pulite e fin troppo ordinate, asettiche come altri ambienti medici.

Tuttavia questa terapia viene utilizzata anche per adolescenti e adulti che hanno difficoltà a esprimere emozioni e problematiche, da chi ha una disabilità intellettiva a chi soffre di disturbo da stress post-traumatico, fino a chi ha problemi nella gestione della rabbia, ha un passato o un presente di abuso di sostanze come alcol o droghe. Per loro vengono usati soprattutto arteterapia e musicoterapia e talvolta vengono integrate con prescrizioni di farmaci.

In che situazioni viene utilizzata

Play therapy
Fonte: iStock

Dicevamo, la play therapy viene impiegata soprattutto nei bambini tra 3 e 12 anni o anche negli adolescenti e negli adulti con determinate condizioni o particolari problematiche. Accennavamo al fatto che questa terapia viene utilizzata per le neurodivergenze, in primis disturbo dello spettro autistico o disturbo da deficit di attenzione e iperattività, o per il disturbo da stress post-traumatico. Tuttavia può aiutare anche per contrastare:

  • ansia e depressione;
  • disturbi dell’alimentazione;
  • generiche difficoltà d’apprendimento;
  • comportamenti-problema, legati a rabbia e aggressività;
  • stress legato a situazioni familiari (come un lutto o la separazione dei genitori), situazioni ambientali (come un terremoto o la paura legata alla microcriminalità diffusa in alcune aree), situazioni sanitarie (come una malattia o una cura farmacologica o ancora un’operazione chirurgica), situazioni sociali (come abusi, violenze o negligenze).

I benefici della play therapy e l’efficacia

La play therapy è molto efficace su più piani, perché consente di individuare un’eventuale problematica e di intervenire su essa in maniera progressiva e piacevole. Però chiaramente, come detto, in alcuni casi deve essere affiancata ad altri tipi di terapia. I benefici sono molti e innegabili, perché la play therapy:

  • rinforza le capacità sociali e le relazioni famigliari;
  • aiuta a sviluppare e accrescere l’empatia;
  • migliora le capacità motorie e del linguaggio;
  • allevia l’ansia;
  • contribuisce all’espressione delle emozioni;
  • permette di sviluppare senso di responsabilità e capacità nella risoluzione dei problemi;
  • contribuisce all’acquisizione di sicurezza e autostima.
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