Sono denominati interferenti endocrini (Endocrine Disruptors o IE) quelle sostanze potenzialmente in grado di causare gravi danni alla salute, oggetto di approfonditi e accurati studi da parte degli esperti in materia. Non a caso sono anche oggetto di dibattito e controversie, nonché protagonisti del rapporto prodotto dal Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio.

Rappresentano un serio problema di Sanità pubblica e di prevenzione che non si può sottovalutare, perché tale problematica riguarda l’individuo ma anche la sua progenie.

Sono sia contaminanti ambientali che sostanze o miscele potenzialmente in grado di alterare la funzione del sistema endocrino umano: infatti, possono sia causare inquinamento (del suolo, delle acque, dell’aria, del territorio) che coinvolgere la catena alimentare. Possono inoltre essere inalate, assorbite con gli alimenti o persino attraverso la pelle.

Interferenti endocrini: cosa sono?

Nel documento del CNBBSV si legge:

Gli interferenti endocrini costituiscono una vasta categoria di sostanze o miscele di sostanze, che alterano la funzione del sistema endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie. Essi sono in grado di legarsi come agonisti o antagonisti ai recettori di vari ormoni, per esempio ai recettori degli ormoni steroidei o degli ormoni tiroidei, o eventualmente interferire in vario modo e tramite differenti meccanismi, con sintesi, secrezione, trasporto, legame, azione, ed eliminazione degli stessi negli Organismi viventi. Fra queste sostanze si ricordano: idrocarburi policiclici aromatici, benzene, diossina, ftalato, perfluorato, bisfenolo A (e octilfenolo e nonifenolo).

Gli interferenti endocrini, o EDC, si possono classificare in tre diverse categorie:

  1. agonisti degli ormoni (fitoestrogeni e sostanze ad azione tireostimolante) la cui assunzione causa un fenomeno di iperstimolazione ormonale;
  2. antagonisti degli ormoni (antiestrogeni e antiandrogeni) che interagendo con i recettori ormonali ne impediscono la fisiologica attivazione, andando a inibirli;
  3. modificatori del metabolismo (sostanze che stimolano il metabolismo epatico), capaci di interferire con la fisiologica azione degli ormoni, incluso trasporto nel sangue, degradazione ed eliminazione.

Interferenti endocrini: rischi e controindicazioni

Gli interferenti endocrini sono soggetti al regolamento CE n.1907/2006 (regolamento REACH) che governa la commercializzazione delle sostanze chimiche in Europa e che valuta i potenziali rischi. La Commissione europea ha inoltre adottato in materia anche la Comunicazione n. 350/2016 che contiene i criteri per far rientrare una sostanza nella categoria dei potenziali interferenti endocrini.

Sono state identificate dall’Unione Europea un totale di 564 sostanze potenzialmente dannose. Ne fanno parte:

  • idrocarburi policiclici aromatici: gas di scarico, fumo di sigaretta, carne alla griglia, cibi affumicati;
  • ftalati: PVC, smalti per unghie, adesivi, vernici;
  • diossina: i prodotti alimentari più esposti al rischio di contaminazione con diossina sono il burro, i pesci grassi (salmone), il latte e i suoi derivati;
  • acido perfluoroctanico: teflon, pentole e padelle anti-aderenti;
  • tributiltina: pesticidi, conservanti per il legno e i tessuti, sistemi di condizionamento dell’aria;
  • alchilfenoli: shampoo, cosmetici, spermicidi, detergenti, prodotti ortofrutticoli confezionati in plastiche e pellicole.

Per quanto riguarda i rischi, il decalogo per il cittadino diffuso dal Ministero dell’Ambiente spiega che:

i danni prodotti dagli interferenti endocrini sono confermati da ricerche mediche che indicano che le persone più esposte hanno un maggiore rischio di patologie riproduttive (infertilità, abortività, endometriosi, ecc.), di disturbi comportamentali nell’infanzia e forse anche di diabete e di alcuni tipi di cancro (testicolo, mammella, ecc.).

Interferenti endocrini negli alimenti

Gli interferenti endocrini hanno un notevole impatto ambientale che si riversa inevitabilmente sugli esseri viventi attraverso la catena alimentare, con cui si determina il trasferimento da un organismo a un altro. Insomma, la tutela dell’ambiente è dunque il primo passo, per la salvaguardia della salute umana.

Le principali fonti di rischio ambientale da IE sono rappresentate da comportamenti non conformi alla legislazione per quanto riguarda i processi di lavorazione e smaltimento industriali. Ciò riguarda in particolar modo i prodotti che contengono plastiche, colle, vernici: questi sono i più pericolosi.

Studi condotti in laboratorio su diversi organismi (sia acquatici che terrestri) osservati nel loro habitat naturale, hanno confermato alterazioni delle funzioni tiroidea e riproduttiva, diminuita sopravvivenza dei nati e alterazioni nello sviluppo. Tutti questi rischi li corrono anche gli esseri umani in quanto esposti sia attraverso l’ambiente sia in quanto anello ultimo della catena alimentare.

Utili consigli da seguire per non correre inutili rischi sono:

  • assicurare un’adeguata ventilazione durante la cottura;
  • ridurre il consumo di alimenti affumicati;
  • risciacquare frutta e verdura confezionata prima di consumarla;
  • rimuovere le parti grasse dai cibi prima di cuocerli;
  • privilegiare altri metodi di cottura, piuttosto che arrostire e grigliare;
  • eliminare le parti bruciate dagli alimenti;
  • utilizzare pentole antiaderenti.

Interferenti endocrini nei cosmetici

Interferenti endocrini
Fonte: iStock

Nell’industria cosmetica gli interferenti endocrini si utilizzano in diversi detergenti e prodotti per la cura personale. Essi servono a prolungarne la durata e prevenire lo sviluppo di microbi e batteri, ma devono essere indicati nell’INCI riportato sulla confezione. Dunque particolare attenzione a questi ingredienti, che andrebbero evitati:

  • Propylparaben;
  • Butylparaben;
  • Isopropylparaben;
  • Isobutylparaben;
  • Cyclotetrasiloxane;
  • Hydroxycinnamic acid (PCA);
  • Butyl hydroxyanisole (BHA);
  • Ethylhexyl methoxycinnamate;
  • Benzophenone-1;
  • Benzophenone-2;
  • Benzophenone-3;
  • Benzophenone-4;
  • Triclosan.

In base alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità tali sostanze dovrebbero essere gradualmente escluse dall’industria, già a partire dal 2020.

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