Se proprio dobbiamo trovare una domanda ricorrente da fare a una donna

Non sempre c'è tempo e non sempre capita agli altri. Per questo è fondamentale sottoporsi ai programmi di screening, come quello per il tumore al collo dell'utero. Perché la prevenzione continua ad essere lo strumento più efficace che abbiamo per la lotta al cancro.

Non ero sicura di voler condividere questa storia qui. Una cosa è raccontare sui social dei viaggi che faccio, i libri che leggo, i film che guardo o spezzoni divertenti di vita ma quando si tratta di raccontare cose più personali ho sempre molto pudore.

Gli anni di lavoro in questa community, in particolare modo da quando abbiamo aperto il gruppo Facebook, mi hanno mostrato come il racconto di una persona possa essere utile, di conforto e di confronto ad altre donne che si trovano in una situazione simile, perché non c’è miglior campagna di prevenzione del “è successo a una persona che conosco”.
Io per prima ho fatto la mia prima ecografia mammaria dopo che alla moglie di un mio caro amico hanno diagnosticato un tumore al seno. Fino ad allora avevo sempre troppi impegni, troppe cose da fare, “posso aspettare ancora qualche mese, non c’è fretta”. Perché fino a quando non capita a te pensi sempre che sia una cosa che succede agli altri. E invece…

E invece la scorsa estate, qualche giorno prima di partire per le vacanze, mentre sono a fare una colposcopia di routine prevista dal programma di screening mi sento dire dalla dottoressa che era il caso di prelevare una parte di tessuto per fare degli accertamenti, una biopsia. Sono rientrata in redazione completamente nel pallone, confusa e spaventata. Quello che stava succedendo era un’opzione che non avevo mai preso in considerazione, non perché credessi di essere immortale ma perché stavo bene. I giorni, le settimane di attesa seguenti sono state difficili.

Poco importava che stessi per partire per l’Islanda per 15 giorni che mi avrebbero portato a contatto con una natura e dei paesaggi da togliere il fiato, ogni volta che mi trovavo sola ad ammirare quegli scorci stupendi la mia mente tornava a quell’esame.

Al rientro dalle vacanze il risultato: “CIN3, dobbiamo asportare una porzione di collo dell’utero”. Laser conizzazione è il termine medico di questa operazione di routine che, mi spiegano, viene effettuata in anestesia locale e alla quale mi sottoporranno poche settimane dopo.

Dall’intervento sono passati un po’ di mesi, tutto è andato per il meglio e l’esame istologico ha rilevato che le lesioni precancerose sono state completamente asportate. Questo non significa che io possa stare ancora tranquilla dal momento che possono ripresentarsi recidive. Per i prossimi 2 anni ogni 6 mesi dovrò effettuare dei controlli ma, grazie al programma di screening, ora ho solo un pezzetto di collo dell’utero in meno. È andata decisamente bene se pensiamo che nei Paesi in via di sviluppo questo tipo di tumore continua ad essere la seconda causa di morte per cancro.

Mesi fa, in tempi non sospetti, commentavo questo post della mia collega Ilaria dicendo che se davvero abbiamo la necessità di trovare una domanda ricorrente da fare ad una donna vorrei che non fosse “ti sei sposata? quando un bambino?” ma “hai fatto il Pap test?”.

Perché ci sono scelte personalissime che ogni donna può decidere o meno di fare senza doversi per questo sentire in difetto o in dovere di dare delle spiegazioni e poi ci sono cose che ogni donna dovrebbe fare, per se stessa.

Il Pap test rientra tra queste, perché la prevenzione continua ad essere lo strumento più efficace che abbiamo per la lotta al cancro.

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