Nell’immaginario collettivo il seno delle donne è associato a femminilità e sensualità; sul seno abbondante si è costruita l’icona della maggiorata, e la bellezza mediterranea viene incarnata da donne dalle forme giunoniche con le “curve” al post giusto. Peccato, però, che talvolta proprio quello che è considerato indice assoluto di sex appeal femminile diventi, per molte donne, una condanna.

Un seno troppo abbondante, infatti, non solo può diventare fonte di imbarazzo e disagio, ma anche sfociare nella patologia vera e propria: in questo caso, parliamo di macromastia o gigantomastia.

Di cosa parliamo?

Macromastia: cos’è?

Per macromastia, come suggerisce la radice “macro”, intendiamo una condizione in cui il seno cresce in modo anomalo; dal punto di vista medico ci troviamo di fronte a un’ipertrofia mammaria. In particolare, possiamo parlare di macromastia pura (tipica dell’adolescenza, dove si ha solo un aumento del tessuto mammario), mista (nel post parto) o adiposa (legata al sovrappeso).

I problemi legati alla macromastia possono essere funzionali, ad esempio nel periodo dell’allattamento, ma anche psicologici, soprattutto se fa la sua comparsa durante la pubertà, che è già di per sé un momento piuttosto delicato.

Per non parlare delle difficoltà a livello posturale, delle conseguenze sulla colonna vertebrale (con l’insorgere di scogliosi o lordosi) che possono causare anche emicranie, e delle complessità legate ad esempio ad alcuni esami diagnostici, come ecografie o autopalpazione: un eccesso di tessuto adiposo può infatti impedire la scoperta di noduli molto piccoli.

Per questo motivo, nei casi di familiarità di cancro al seno, i medici possono suggerire alle donne con una macromastia grave di sottoporsi alla mastoplastica riduttiva.

Cause e rimedi della macromastia

Alla base della macromastia in genere c’è un’ipertrofia mammaria, associata ad alterazioni della ghiandola e dei tessuti di sostegno. Chi ne soffre si sente limitata in moltissimi aspetti della vita quotidiana, ad esempio nell’attività sportiva, ma anche nella percezione di sé, dato che si tende a considerarsi più “pesanti” di quanto si sia in realtà.

Anche un passatempo piacevole come lo shopping può trasformarsi in un momento di particolare stress, dato che le donne con macromastia spesso non riescono a trovare abiti adatti a loro.

L’unico rimedio per liberarsi del problema è sottoporsi a un intervento chirurgico di mastoplastica riduttiva, soprattutto laddove la macromastia comporti disturbi gravi e cronici a livello di schiena, collo e spalle, causi problematiche respiratorie, disturbi del sonno, cattiva postura oppure sovrappeso e obesità.

In genere, queste donne ricorrono all’utilizzo di farmaci antinfiammatori e/o antidolorifici e i medici suggeriscono loro di perdere peso mediante l’adozione di regimi alimentari ipocalorici: ma dimagrire non sempre basta a risolvere le problematiche legate alla macromastia.

L’intervento di mastoplastica riduttiva consiste nell’asportare parte del tessuto in eccesso rimodellando il seno; l’operazione, da eseguire in anestesia totale, può durare dai 90 minuti fino alle 4 ore, durante le quali si “marcano” le aree di tessuto mammario che verranno incise, si sposterà il capezzolo e si rimuoveranno pelle e tessuto mammario in eccesso.

Fra le tecniche chirurgiche più diffuse per affrontare l’intervento ci sono la mastoplastica riduttiva con cicatrice periareolare, con cicatrice verticale e periareolare, con cicatrice a L oppure a “T rovesciata”.

Dopo l’operazione il chirurgo benda il seno, e il bendaggio viene generalmente eliminato dopo tre giorni, mentre i punti di sutura vengono rimossi dopo una settimana.

Storie e testimonianze

macromastia
Fonte: Fiona Hornby (Daily Mail)

Alcune donne hanno voluto rendere pubbliche le proprie storie per far capire che la macromastia non è un problema solo estetico, ma con implicazioni serie anche dal punto di vista medico. Ne abbiamo riportate alcune.

Fiona, che ha ideato una raccolta fondi

La venticinquenne Fiona Hornby, di Boston, ha raccontato la sua esperienza al Daily Mail: la ragazza lotta con il suo seno enorme da quando ha 10 anni. La macromastia le è stata diagnosticata nel 2015, notando che il suo seno continuava a crescere, a differenza di quello delle coetanee.

Fiona convive non solo con il mal di schiena, ma anche con bollicine e vescicole dolorose, e non ha potuto neppure allattare al seno il figlio William.

Non ho più un briciolo di autostima, non trovo vestiti da indossare e devo sempre mettere le stesse cose. Ho sempre un terribile mal di schiena a causa del peso del mio seno, ho problemi a dormire e a fare qualunque cosa – ha detto la ragazza – Non voglio che gli altri mi guardino e mi giudichino per il mio seno.

A volte il dolore è tremendo: il mio seno, poi, talvolta diventa viola. E pensare che ci sono persone che mi dicono che vorrebbero scambiare il loro seno con il mio.

Fiona ha ideato una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe per racimolare il denaro necessario a sottoporsi all’intervento di riduzione.

Agata, aiutata in televisione

Anche la venticinquenne Agata ha visto un peggioramento dopo la gravidanza, passando da una sesta a una decima; ospite di Pomeriggio Cinque, la ragazza ha spiegato

Ho sempre mal di schiena, sono sempre curva, tendo a ingobbirmi e quindi ho sempre problemi di postura.

Il suo intervento televisivo è dovuto al fatto che Agata è stata aiutata dal professor Pietro Lorenzetti per l’intervento di mastoplastica riduttiva, che lei non avrebbe potuto pagare.

Il mio intervento

C’è poi la storia di questa ragazza, anonima:

Ho deciso di condividere con tutti voi questo momento, perché un seno ‘troppo voluminoso’, è un problema (se vissuto come tale) che riguarda moltissime donne.

[…] Ho deciso di farlo [l’intervento di mastoplastica riduttiva, ndr.], perché non ho mai accettato il mio seno, tanto da arrivare al punto di non voler più andare al mare, e di sentirmi osservata ovunque andavo. Forse era vero, ma forse erano solo mie fissazioni.

Il primo approccio necessario per seguire questo percorso che vi porterà all’intervento, è quello di farsi visitare da uno specialista (chirurgo plastico). […] Il passo successivo sarà quello di fare una serie di esami, atti a escludere eventuali complicanze che possano rendere inconciliabile l’intervento.

Tra gli esami che dovrete fare, ci saranno i classici esami del sangue e delle urine, mammografia, radiografia ai seni, visita con l’anestesista che valuterà i responsi degli esami, e vi farà un semplice colloquio dove vi chiederà se soffrite di particolari patologie, allergie, ed altro ancora (la vostra storia clinica). L’anestesia sarà totale (sarete completamente addormentati), ed è molto rapida. Io non ricordo assolutamente nulla, se non di aver ‘guardato male’ l’anestesista per avermi punto con la flebo. Mi sono svegliata 5 ore dopo, e avevo solo tanto freddo…

L’intervento si svolge in Day Hospital (una sola notte di degenza), alla quale dovrete recarvi a digiuno (senza cibo né acqua nello stomaco) a partire dalle 24:00 del giorno prima. Il vostro chirurgo, prima dell’intervento, disegnerà sul vostro seno (con un pennarello indelebile) le ‘tracce’ da seguire per ridimensionare il vostro nuovo seno.

Il tipo di intervento varia a seconda delle dimensioni del seno, e dal risultato che si vuole raggiungere. Questo sarà concordato prima dell’intervento, e vi sarà spiegato dettagliatamente dal vostro chirurgo.

Nel mio caso, è stato eseguito un intervento con tagli a ‘T rovesciata’, e intorno al capezzolo.

L’intervento è durato circa 3 ore (forse 3 ore e mezza).

Il vostro chirurgo vi informerà sull’abbigliamento adatto, e su ciò che vi servirà in clinica; in linea di massima, le solite cose necessarie per un ricovero (ciabatte, pigiama con apertura anteriore, calzini, ricambio intimo, abbigliamento per la dimissione, spazzolino, ecc..).

[…] Importantissimi avere anche a disposizione dei vestiti adatti che vi semplificheranno molto la vita nelle prime settimane del post intervento di mastoplastica riduttiva: scegliete abbigliamento con la cerniera o con bottoni, che abbiano l’apertura frontale. I movimenti delle braccia saranno molto limitati, quindi sfilarsi una maglia potrebbe essere molto fastidioso.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!