Lo scandalo Cervical Check ha investito come un tornando la sanità pubblica irlandese, scatenando qualche anno fa un’ondata di indignazione, rabbia e paura. La storia coinvolge circa 200 donne, tutte vittime di tumori al collo dell’utero sviluppati per un errore umano. Infatti i risultati citologici dei Pap Test che avevano regolarmente eseguito non erano mai stati comunicati (o erano stati consegnati sbagliati). In questo modo il cancro si è impadronito di loro fino a giungere a uno stadio avanzato, portando alcune all’epilogo più tragico.

Tony O’Brien, ex direttore generale del Health Service Executive (servizio sanitario irlandese) si è dovuto dimettere quando lo scandalo è venuto alla luce e non si è più potuta insabbiare la verità.

Lo scandalo dei Pap Test: Cervical Check

Dal 2008 il servizio sanitario irlandese promuove un programma nazionale di prevenzione: Cervical Check . Si tratta di esami citologici gratuiti per le donne. Negli ultimi dieci anni il programma ha fornito Pap Test a 1.8 milioni di donne, ma nello stesso arco di tempo sono emersi ben 1480 casi di tumore cervicale, tutti notificati all’azienda. Circa 400 esami sono stati sottoposti a revisione dei precedenti risultati di laboratorio e 208 hanno rivelato una triste verità: erano tutti sbagliati. Fino a pochi mesi fa solo 162 di quelle 208 donne ne erano al corrente; 18 sono morte da allora.

Il vergognoso ritardo con cui la notizia, di vitale importanza, è giunta alle malcapitate (alcune invece mai avvisate) è dovuto a un rimbalzo di responsabilità. Sono in mano alla commissione che segue le indagini tutte le mail scambiate tra il direttore sanitario di Cervical Check, Gráinne Flannelly, e il ginecologo Kevin Hickey: i due non trovavano un accordo su chi dovesse informare le pazienti. Alla fine decisero di «utilizzare il loro giudizio per individuare i casi in cui risultasse chiaro che la diffusione dei nuovi risultati avrebbe potuto comportare più danni che benefici» (per l’azienda sanitaria). Una decisione riprovevole, che ha avuto effetti nefasti.

Infatti tutti quei falsi negativi se fossero stati segnalati in tempo avrebbero potuto salvare la vita a molte donne, le quali sarebbero state messe in condizione di intervenire prima dello sviluppo di cellule cancerose o prima di giungere a uno stadio avanzato/terminale della malattia. Nel 2019 è stato istituito il CervicalCheck Tribunal Act, che prevede la gestione separata dei reclami indipendente dal tribunale, cui comunque le donne possono rivolgersi qualora vogliano portare le proprie richieste di risarcimento anche lì. Al momento, a causa del Covid-19, la sua attuazione è stata rimandata.

La storia di Vicky Phelan

pap test cervical check
Fonte: Brian Lawless – The Irish Times

Nel 2014 Vicky Phelan si ammala di cancro al collo dell’utero, una diagnosi che è un fulmine a ciel sereno. Nel 2011 la donna si era sottoposta al Pap Test offerto dal servizio sanitario nazionale, ma i risultati non avevano destato alcuna preoccupazione. Il test era risultato negativo.

Solo in un secondo momento si scopre che quegli esiti erano errati. La donna riceve la comunicazione di questo falso negativo ben 15 mesi dopo che quest’ultimo era stato scoperto e inoltrato al suo medico, Kevin Hickey. A quel punto Phelan cita in giudizio la struttura sanitaria che aveva fatto gli esami e nel 2018, circa un anno dopo aver scoperto la verità, ottiene un risarcimento di 2.5 milioni di euro.

Emma Mhic Mhathùna, il simbolo dello scandalo

Ammonta invece a 7.5 milioni di euro il risarcimento per Emma Mhic Mhathùna, donna simbolo di questa vicenda, alla cui storia è stato dato ampio spazio sulle pagine di The Irish Times.

Non dovrei morire, è questo che lo rende una tragedia. Mi sento come se fossi stata praticamente uccisa. Dovrei essere qui per altri 50 anni. La fine della vita fa parte del piano di Dio, ma questo non è il piano di Dio. Sto morendo a causa dell’errore umano.

La 37enne, madre di cinque figli, è venuta a mancare il 7 ottobre 2018 a causa di un cancro all’utero: è stata molto attiva nel denunciare pubblicamente lo scandalo di cui è stata suo malgrado vittima e nel far conoscere la sua storia. Nonostante tutto, però, ha sempre sostenuto l’importanza della prevenzione e ha sempre sollecitato le donne a eseguire periodiche analisi.

Voleva assicurarsi che nessun’altra famiglia attraversasse quello che aveva passato lei.

Ha dichiarato lo zio John Horan al The Irish Times.

Erano in tantissimi ai funerali della donna. Un lungo corteo ha attraversato tutta Dublino, passando anche davanti agli edifici governativi e al Dipartimento della Salute. In centinaia hanno voluto rendere omaggio al coraggio di Emma, alla forza con cui ha affrontato la sua battaglia contro la malattia e contro il sistema sanitario. Esserci significava esprimere vicinanza alla sua famiglia, ma anche alle altre donne vittime dello scandalo e ai loro cari.

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