Avviso: non sto affatto dicendo che le persone con il seno grande dovrebbero vergognarsi. Siete bellissime e uniche, sia che le vostre tette siano piccole o grandi. Sottoporsi a un intervento chirurgico è qualcosa di totalmente personale e delicato. Condivido la mia esperienza solo per aiutare altre che l’hanno già preso in considerazione o stanno pensando di ricorrere alla riduzione. Se il tuo seno grande non ti dispiace, benissimo, vai alla grande! Non hai bisogno di alcun intervento chirurgico per essere meravigliosa, a meno che tu non voglia“.

Con queste poche parole l’illustratrice brasiliana Marcela Sabiá affronta un argomento che molto spesso passa in sordina, quello dell’intervento di mastoplastica riduttiva al fine di diminuire le dimensioni del proprio seno.

Già perché generalmente, diciamo la verità, del seno delle donne si parla solo in termini di “abbondanza”: nell’immaginario collettivo, un seno prosperoso e generoso equivale all’incarnazione massima della femminilità, tanto che le dive giunoniche del passato, da Anita Ekberg a Marilyn Monroe, sono spesso prese tuttora ad esempio come icone classiche della donna per eccellenza, quella con le curve o che, in epoca neorealista, si sarebbe definita “maggiorata“.

Il fatto, sia chiaro, è che non c’è nulla di male nell’avere un seno abbondante e nel piacersi con una quarta o una quinta; ma non è criticabile neppure chi per natura non nasce con un simile “bagaglio” né chi, per le ragioni più disparate, manifesta la volontà di ridurre il proprio décolleté.

Ci sono, ad esempio, donne che per questioni di salute trovano difficile vivere con una coppa D, altre che invece non riescono affatto a sentirsi a proprio agio con un seno florido, e magari evitano di indossare maglie scollate o aderenti proprio perché terrorizzate dalla sensazione che gli sguardi altrui siano focalizzati solo lì (cosa che spesso, magari, è un’impressione del tutto soggettiva, ma poco importa).

Per non parlare poi delle donne che hanno subito una mastectomia in seguito a un cancro, e che non hanno alcuna intenzione di ricorrere alla chirurgia ricostruttiva, senza per questo sentirsi “meno donne”.

La questione, principalmente, è una, e si racchiude tutta nel self love e nella body acceptance: l’importante, insomma, è apprezzarsi e piacersi, indipendentemente che si risponda o meno alle aspettative di una determinata categoria di persone o della società nella sua interezza.

Se stiamo bene nelle nostre quarte o quinte, ben venga; ma se per una qualsiasi ragione il nostro seno dovesse essere fonte di disagio o imbarazzo, niente e nessuno, men che mai le ben poco fondate logiche estetiche maschiliste, può impedirci di fare qualcosa per migliorare il nostro benessere, fisico e psicologico.

Anche perché, come accaduto a Marcela, molte donne trovavano nel loro seno abbondante una vera e propria fonte di fastidio, e solo con il ricorso alla chirurgia sono finalmente riuscite a essere in pace con se stesse. Cosa che dovrebbe valere per ciascuna di noi, a prescindere dalla coppa che si indossa.

Sfogliate la gallery per leggere alcune delle testimonianze di donne che hanno deciso di ridurre il seno.

"Perché il giorno in cui ho ridotto il seno è stato il più bello della mia vita"
Fonte: instagram @marcelailustra
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