Quando lasciare le cose a metà diventa un problema
Lasciare le cose a metà può succedere a tutti di tanto in tanto. In alcuni casi, però, diventa la normalità e può trasformarsi in un problema
Lasciare le cose a metà può succedere a tutti di tanto in tanto. In alcuni casi, però, diventa la normalità e può trasformarsi in un problema
Per alcune persone, però, non si tratta di un evento estemporaneo, ma di una vera e propria abitudine, che in alcuni casi può diventare un problema. Vediamo quando succede e perché.
Ci sono molte ragioni per cui le persone lasciano qualcosa incompiuto. A volte succede a causa di circostanze esterne, ma nella maggior parte dei casi è legato a una nostra caratteristica o situazione personale. In alcune circostanze non finiamo un compito non perché qualcosa si mette di mezzo, ma perché stiamo cercando di evitare una realtà o una situazione, o perché siamo spaventati. C’è una sorta di disconnessione tra obiettivi e compiti: le intenzioni di fare qualcosa ci sono, ma questo non si traduce in azioni concrete per realizzarlo.
Questo può avere diverse cause, tra cui:
Quando non abbiamo abbastanza fiducia in noi stessi, pensiamo che le cose che facciamo non abbiano valore e sentiamo che non fa alcuna differenza se le facciamo o no. La percezione è che smettere a metà di un’attività non faccia alcuna differenza.
Alcune persone pensano che sia meglio lasciare le cose incompiute perché probabilmente andrà comunque male. Hanno paura dei risultati e, di conseguenza, evitano di affrontare i propri limiti, reali o immaginari che siano.
Questo accade quando ci sono cose che assorbono completamente la nostra attenzione, interesse o energia mentale disponibile. Di conseguenza, non abbiamo più energie da investire in altre attività. E se facciamo qualcos’altro, lo facciamo a metà.
Quando abbiamo più impegni che tempo per realizzarli, di solito finiamo per fare tutto a metà.
Per alcune persone, però, paradossalmente lasciare le cose a metà può essere un modo per spingersi a essere più produttive. Come spiega uno studio, già nel 1927, la psicologa Bluma Zeigarnik riferì che gli individui tendono ad avere una memoria migliore per i compiti interrotti o incompleti rispetto a quelli che sono stati completati. Ogni compito che iniziamo produce una forma di tensione psicologica; quelli incompiuti, rimangono fissati nelle nostre menti proprio perché sappiamo di averli lasciati incompleti.
Supportando la nostra memoria a breve termine e incoraggiando il completamento di un’attività, quindi, le cose lasciate a metà possono essere utili come strumento di produttività. Questa strategia, però, funziona solo se non lasciamo le attività in sospeso per troppo tempo, né troppo spesso.
Come abbiamo visto, non c’è niente di male nel lasciare qualcosa a metà, di tanto in tanto. Quando non riusciamo a portare a termine nessuno dei compiti che ci prefiggiamo o quando interrompere e procrastinare il completamento di un’attività diventano una strategia per sfuggire a emozioni negative, questo può diventare un problema.
Lasciare le cose incompiute, infatti, può avere diverse conseguenze e tradursi in un senso di ansia che può crescere e diventare invasivo. Non solo: potrebbe anche minare l’autostima e accompagnarsi a una serie di problematiche correlate, come stress costante, sensazione di stagnazione, calo della produttività e mancanza di attenzione, oltre a impedirci di iniziare – o concludere – altri progetti.
Le persone che vogliono impedirsi di lasciare le cose a metà devono affrontare il problema su due livelli diversi. Il primo è legato all’abitudine o, meglio, allo spezzare quella che inizia come un’azione inconscia e finisce per diventare un’abitudine. Questo può essere fatto elaborando un piano di lavoro che si basi su azioni più semplici:
Questo, però, non basta: è necessario anche risolvere il problema su un livello più profondo, indagando, se necessario con l’aiuto di un professionista, quali sono le cause che spingono a lasciare le cose a metà, per poterle affrontare e risolvere.
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
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