Manifesting, come praticare la "meditazione" che attira ciò che desideri
I sogni son desideri? Forse. Che, secondo la pratica del Manifesting, possono essere tradotti in realtà.
I sogni son desideri? Forse. Che, secondo la pratica del Manifesting, possono essere tradotti in realtà.
Se non sapete di cosa parliamo, continuate a leggere l’articolo.
Proviamo a immaginare una forma di meditazione che permetta di tradurre in concreto i propri desideri: questo è il Manifesting, ovvero l’arte di manifestare la realtà desiderata, appunto.
Alla base di questa filosofia c’è il ritenere che i pensieri abbiano un’influenza sulla realtà materiale e che, attraverso essi e il loro orientamento, si possa quindi influenzare il flusso di eventi della nostra vita.
I principi del Manifesting non sono certo nuovi, anzi bisogna andare indietro di millenni per ritrovarne le radici, anche in vari testi sacri, come il Dhammapada, ad esempio, testo del V sec. a.C. che riporta le parole pronunciate da Gautama Buddha:
Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente.
Ogni parola o azione che nasce da un pensiero torbido è seguita dalla sofferenza,
come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue.Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente.
Ogni parola o azione che nasce da un pensiero limpido è seguita dalla gioia,
come la tua ombra ti segue, inseparabile.
Ma non dobbiamo pensare che il Manifesting sia tipico esclusivamente delle dottrine orientali, da sempre molto aperte alla spiritualità; leggiamo nel cattolicissimo Vangelo di Marco:
In verità vi dico, chi dicesse a questo monte: ‘Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.
In tempi più recenti i principi del Manifesting appartengono invece al pensiero di filosofi come Phineas Quimby, Ralph Waldo Emerson o Emma Curtis Hopkins. Buona parte del loro pensiero, in particolar modo quello di Quimby, è confluito in quello che sarebbe poi diventato il New Thought, i cui punti chiave sono l’infinita intelligenza di Dio che si ritrova ovunque, anche in noi; le esperienze materiali che originano e sono condizionate dagli stati mentali; il pensiero che ci connette con il potere divino.
Nicholas Ashbaugh, YouTuber esperto di temi spirituali, ritiene che, per vedere i risultati sperati, il Manifesting abbia bisogno di “uno sforzo personale attivo”: ciò significa che ci deve essere una riprogrammazione cognitiva ed energetica, oltre naturalmente ad armarsi di pazienza.
Non è sufficiente stilare una lista dei buoni propositi come generalmente la gran parte di noi fa per l’anno nuovo, abbiamo bisogno di frasi che pongano l’accento sulla propria capacità di azione. Per riuscirci è importante togliere l’attenzione da quello che non vogliamo e focalizzarla invece sui nostri desideri, allineando i pensieri positivi anche alle emozioni più profonde, ovvero quelle che si ritrovano a livello del subconscio.
Per fare un esempio pratico, se ciò che ci auguriamo è di iniziare una nuova relazione, dobbiamo farlo senza alcun tipo di prevenzione rispetto alle “scottature” che abbiamo preso in passato. Volendo riassumere come funziona nel concreto il Manifesting dobbiamo pensare a:
Certo non possiamo pensare di immaginare “Voglio una casa con piscina” e subito dopo trovarci in una mega villa a sorseggiare Mojito a bordo vasca; la pratica del Manifesting intende concentrarsi soprattutto sulla forza del pensiero per cambiare il proprio atteggiamento rispetto alle cose che ci accadono, e quindi riformulare in maniera positiva quei pensieri che, nel passato, ci hanno portato ad approcci sbagliati rispetto alle cose.
È quindi importante comprendere che
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
Cosa ne pensi?