Mind Wandering: come trasformare la difficoltà di concentrarti in un vantaggio

Capita di distrarsi e non riuscire a concentrarsi sullo studio, sul lavoro o su un compito perché la mente inizia a vagare senza fermarsi. Si tratta di un fenomeno diffuso, tipico del nostro cervello, che può essere trasformato in un'opportunità di crescita.

La mente è un universo incredibilmente vasto, in grado di vagare molto più lontano del corpo. Esistono momenti nei quali il nostro pensiero inizia a vagare, distaccandosi quasi completamente dal presente e dal compito che si sta svolgendo. Questo fenomeno si chiama mind wandering, conosciuto in psicologia anche come disaccoppiamento percettivo, perché nella mente il pensiero si distacca dalla realtà.

Cosa È il Mind Wandering e Come Influisce sul Tuo Lavoro

L’espressione inglese mind wandering si può tradurre con “vagabondaggio della mente“, e sta ad intendere l’azione della mente di vagare in maniera disordinata con pensieri non legati tra loro, ma disparati. Questo fenomeno può succedere in situazioni diverse, principalmente durante azioni automatiche, che il corpo svolge con memoria muscolare. Oppure durante lo studio, il lavoro o compiti che necessitano di attenzione costante, ma dai quali è facile perdere concentrazione.

Il mind wandering non va confuso con il daydreaming, due meccanismi molto simili tra loro, ma pare che il primo si manifesti quando si sta facendo un compito, mentre il secondo nei momenti di riposo della mente. Di conseguenza, il mind wandering è rischioso: una maggiore tendenza al mind-wandering può compromettere l’attenzione, la memoria di lavoro e l’apprendimento, riducendo la performance, sia cognitiva che di lavoro.

Se capita ad esempio di iniziare a vagabondare con la mente mentre si sta facendo un compito nel proprio lavoro, si rischia di non ricordare cosa è stato fatto una volta tornati alla realtà. Se il lavoro è svolto con macchinari o strumenti particolari, distrarsi diventa anche pericoloso, si rischia di farsi male.

Inoltre, il mind wandering non permette di concentrarsi sul presente e sul luogo di lavoro, rischiando di perdere nozioni e istruzioni importanti. Il fenomento del disaccoppiamento percettivo occupa, secondo gli studi, fino al 50% del nostro periodo di veglia. Nonostante i rischi che comporta, il fenomeno è così diffuso, per questo è importante comprenderlo e imparare a gestirlo.

Mind Wandering e Creatività: Un Legame Inaspettato

Sul mind wandering si stanno facendo diverse ricerche, per trovare risposte sulle cause del fenomeno e sui legami che questo può avere con le caratteristiche delle persone. Vagare con la mente, secondo gli studi, influisce negativamente sull’umore, indipendentemente dal contenuto dei pensieri. Il mind-wandering abbasserebbe il tono dell’umore, e un umore basso aumenta la tendenza a distrarsi, favorendo così lo sviluppo di disturbi ansiosi e depressivi.

Più recentemente tuttavia sono stati pubblicati degli studi, come quello sul Journal of Neuroscience condotto da Peter Simon e altri colleghi, che vagare con la mente non è solo dannoso, ma sembra favorire la creatività e le capacità di problem solving. Nei risultati della ricerca si legge:

Abbiamo esaminato se il vagabondaggio mentale possa facilitare processi privi di modelli, come l’apprendimento probabilistico, che si basa sull’acquisizione automatica di regolarità statistiche con richieste di attenzione minime. […] I ​​nostri risultati indicano che l’apprendimento probabilistico non solo era immune ai periodi di mind wandering, ma era anche positivamente associato ad essi.

Vagare con il pensiero quindi non porta soltanto conseguenze negative, ma potrebbe essere sfruttato per stimolare la creatività nelle situazioni di probabilità e statistica. Sembra che la mente, in uno stato di mind wandering che ricorda quello del sonno, riesca a consolidare l’area adibita alla memoria. Inoltre, lo stato “offline” del cervello sembra rafforzare l’apprendimento di tipo istantaneo e intuitivo.

Come Gestire il Mind Wandering senza perdere il Focus sulle cose importanti

Quando si parla di mind wandering si fa riferimento a un fenomeno di pensiero spontaneo, un processo incontrollabile e che non si può eliminare. I pensieri sono continui perché il cervello umano non rimane mai inattivo. Se non siamo orientati e concentrati con il pensiero su un compito specifico, la mente tende a cercare altro su cui porre l’attenzione dei pensieri.

Di conseguenza, non si può smettere di vagare con la testa, ma si può imparare a gestire il vagabondaggio dei pensieri quando è necessario mantenere il focus su cose più importanti.

1. Pause

La causa principale delle distrazioni durante un lavoro, lo studio o un compito nel quale bisogna mantenere l’attenzione, è bene sapere di dover prendere delle pause. Pianificandole in partenza si riesce ad avere più concentrazione, sapendo di dover aspettare poco per avere la meritata pausa in cui svagare la mente per qualche minuto.

Le pause sono necessarie quando si lavora con il cervello, perché nessuno è in grado di concentrarsi per troppo tempo di fila. Durante le pause che si programmano, o che si fanno nel momento in cui ci si accorge di star divagando coi pensieri, si può incoraggiare il pensiero libero, prima di tornare al lavoro con una concentrazione ritrovata.

2. Mindfulness

Una delle pratiche più diffuse nate proprio per la necessità dell’essere umano di riconnettersi con il presente è la mindfulness. I pensieri che si innescano durante il disaccoppiamento percettivo sono per la maggior parte delle volte orientati al futuro, oppure al rimuginìo di situazioni passate. Per cui è necessario trovare un modo per prendere consapevolezza dei propri pensieri e delle emozioni che questi suscitano.

La mindfulness aiuta proprio in questo, perché permette di imparare a riconoscere i momenti di mind wandering, ad accettarla senza giudizio o frustrazione e a riportare l’attenzione sul presente. Rimanere nel qui e ora è fondamentale quando si sta svolgendo un compito o un lavoro e la mente inizia a vagare. Oltre a insegnare la consapevolezza di tornare nel presente, la mindfulness permette di farlo anche con più serenità, perché si tratta di un metodo di meditazione.

3. Scrivere i pensieri

Quella di trascrivere i pensieri nel momento in cui stanno arrivando è una tecnica utilizzata dalla psicologia per imparare a vedere da un’altra prospettiva ciò che si pensa, ovvero fare journaling. Finché rimangono nella mente i pensieri possono raggiungere una forza molto grande, tanto da trasportare completamente la mente fuori dal presente.

L’azione di scriverli su un foglio toglie potenza ai pensieri rendendoli non più o meno importanti, ma mostrandoli per quello che realmente sono, fuori dalla mente. Si leggono e si guardano da una prospettiva diversa, acquisendo anche un significato e un valore differenti. Questo può aiutare a gestire il pensiero vagante, aiutando a scaricare i pensieri e mantenere la concentrazione.

4. Monitoraggio

Un altro metodo che si può utilizzare per gestire meglio la mente che vaga è il monitoraggio dei pensieri. Significa riuscire a controllare in maniera regolare e costante durante il mind wandering il contenuto dei propri pensieri. Il discorso è simile a quello del journaling, perché avere un’idea di ciò che si pensa, significa non lasciar vagare troppo i pensieri prima di riprenderne il controllo quando serve concentrarsi su altro.

5. Ancoraggi mentali

Nella psicologia esistono anche gli ancoraggi mentali, ovvero degli agganci alla realtà presente a cui la mente può aggrapparsi quando sta andando lontana. Una delle tecniche più usate è la respirazione consapevole, ovvero concentrarsi nel seguire il proprio respiro, ponendo tutta l’attenzione su quello. Ma ci sono anche altri ancoraggi, come parti del proprio corpo su cui puntare la concentrazione e su cui riportare il pensiero quando divaga.

Mind Wandering: Riflessioni e Momenti di Crescita Personale

Il mind wandering è un fenomeno generico, con cui si indicano tutte le divagazioni della mente quando si distrae durante un compito. Durante il vagabondaggio incontrollato la mente può andare verso riflessioni creative, oppure pensieri orientati al futuro, in cui si immagina cose che potrebbero accadere o pianifica l’avvenire. Inoltre può andare a ricordi del passato, ricordando non soltanto gli avvenimenti ma anche le emozioni, i rimorsi o rimpianti, le sensazioni felici.

Durante il mind wandering facciamo riflessioni che possono diventare particolarmente importanti ed emozionali, perché a volte il rimuginìo può portare a una elaborazione emotiva. Rivivendo esperienze e sentimenti passati, gli eventi ricordati possono essere elaborati e compresi, possiamo capire come ci hanno influenzato. Questo ci permette di fare una crescita personale, di migliorarci, in modo da prepararci a esperienze simili nel futuro, o a superare eventuali difficoltà nel presente.

Le riflessioni che si fanno durante il vagabondaggio del pensiero sono strettamente legate a sé e alla propria identità. D’altronde è il nostro cervello, la nostra mente che lavora e che pensa quindi a noi stessi per tutto il tempo. Non ha altre prospettive, considera la propria percezione di se stessa e delle relazioni. Di conseguenza, fare mind wandering può essere uno strumento che, se ascoltato in maniera aperta e senza giudizio, ci fa capire meglio chi siamo, cosa proviamo e cosa vogliamo.

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