L’intolleranza al lattosio è da non confondersi con l’allergia al latte, essendo una condizione che si presenta in caso di deficienza di lattasi, ovvero quando viene a mancare l’enzima in grado di scindere e digerire il lattosio, che è il principale zucchero presente nel latte, di qualunque genere sia, in glucosio e galattosio. Se non correttamente digerito, infatti, il lattosio che rimane nell’intestino viene fatto fermentare dalla flora batterica intestinale, producendo gas e diarrea.

Ci sono diverse cause alla base dell’intolleranza al lattosio, ma la più comune si verifica quando la produzione dell’enzima lattasi si riduce progressivamente nel tempo, per questo è facile notare l’intolleranza al lattosio nella popolazione adulta; è riconosciuta però anche una componente famigliare in questa forma di intolleranza.

Si parla invece di intolleranza al lattosio secondaria se la sua manifestazione avviene in seguito alla presenza di disturbi intestinali di altro genere, come infezioni, ad esempio nel caso della diarrea acuta infettiva da rotavirus o da giardia: in questi casi l’intolleranza è di tipo transitorio, regredisce in 3-4 mesi e può manifestarsi all’inizio della diarrea o durante il suo decorso.

È invece piuttosto rara l’intolleranza congenita, che può manifestarsi per la mancanza, fin dalla nascita, dell’enzima lattasi per cause genetiche, e già quando il bambino assume il latte la prima volta, cosa che richiederà il nutrimento del neonato attraverso formule prive di lattosio.

L’enzima lattasi può essere carente anche in alcuni neonati nati prematuri, ma questa condizione è destinata a risolversi spontaneamente in poco tempo.

I sintomi principali dell’intolleranza al lattosio

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I sintomi dovuti all’intolleranza al lattosio compaiono generalmente da 30 minuti a 2 ore dopo l’ingestione, e includono diarrea, gonfiore e tensione addominale, il senso di eccessiva pienezza, flatulenza, meteorismonausea. Naturalmente la gravità dei sintomi dipende dalla quantità di lattosio assunta e dalla tollerabilità individuale.

Per capire se si ha un’intolleranza al lattosio, possono essere eseguiti alcuni test.

Test e gradi di intolleranza

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Ci sono due tipi di esami per valutare la propria intolleranza al lattosio, in cui vengono richiesti dei campioni a digiuno e in cui si deve assumere un liquido contenente una quantità standard di lattosio. Il primo test è il cosiddetto breath test, o test del respiro: è il principale esame usato per rilevare e diagnosticare l’intolleranza al lattosio, e misura l’idrogeno in un campione di respiro. In caso di intolleranza, il lattosio non digerito raggiunge l’intestino crasso ed è scomposto dai batteri, generando idrogeno in quantità eccessive, che entra nel circolo sanguigno e viene quindi eliminato dai polmoni con il respiro. L’altro test è l’esame ematico di tolleranza al lattosio, usato talvolta come supporto alla diagnosi di intolleranza, in grado di misurare il glucosio in campioni di sangue (glicemia) e di rilevare la conversione del lattosio ingerito in glucosio e galattosio.

Per valutare il grado di intolleranza, con il breath test si valuta l’incremento significativo del livello di idrogeno nel respiro rispetto al riferimento, mentre campioni di respiro privi di idrogeno o con livelli bassi indicano una scarsa probabilità di intolleranza al lattosio. Nel caso dell’esame ematico, invece, se i livelli glicemici non salgono ma il soggetto lamenta sintomi compatibili con l’intolleranza al lattosio, quest’ultima è comunque probabilmente presente, mentre una salita dei livelli glicemici durante il test indica che segni e sintomi non sono verosimilmente da attribuire all’intolleranza al lattosio.

Cosa mangiare e alimenti da evitare

intolleranza al lattosio cosa mangiare
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Non è propriamente facile adeguare la propria dieta in caso di intolleranza al lattosio, essendo il latte uno degli alimenti maggiormente presenti nelle preparazioni di vario genere; l’unica cura possibile consiste nell’eliminazione o nella riduzione del lattosio dalla dieta, anche se la maggior parte delle persone interessate dal disturbo può digerire una certa quantità di zucchero e non ha perciò bisogno di evitare completamente il latte e i relativi derivati; la quantità di lattosio tollerato è soggettiva, e dipende soprattutto dalla quantità di lattasi prodotta dall’intestino tenue.

Il lattosio inoltre non è solo il principale zucchero del latte, ma è presente, oltre che naturalmente nella maggior parte dei latticini, anche in alcuni alimenti come cipolle, broccoli, uova o pere. Questo rende ancor più difficile rivedere il proprio regime alimentare in ragione dell’intolleranza.

In ogni caso, soprattutto chi ha una bassissima tolleranza al lattosio dovrebbe evitare alimenti come pane e altri prodotti da forno, cereali per la prima colazione, purea di patate istantanea, margarina, carne, insalata, caramelle e snack di questo genere, miscele per frittelle, biscotti e torte e alimenti surgelati. Il lattosio è inoltre usato come additivo per la preparazione di alcuni insaccati e si può trovare anche in farmaci (in più del 20% dei farmaci che richiedono prescrizione medica e circa il 6% dei farmaci da banco), e negli integratori alimentari. I soggetti particolarmente sensibili devono perciò accertarsi dell’assenza assoluta di lattosio – e di latte – da ogni cibo e prodotto consumato.

È importante, per questo motivo, imparare a leggere con attenzione le etichette degli alimenti alla ricerca di latte e lattosio, ma anche di siero di latte, ricotta e derivati del latte.
Va però detto che alcuni soggetti, pur intolleranti al lattosio, riescono invece talvolta a tollerare lo yogurt, che presenta naturalmente un basso contenuto di lattosio.

Tra gli alimenti assolutamente consentiti figurano invece formaggi stagionati come il Grana Padano D.O.P che non contengono lattosio, latte delattosato (senza lattosio), bevande di soia, riso, pane semplice bianco o integrale, pasta, riso e legumi secchi.

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