Sei solito sognare sempre a occhi aperti? Allora potresti soffrire di un disturbo noto come maladaptive daydreaming.

Sognare a occhi aperti è un’attività a cui tutti ci siamo dedicati almeno una volta nella vita. Ma qual è il confine tra normalità e disturbo psichico? Per spiegare meglio cosa si intenda con il termine “maladaptive daydreaming” riportiamo dal The Guardian la storia di Kyla (nome di fantasia), una ragazza che è soluta compiere veri ei propri viaggi spaziali in un universo parallelo immaginario mentre sogna a occhi aperti.

Durante questi viaggi, Kyla entra in un mondo tutto suo, dove interpreta addirittura un personaggio. “La storia che ho creato nella mia testa copre 79 anni della vita del mio personaggio principale”, ha dichiarato Kyla. “So come va a finire la storia e posso modificarla quando e come voglio a mio piacimento”.

Oggi questa abitudine è puro divertimento per Kyla, che lei limita a un’ora al giorno. “È come guardare Netflix”, ha affermato.

Gli psicologi hanno accresciuto in questo periodo il loro interesse nei confronti si questa tendenza a sognare (in modo molto vivido e coinvolgente) a occhi aperti. Secondo i loro studi, nel migliore dei casi queste fantasie vivide e compulsive possono essere fonte di piacere e conforto, ma possono diventare anche causa di procrastinazione e distrazione. Possono, inoltre, allontanare le persone dal tessuto sociale e spingerle a trascurare la propria salute.

La ricerca ha rivelato che fino a 1 persona su 40 può avere questo tipo di problema, perciò è chiaro che questo disturbo, chiamato “sogno ad occhi aperti disadattivo” sarà presto formalmente riconosciuto come un disturbo psichiatrico.

Il primo a riconoscere il disturbo è stato Eli Somer, psicologo clinico dell’Università di Haifa, in Israele, che ha riconosciuto il problema come una forma di dissociazione dalla realtà (a volte troppo difficile da affrontare) che non era mai stata descritta prima nella letteratura scientifica. In un articolo pubblicato sul Journal of Contemporary Psychotherapy, proprio Somer ha coniato il termine “maladaptive daydreaming”.

Somer ha constatato che molte persone usano i sogni ad occhi aperti per sfuggire alle emozioni negative. Ciò potrebbe offrire un sollievo a breve termine, ma può impedire alla persona di affrontare i problemi che potrebbero essere all’origine del suo disagio e creare dipendenza.

A confermare questa affermazione è stato uno studio del professor Alessandro Musetti dell’Università di Parma, in Italia.

Musetti ha esaminato le reazioni delle persone alle prime fasi della pandemia di Covid-19 e ha scoperto che i disadaptive daydreamers erano particolarmente propensi a sperimentare livelli più elevati di depressione e ansia.

Sia Somer che Musetti concordano sul fatto che in molti casi potrebbe non essere possibile, o addirittura auspicabile, per le persone eliminare del tutto i propri sogni ad occhi aperti. L’alternativa migliore sarebbe quella di “regolare” questi sogni, dedicandoci solo poche ore al giorno, e intanto sperimentare altri modi per elaborare le emozioni negative.

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