Dove e perché si muore di più in Italia? La mappa italiana della mortalità

Un nuovo studio ha dimostrato che nelle zone con un alto tasso di inquinamento ambientale si muore di più a causa di tumori. Ecco cosa hanno scoperto i ricercatori e quali sono le zone con l'incidenza più alta.

In Italia non si muore ovunque nello stesso modo e la colpa è dell’inquinamento. A suggerirlo è una nuova ricerca condotta dall’Università di Bologna, l’Università di Bari e il CNR, che ha rilevato un tasso di mortalità superiore per i decessi legati a tumori in corrispondenza delle aree in cui l’inquinamento ambientale è più elevato. Questo nonostante le abitudini e gli stili di vita fossero generalmente più sani.

Finora, infatti, spiega lo studio dal titolo The spatial association between environmental pollution and long-term cancer mortality in Italy i cui risultati sono stati pubblicati su Science of the Total Environment, lo stile di vita e fattori casuali/genetici sono stati indicati come i responsabili della mortalità per cancro, che oggi è la seconda causa di morte al mondo dopo le malattie cardiovascolari: quasi 180.000 persone muoiono ogni anno di cancro in Italia. Nonostante una lieve flessione al Nord e dati stazionari nel Centro e nel Sud, 400.000 nuove diagnosi di tumori maligni si registrano annualmente, con un’incidenza di decessi di circa 3 morti ogni 1000 persone. Tra le cause principali sono state infatti individuate obesità, abitudini sedentarie, alcolismo e fumo.

Un numero sempre maggiore di prove, però, dimostrerebbe l’impatto dell’inquinamento ambientale sul tasso di mortalità dovuto ai tumori. Prove scientifiche che, dicono ancora i ricercatori, spesso non sono state accolte e seguite da governi e istituzioni, «che ancora non portano avanti la ricerca sulle connessioni ambientali del cancro».

La ricerca ha quindi analizzato i legami tra mortalità per cancro, fattori socio-economici e fonti di inquinamento ambientale in Italia, sia su scala regionale più ampia che provinciale, con un approccio di intelligenza artificiale.

Sulla rivista Scientific Data – Nature sarà pubblicato l’intero dataset decennale con i tassi di mortalità tumorale per tutti i comuni italiani, accessibile gratuitamente. I risultati già condivisi, però, mostrano chiaramente come

la mortalità per cancro non ha una distribuzione casuale o spaziale e supera la media nazionale soprattutto quando l’inquinamento ambientale è più elevato, nonostante abitudini di vita più sane.

Attraverso 35 variabili che corrispondono ad altrettante fonti ambientali di inquinamento, come l’uso di fertilizzanti azotati o arsenico, la densità dei veicoli o l’Indice di qualità dell’aria, i ricercatori hanno mostrato che la qualità dell’aria è al primo posto per importanza per quanto riguarda il tasso medio di mortalità per cancro, seguita dai siti da bonificare, dalle aree urbane e dalla densità dei veicoli a motore.

Quello che è emerso è che le regioni con un tasso relativamente alto di mortalità per cancro sono caratterizzate da un grado di inquinamento relativamente elevato nonostante un’incidenza relativamente bassa di fattori generalmente associati al rischio di cancro (ad esempio persone in sovrappeso e fumatori, persone a basso reddito e persone con un alto consumo di carne e basso consumo di frutta/verdura).

Anche a livello provinciale è emersa un’associazione spaziale significativa, confermando che, nella maggior parte dei casi, l’esposizione all’inquinamento ambientale in Italia incide sulla mortalità per cancro. La provincia con tasso di mortalità da tumore più alta nel periodo analizzato (2009-2018) è Lodi. Seguono Napoli, Bergamo, Pavia, Sondrio e Cremona. La prima provincia del Centro Italia si trova in 11esima posizione (Viterbo), la seconda in 18esima posizione (Roma). Al sud, oltre alla provincia di Napoli, solo quella di Caserta (all’ottavo posto) figura nelle prime 10 per mortalità da tumore.

Le evidenze – spiegano gli autori dello studio in un post sul profilo Instagram di Lifegate,

anche se preliminari, mostrano che le persone nelle regioni del Nord Italia, dove le sorgenti di inquinamento sono elevate, presentano un tasso di mortalità per cancro relativamente maggiore rispetto alle regioni meridionali, anche se perseguono un migliore stile di vita (fumano meno e sono meno in sovrappeso), hanno reddito più elevato, maggiore consumo di alimenti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale e una più facile accessibilità all’assistenza sanitaria.

Questo non ridimensiona il fatto che corrette abitudini e uno stile di via sano aiutino a ridurre il rischio di cancro, ma quello che lo studio sembra mostrare è che «vivere in un’area altamente inquinata può annullare i benefici che si ottengono con uno stile di vita sano e indurre lo sviluppo di tumori con una frequenza maggiore». È necessario, pertano, «un riordino della priorità della ricerca e della cura del cancro» in modo da rendere la riduzione e la prevenzione della contaminazione ambientale una priorità. Riconsiderare subito l’approccio della ricerca alla prevenzione e alla cura dei tumori è fondamentale perché, concludono i ricercatori,

i geni che ereditiamo e lo stile di vita che decidiamo o siamo costretti ad adottare possono essere le porte scorrevoli di una stazione verso la malattia o il benessere, ma la qualità dell’ambiente in cui viviamo è il treno dove trascorreremo il viaggio. Se il pullman è inquinato, i nostri sforzi per un viaggio confortevole potrebbero essere vani.

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