L'inquinamento luminoso che non ci fa più vedere le stelle e altera l'ambiente

Castore, Polluce, Vega. Dove sono finite le stelle che tanto hanno ispirato e indirizzato nei loro viaggi i popoli antichi? Da nessuna parte, sono sempre sopra di noi, splendenti nel cielo notturno ma coperte da un'enorme patina di luce. Parliamo dell'inquinamento luminoso e di tutti i danni che comporta all'uomo e alla Terra intera.

Nonostante l’assenza di nuvole, nebbia o problemi legati alla vista, capita spesso di alzare gli occhi al cielo di notte e non vedere nulla. Nessuna stella, né tantomeno le famose costellazioni che tanto hanno ispirato e indirizzato i nostri antenati in anni di Storia. Il motivo? L’inquinamento luminoso, ovvero la troppa (e inutile) quantità di luce presente nelle città e nei cieli di tutto il mondo.

Un problema troppo spesso sottovalutato (per alcuni probabilmente nuovo), ma allo stesso tempo estremamente dannoso per l’ambiente e per chi lo abita, nessuno escluso.

Come riportato dall’atlante mondiale dell’inquinamento luminoso pubblicato sulla rivista Science Advances (The new atlas of artificial night sky brightness), circa l’80% della popolazione a livello mondiale vive sotto un cielo contaminato dall’eccesso di illuminazione artificiale. Tanto che la famosa Via Lattea (la galassia a cui di fatto appartiene il nostro sistema solare e, quindi, anche la Terra) è invisibile a oltre un terzo delle persone.

Tra i diversi Paesi mondiali invasi da questo problema, poi, l’Italia detiene un triste primato. Con la percentuale più elevata di territorio inquinato dalla luce artificiale, nel nostro Paese le meraviglie del cielo notturno sono off limits per ben otto italiani su dieci. Un numero decisamente troppo elevato.

Vediamo, quindi, quali sono le cause dell’inquinamento luminoso, quali effetti negativi comporta e come è possibile combatterlo.

La definizione di inquinamento luminoso

Quando si parla di inquinamento luminoso si intende una qualunque immissione di luce artificiale da parte dell’uomo, che va ad alterare la quantità naturale di luce presente di notte nell’ambiente esterno, ovvero un inquinamento della luce naturale prodotto dalla luce artificiale.

Secondo la definizione legislativa viene qualificato come “ogni irradiazione di luce diretta al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata, e in particolare verso la volta celeste“.

Per semplificare, quindi, si può dire che queste alterazioni sono causate dall’insieme di tutte quelle luci (generalmente al neon) che vengono puntate verso il cielo o che, più semplicemente, illuminano le città durante la notte in modo più eccessivo del dovuto o di quanto necessario, ostacolando e coprendo la vista verso ciò che “abita” il cielo.

L’inquinamento luminoso, infatti, si compone di quattro elementi che possono coesistere e sovrapporsi tra loro (aumentando il problema):

  • bagliore urbano del cielo: ovvero la luminosità del cielo al di sopra delle zone abitative causata dalle luci della città stessa;
  • sconfinamento luminoso: che “raggruppa” tutta la luce che cade oltre i punti in cui dovrebbe essere destinata. Un esempio possono essere i lampioni, che illuminano vaste aree di strada o addirittura verso il cielo (soprattutto quando vengono progettati e indirizzati male);
  • caos luminoso: consiste dell’insieme delle luci poste in modo confuso ed eccessivo, solitamente nelle aeree urbane, e che creano una sorta di patina luminosa o bagliori che ricoprono l’intera superficie circostante;
  • sovra illuminazione: si tratta della luminosità eccessiva e che provoca un disagio alla vista. Un esempio è rappresentato dai fari abbaglianti della macchina.

Una forma di inquinamento silenziosa e sottovalutata, ma che si diffonde in modo penetrante e subdolo anche in quelle zone in cui la presenza dell’uomo è ridotta o assente. E dove la luce artificiale è lontana centinaia di chilometri.

Le cause dell’inquinamento luminoso

Le cause, come visto, possono essere diverse ma tutte legate alla comodità e necessità dell’uomo (e all’abuso dei mezzi per soddisfarle).

Tra queste, però, quella che principalmente influisce ad alimentare l’inquinamento luminoso è rappresentata dalle emissioni di impianti (per lo più pubblici) di illuminazione esterna e non a norma.

Parliamo dei lampioni, dell’illuminazione degli edifici, dei parcheggi, dei cartelloni pubblicitari, delle vetrine dei negozi, dei centri commerciali, delle industrie o degli impianti sportivi.

Ma anche degli smartphone, dei tablet o altri dispositivi tecnologici e più in generale di tutti quegli strumenti o impianti che oltre a emettere la luce funzionale alla visione notturna, ne disperdono una buona parte anche in altre direzioni.

A questo proposito, l’impiego delle lampade a led sempre più diffuso nell’illuminazione pubblica per i suoi bassi consumi e per il risparmio energetico, è un elemento estremamente impattante a livello di inquinamento. Un controsenso dovuto alla composizione di questo tipo di lampade.

La luce utilizzata, infatti, presenta forti componenti bianco-blu, che si diffondono molto più facilmente con le molecole dell’atmosfera rispetto, invece, alla classica luce gialla dei sistemi di illuminazione al sodio alta pressione.

Se da un lato, quindi, il risparmio è maggiore dall’altro anche l’inquinamento luminoso è maggiore, sia in prossimità della fonte luminosa diretta, sia a decine di chilometri di distanza. Portando a tutta una serie di danni per l’uomo, per gli animali e per l’ambiente.

Inquinamento luminoso: le conseguenze

La prima, senza dubbio, è la trasformazione che la disponibilità h24 di luce artificiale ha portato nella vita di ognuno. Più luce equivale a più tempo per lavorare o per svagarsi. Utile, forse, dannoso di certo: e il motivo è molto semplice.

Il naturale susseguirsi del giorno e della notte regola la nostra vita e il funzionamento del corpo (per esempio dell’attività cardiaca). Sia dell’uomo che di molte altre specie animali e, più in generale, di interi ecosistemi.
Di fatto, quindi, l’inquinamento luminoso risulta essere estremamente dannoso per tutti gli esseri viventi, nessuno escluso.

Un problema diffuso

Le piante, per esempio, risentono di questo problema alterando i loro processi di fioritura. A cause dell’esposizione forzata alla luce, fioriscono in tempi non corretti, portando alla morte dei fiori stessi, con conseguenze anche nell’attività di impollinazione da parte degli insetti, che si riduce drasticamente.

Insetti che, oltretutto, vengono sterminati, bruciati dalle lampadine, dai lampioni o dai fari delle auto.

Ma non solo. Moltissimi altri animali, infatti, subiscono inermi gli effetti negativi dell’inquinamento luminoso. Si pensi solamente alle creature della notte, come i pipistrelli: avendo un apparato visivo adatto alla vista in stato di buio, la luce notturna diventa un impedimento alla caccia e, quindi, alla possibilità di nutrirsi.

O ancora le falene, che impostano la loro rotta migratoria basandosi sulla luna e sulle stelle più visibili e luminose.

Problemi che, però, non risparmiano anche gli animali diurni che anticipano i loro canti o le loro normali funzioni vitali.

Gli uccelli, per esempio, volano verso i fari ingannati dalla luce o le tartarughe marine scambiano le luci artificiali per l’alba e ne vengono disorientate, come se non ricordassero più ciò che conoscono per natura. E tutto per colpa delle luci artificiali.

Oltre al fatto, non meno importante, che un’importante conseguenza dell’inquinamento luminoso sugli animali è l’abbassamento dei livelli di melatonina, un ormone importantissimo per la loro salute e in particolare per le funzioni cognitive e riproduttive.

Danni che, compromettendo le specie animali più sensibili alla luce, possono generare gravi conseguenze a interi ecosistemi.

Inquinamento luminoso e salute

Ma non solo. L’impatto negativo dell’inquinamento luminoso non risparmia di certo l’ha generato e promosso giorno dopo giorno: gli esseri umani.

Ricollegandoci a quanto detto prima, infatti, l’alterazione della produzione di melatonina è un problema estremamente importante anche per l’uomo. Questa, infatti, così come per gli animali, funge da regolatore del nostro orologio biologico interno e scandisce i tempi del sonno, ma anche la produzione di ormoni, la rigenerazione cellulare, l’attività cerebrale e molte altre attività biologiche.

La secrezione di melatonina da parte della ghiandola pineale (posta nel cervello), viene regolata dalla luce. In particolare, questa ghiandola di giorno produce serotonina mentre la notte melatonina.

Nel momento in cui lo stimolo luminoso arriva alla retina, indipendentemente dalla fonte di origine, la produzione di melatonina si arresta (e come detto in precedenza è inclusa anche la luce di telefonini o tablet). E questo comporta diversi aspetti negativi.

La mancanza o carenza di melatonina, infatti, porta con sé vari problemi per l’organismo tra cui un vero e proprio disequilibrio a livello psicofisico che può favorire la comparsa di:

  • una maggior difficoltà di apprendimento;
  • problemi di memoria;
  • scarsa attenzione (in particolare alla guida);
  • sonnolenza;
  • abbassamento della normale temperatura corporea.

Ma anche patologie molto più gravi come:

  • stati depressivi;
  • tumori (al seno nelle donne, alla prostata negli uomini);
  • diabete;
  • malattie cardiovascolari;
  • obesità;
  • scompensi del sistema immunitario.

Appare chiaro, quindi, così come confermano anche diverse ricerche, quanto sia necessario e di primaria importanze ridurre l’illuminazione notturna, prima che sia troppo tardi per la nostra salute e per quella del pianeta intero.

Come combattere l’inquinamento luminoso

Attualmente, in Italia, non esiste una legge nazionale che regoli l’inquinamento luminoso. Esistono, però, dei regolamenti a livello regionale e apposite norme territoriali. Oltre ad una “Giornata Nazionale contro l’inquinamento luminoso” indetta dal 1993 (l’ultima è stata lo scorso 17 ottobre).

Questo, se da una parte rappresenta una nota positiva nella lotta contro questo tipo di inquinamento, dall’altra risulta essere un’azione un po’ debole, poiché influenzata dalla disponibilità economica e dalla sensibilità verso l’ambiente di chi governa la regione stessa.

Una delle regolamentazioni più efficaci in questa materia è la legge n. 17/2000 della regione Lombardia, secondo cui “salvo poche e ben determinate eccezioni, nessun corpo illuminante può inviare luce al di sopra del piano dell’orizzonte”.

In più, sempre in Lombardia, nel 1997 è nata CieloBuio-Coordinamento per la protezione del cielo notturno, un’associazione senza scopo di lucro per la tutela del cielo e dell’ambiente notturno, il cui scopo principale è quello di promuovere l’utilizzo di una tipologia di illuminazione eco-compatibile, cercando di sensibilizzare verso una cultura volta alla tutela e al rispetto della notte e del buio.

Una visione più ampia di tutto ciò che andrebbe fatto per ridurre l’inquinamento luminoso nei diversi territori, indipendentemente dal loro uso, poi, è data dal sito Save the Night in Europe, nel quale sono elencate tutta una serie di misure tecniche volte alla salvaguardia dell’ambiente notturno tra cui:

  • limitare l’emissione diretta verso l’alto degli apparecchi luminosi;
  • utilizzare solo lampade con maggiore efficienza disponibile a seconda dell’utilizzo per cui sono richieste;
  • rendere obbligatoria per qualsiasi installazione luminosa, la progettazione da parte di illuminotecnici professionisti;
  • applicare l’uso di riduttori di flusso o l’arresto della luce.

L’azione dei singoli

Disposizioni che, anche se andrebbero adottate e applicate a livello più alto, possono essere prese da esempio anche nel piccolo. Come? Per esempio rinunciando a tutto ciò che non è necessario.

Quello che serve, infatti, è una presa di coscienza del problema e l’azione piena e consapevole di ognuno:

  • evitando di tenere accese luce esterne durante la notte (nei giardini delle case o nei cortili);
  • prevedendo di spegnere le luci delle vetrine dei negozi;
  • limitando e utilizzando la luce notturna solo se strettamente necessario e comunque sempre dall’alto verso il basso.

Azioni su larga scala ma anche personali a tutela della propria salute generale e, in maniera più ampia, di quella di tutti gli esseri viventi del Pianeta.

Un atto dovuto per contrastare l’ennesima forma di inquinamento creata dall’uomo e che, oltre a danneggiare se stesso, intacca il benessere ogni forma vivente.

Iniziative, queste, volte a donare e donarsi la possibilità di vivere in salute e secondo i naturali ritmi con i quali si è stati creati, e godendo finalmente della possibilità di alzare gli occhi al cielo e vedere (davvero) la meraviglia di cui siamo parte.

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