Mastectomia: come avviene l'intervento, le conseguenze e le possibili scelte poi

Una terapia che salva la vita dal tumore al seno e che è importante conoscere. Scopriamo cos'è la mastectomia, quando e perché viene fatta e con quali conseguenze sia fisiche che (a volte) psicologiche, per affrontarle al meglio e tornare a vivere serenamente.

Quando si parla di salute, e in particolare di quelle delle donne, non si può non citare una delle neoplasie più diffuse, il tumore al seno (tumore alla mammella): una patologia che ogni anno colpisce circa 48 mila donne (e 300 uomini), ma che oggi, fortunatamente, può essere curata e prevenuta anche grazie a interventi specifici come la mastectomia.

La mastectomia è un intervento chirurgico che consente nell’asportazione, parziale o totale (compresi pelle e capezzolo), di una mammella (ghiandola mammaria) o di entrambi i seni (doppia mastectomia o mastectomia bilaterale) che viene effettuata solitamente nella cura del tumore al seno.

Questa tipologia di tumore è più frequente nel sesso femminile, rappresentando quasi il 30 % dei diversi tumori che colpiscono le donne, ma può interessare anche gli uomini (l’incidenza in questo caso è molto più bassa, circa l’1%).

Mastectomia: perché si effettua?

Un intervento chirurgico curativo e invasivo e che viene effettuato solo se strettamente necessario e solitamente quando:

  • il tumore al seno occupa una zona piuttosto ampia dello stesso;
  • la malattia interessa diverse zone del tessuto mammario, colpendolo in punti diversi;
  • nel seno sono presenti cellule precancerose;
  • a seguito di un intervento conservativo, per riportare il seno in condizioni estetiche accettabili per la paziente.

Una procedura che, quindi, viene fatta come conseguenza all’individuazione di un tumore nel paziente, come salva vita, ma anche come prevenzione in chi ha un alto tasso di probabilità di sviluppare la patologia nel tempo.

In questo caso si parla di mastectomia preventiva, un intervento che, di fatto, viene effettuato su un seno ancora sano ma che, tramite un’analisi genetica, è stato riscontrato essere predisposto alla formazione di tumori. In questo caso, sempre con l’aiuto del medico, la paziente può scegliere consapevolmente e in autonomia se sottoporsi all’intervento o meno. Fermo restando che, in assenza di condizioni di rischio, la mastectomia viene vivamente sconsigliata.

Le tipologie di mastectomia

Al di là di quella preventiva, la mastectomia curativa si può dividere in diverse tipologie, a seconda dell’area da trattare e delle condizioni del soggetto che vi si sottopone. Nello specifico si parla di:

  • mastectomia standard o semplice, quando viene rimosso tutto il seno, il tessuto mammario e la pelle che copre il seno. A eccezione delle ghiandole linfatiche (linfonodi) e dei muscoli al di sotto dello stesso;
  • con risparmio o conservazione cutanea: nel caso in cui vengono rimossi sia il tessuto mammario che il capezzolo (e l’areola), conservando però la pelle che ricopre il seno;
  • mastectomia radicale, quando vengono eliminati i tessuti, la pelle e il capezzolo, ma anche i muscoli dietro il seno e i linfonodi posti sotto l’ascella. Si tratta di un intervento molto invasivo e che impedisce una possibile ricostruzione del seno;
  • radicale modificata, che prevede la rimozione totale della ghiandola mammaria, dell’areola, del capezzolo e dei linfonodi ascellari. Escludendo, però, i muscoli del petto (e, quindi, permettendo una futura ricostruzione della parte);
  • mastectomia sottocutanea, quando durante l’intervento viene asportata la ghiandola mammaria lasciando intatti sia il capezzolo e l’areola, sia la pelle del seno, fattibile solo nel caso in cui il tessuto sottostante all’areola non contenga cellule tumorali.

In particolare, per quest’ultima operazione è necessario eseguire un esame istologico che analizzi il tessuto almeno di un centimetro al di sotto dell’areola, escludendo che il tumore abbia colpito anche il capezzolo e in mancanza di:

  • secrezioni patologiche del capezzolo stesso;
  • carcinomi infiammatori;
  • malattia di Paget (una forma rara di tumore al seno) che si sviluppa nelle cellule dei dotti, ovvero i canali che portano il latte fino al capezzolo, e che interessa sia il capezzolo che l’areola.

In questo caso, la mastectomia sottocutanea, permette un risultato estetico migliore rispetto alle procedure precedenti (cosa che ovviamente non influisce sulla scelta dell’intervento da eseguire).

Mastectomia: le informazioni sull’intervento

Prima dell’intervento, infatti, il personale medico deve informare la/il paziente di tutto ciò che verrà fatto durante l’operazione, sia della fase di esportazione che in quella (eventualmente) di ricostruzione.

Un aspetto di estrema importanza e da non trascurare mai, poiché, in questo modo, è possibile tranquillizzare e informare le pazienti riguardo l’intervento stesso, risolvendo i dubbi o i timori verso l’aspetto estetico del proprio seno post mastectomia. Ma non solo.

Prima dell’intervento, è necessario sottoporsi a un check up completo, per consentire ai medici di valutare la situazione clinica generale del paziente (comprese le condizioni del tumore che si andrà ad asportare). Nel caso, infatti, il tumore fosse molto esteso, è possibile che vengano eseguite delle sedute di chemioterapia e ormonoterapia per ridurre la dimensione della massa tumorale e rendere l’intervento di mastectomia più efficace e meno invasivo possibile.

Il giorno dell’operazione, poi, dovendo subire un’anestesia totale, è necessario essere a digiuno dalla sera precedente. Oltre al fatto che è importante smettere di fumare per consentire alla ferita di rimarginarsi più velocemente, riducendo i tempi di guarigione.

Ricostruzione

Al termine dell’intervento vero e proprio, in alcuni casi è prevista la ricostruzione del seno che può essere eseguita tramite:

  • un trapianto di tessuto asportato da un’altra parte del corpo;
  • una protesi in silicone;
  • la combinazione di protesi e trapianto.

Una procedura che può essere eseguita sia subito dopo la mastectomia, sia in un secondo tempo, ricorrendo, per il tempo necessario, all’uso di una protesi provvisoria da inserire nel reggiseno.

Tutte pratiche che possono anche essere evitate. A questo proposito, infatti, come dimostra uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, le donne che hanno optato per la ricostruzione del seno dopo aver subito la mastectomia sono state il 50% (percentuale che scende al 25% se si parla di mastectomia doppia).

Una scelta che non riguarda tutte le donne operate, quindi, ma solo una parte di esse. Una decisione libera e consapevole che la paziente fa per e sul suo corpo, senza dover essere vincolata e obbligata a canoni o preferenze che non sono le sue.

Decorso post operatorio

Solitamente, poi, per chi si sottopone a un intervento di mastectomia, è previsto un ricovero di uno/due giorni. Per verificare che tutto sia andato bene e consentire al personale medico di intervenire se mai ce ne fosse la necessità.

Per la guarigione totale del paziente, si dovranno attendere dalle tre alle sei settimane di decorso post operatorio, periodo durante il quale è necessario seguire in modo attento e puntuale tutte le indicazioni mediche ricevute.

La ferita, infatti, non è un semplice taglio ma prevede:

  • dei piccoli tubi di drenaggio (che possono essere tenuti dalle 24 fino a qualche giorno) per consentire di drenare i liquidi che si possono accumulare nei tessuti dopo l’operazione;
  • bende di protezione (da tenere almeno due giorni ma anche di più a seconda dell’operazione subita);
  • punti di sutura, che possono essere riassorbili o no (e in questo caso andranno eliminati dal medico dopo circa sette o dieci giorni dall’intervento).

Tutti aspetti che necessitano il completo risposo del soggetto, per il periodo indicato dal medico e, successivamente, l’esecuzione di piccoli esercizi per favorire la circolazione e prevenire problemi come la trombosi. Evitando, invece di praticare, per un po’ di tempo, altre attività fisiche come il nuoto o gli sport di contatto, ma anche di sollevare qualunque tipologia di peso o di eseguire le classiche attività che implicano l’utilizzo ripetuto del braccio, come stirare, passare l’aspirapolvere, guidare, ecc.

Le conseguenze fisiche della mastectomia

Tutte precauzioni che possono aiutare il decorso di rimarginazione della ferita in modo naturale e senza complicazioni. Solitamente, infatti, la fase post operatoria non presenta particolari criticità. Gli unici aspetti a cui prestare attenzione, come visto, sono:

  • la formazione di liquidi (che possono causare dei rigonfiamenti e che se non si risolvono da soli vengono eliminati dal medico);
  • ecchimosi, ematomi o gonfiori, che spariscono da soli dopo qualche settimana;
  • nausea;
  • la naturale sensazione di dolore nella parte operata;
  • la formazione della cicatrice.

È possibile poi che si avvertano delle strane sensazioni intorno alla ferita e al braccio come:

  • formicolii;
  • pesantezza;
  • bruciore;
  • senso dell’acqua che gocciola lungo l’arto.

Disturbi che se vengono avvertiti in aggiunta a una variazione della sensibilità della parte, in alcuni casi possono essere dovuti anche a problemi neurologici, a causa della lesione dei nervi nella zona ascellare. In questo caso possono persistere anche per molto tempo (anche permanente).

Infezione

Diverso, invece è il caso in cui si manifesti un’infezione della ferita (pericolo che perdura per tutto il tempo di rimarginazione della ferita). In questo caso i sintomi più comuni e per i quali è importante chiamare il proprio medico tempestivamente sono:

  • rossore della parte;
  • gonfiore sensazione di calore sulla ferita;
  • fuoriuscita di pus dalla ferita;
  • malessere generalizzato;
  • febbre.

Quando si parla di mastectomia e di conseguenze fisiche, però, l’aspetto di maggior rilevanza riguarda il cambiamento più o meno radicale del proprio corpo, nella sua forma (compresa la presenza della cicatrice) e nella funzionalità. Aspetto che porta con sé tutta una serie di problemi anche a livello psicologico (soprattutto per le donne).

Le conseguenze psicologiche della mastectomia

Conseguenze che, in alcuni casi, sono un vero e proprio terremoto a livello emotivo, dovuto al cambiamento della propria immagine, alla perdita di fiducia in se stessi, della propria autostima e dell’aumento della difficoltà a relazionarsi.

Nonostante, infatti a livello razionale le motivazioni che hanno spinto ad affrontare la mastectomia sono ben chiare e accettate, una volta subito l’intervento fare i conti con il proprio “nuovo” corpo e con il cambiamento subito non è sempre così facile.

Come se, insieme al tumore, fosse stata eliminata una parte importante di sé, andando a compromettere l’immagine che si ha di se stesse e della propria femminilità. Questa viene intesa sia in termini di erotismo (compromettendo il rapporto attuale o futuro con il/la partner), sia per quanto riguarda la sfera della maternità, che ovviamente a livello simbolico.

E questo anche a causa della visione “malata” del corpo che spesso viene sdoganata dall’attuale società. In cui si punta e ostenta una finta perfezione che, troppo volte, crea problemi e insicurezze spesso deleterie.

Altri disturbi

Non è raro, infatti, che in seguito all’intervento di mastectomia in molte donne possano subentrare disturbi come:

  • sbalzi umorali;
  • rabbia;
  • depressione;
  • crisi d’identità;
  • perdita dell’interesse verso ciò che si ha intorno;
  • senso di svilimento;
  • incapacità relazionale;
  • inibizione sessuale;
  • isolamento;
  • ecc.

Conseguenze che vanno a minare la qualità stessa della propria vita e che possono portare a ulteriori disturbi anche gravi.

Per questo è importante farsi aiutare durante il percorso di guarigione, sia fisica che emotiva, appoggiandosi ai familiari, agli amici e anche a uno psicologo in grado di supportare la paziente nel delicato momento di cambiamento che sta vivendo e nella sua totale accettazione.

Per abbracciare una diversità (forse) che oltre ad aver concesso una nuova vita non ha tolto nulla a ciò che si è e alla propria identità.

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