Durante gli attacchi di emicrania può capitare di sentirsi ancora peggio dopo aver percepito l’odore di una sigaretta o un profumo particolarmente intesto: questo fenomeno si chiama osmofobia.

Questa ipersensibilità nei confronti di specifici odori colpisce il 74% di chi è soggetto ad emicrania; ma a cosa è dovuta? In che modo è possibile alleviare il fastidio?

Che cos’è l’osmofobia?

Osmofobia significa letteralmente “paura degli odori” e si manifesta con una forte avversione e ipersensibilità a odori e profumi. Questa condizione è piuttosto comune tra chi soffre di emicrania e non è definita in modo univoco in quanto l’osmofobia è estremamente soggettiva: uno stesso odore potrebbe non dare alcun fastidio ad una persona mentre per un’altra potrebbe risultare insopportabile.

L’olfatto è un senso talmente potente da riuscire a far riaffiorare ricordi ed esperienze pregresse sia positivi che negativi. Per chi soffre di osmofobia, infatti, questa valenza assume un peso importante nel modo in cui gli odori vengono percepiti.

Quando ci si imbatte in un odore considerato molto sgradevole i sintomi che si manifestano sono un’ansia estrema, accompagnata da una respirazione affannosa e dalla bocca secca, oltre ad un battito cardiaco irregolare. In quel momento si scatena anche un senso di nausea e la sudorazione è eccessiva accompagnata da tremore e da un senso generale di agitazione.

Le cause e i sintomi dell’osmofobia

L’osmofobia viene scatenata dai trigger, ovvero quegli odori che nel soggetto provocano quella sensazione di disagio che aggrava emicrania e cefalea: fumo di tabacco, disinfettanti, vernici o cibi fritti sono solo alcuni esempi.

La letteratura recente ha mostrato un’associazione tra osmofobia e sintomi di sensibilizzazione centrale, come l’allodinia, ovvero il dolore dovuto a uno stimolo che solitamente non causa dolore. L’allodinia è la manifestazione clinica più evidente della sensibilizzazione centrale che a sua volta è un processo di disfunzione progressiva nella modalità di elaborazione del dolore. In pratica si verifica un’anomalia nel sistema nocicettivo, ovvero l’insieme di ricettori cerebrali che consentono la percezione del dolore e quindi di tutti gli stimoli in grado di provocare un danno. 

Questi risultati suggeriscono che l’osmofobia sia legata ad una più ampia ipersensibilità sensoriale che include fotofobia e fonofobia, rispettivamente fobia della luce e dei rumori. Altre caratteristiche associate, come la maggiore intensità del dolore e la frequenza dell’emicrania, hanno indicato l’osmofobia come un possibile marcatore di emicrania grave. 

Una modulazione anormale dei sistemi nocicettivi cerebrali, dapprima transitoria ma che diventa permanente con il proseguire della malattia e, predisponendo alla sensibilizzazione centrale, può spiegare il mal di testa prolungato dell’attacco di emicrania fino a diventare un fenomeno cronico.

Questa forte sensazione di disagio in certe persone viene accentuata se non dai ricordi, da altre fobie. L’osmofobia infatti talvolta è collegata ad altri disturbi come la chemofobia, ovvero la paura delle sostanze chimiche, nella convinzione che siano tutte nocive. Una persona chemofobica sarà quindi maggiormente disturbata da un odore anche solo vagamente chimico rispetto ad altri odori.

Lo stesso succede a chi ha paura degli animali ad esempio, e in questo caso qualsiasi odore che possa rimandare ad un animale scatena il disagio.

Le conseguenze dell’osmofobia

In un’indagine svolta da alcuni ricercatori è emerso che i pazienti emicranici con osmofobia avevano registrato livelli più elevati di depressione e ansia rispetto a coloro che non ne soffrivano.

L’osmofobia va ad influire sull’umore in quanto le aree limbiche (come l’amigdala) sono risultate alterate a seguito di studi di imaging funzionale (una tecnica non invasiva che consente di visualizzare e quindi misurare l’attività cerebrale) durante gli attacchi di emicrania. Questo perché l’ipersensibilità olfattiva, l’ansia e il dolore condividono percorsi neurali comuni e si potrebbe sostenere una possibile associazione e interazione funzionale tra loro. 

L’effetto dell’osmofobia sulla depressione può causare effetti fatali: uno studio pubblicato su The Journal of Headache and Pain, mostra come l’intensità del disgusto verso certi odori durante gli attacchi di emicrania possa essere un fattore di stimolo al suicidio.

Il meccanismo che spiega il contributo dell’osmofobia alla suicidalità è sconosciuto. Una possibilità è che un percorso comune di osmofobia e cambiamenti di umore possa provocarla. […] la funzione alterata del sistema limbico sembra produrre disturbi psichiatrici così come l’osmofobia, e infine può provocare la suicidalità. Tuttavia, questa teoria può essere insufficiente a spiegare il meccanismo nei nostri pazienti, perché l’osmofobia può contribuire alla suicidalità indipendentemente dai disturbi psichiatrici.

Esiste una cura per l’osmofobia?

Dal punto di vista medico sembra non ci siano rimedi specifici per l’osmofobia in sé e per sé, ma la prevenzione dell’emicrania tramite la somministrazione di antipertensivi (come i beta-bloccanti) o farmaci per l’ansia ad esempio potrebbero fare la differenze.

Per contrastare l’osmofobia viene consigliata anche l’agopuntura e sessioni di psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo comportamentale che aiuta i pazienti a riconoscere i loro trigger e a sviluppare tecniche di coping, ovvero tecniche per fronteggiare la propria fobia.

Gli studi scientifici in materia sono tutt’altro che esaustivi ma è grazie a test come MORA (acronimo di Migraine Osmophobia-Related quality of life Assessment), un test costituito da 6 voci (tra cui cura personale, il mangiare, la pulizia della casa, le relazioni strette, la vita sociale e i viaggi), che è possibile comprendere e valutare gli effetti dell’osmofobia sulla qualità della vita per sviluppare la ricerca.

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