La storia di Giulia Tavilla, morta a 17 anni, e il significato del fiocchetto lilla

Si chiamava Giulia Tavilla, aveva 17 anni quando è morta prima di riuscire ad accedere a un centro per la cura dei disturbi alimentari: ora suo padre e altri genitori portano il fiocchetto lilla in tutta Italia perché non accada mai più.

“Mi manca quando eravamo leggeri. Io non l’ho mai più ritrovata quella leggerezza.”

Sono le parole contenute nella graphic novel La profezia dell’armadillo di ZeroCalcare: le pronuncia Camille, un’amica del protagonista malata di anoressia. Sono tanti i giovani e giovanissimi che, come Camille, devono affrontare questa malattia e se ne vanno in silenzio, mentre i loro cari si distruggono nell’impotenza di diversi fattori, in primis l’inaccessibilità delle cure. È quello che è accaduto a Giulia Tavilla, affetta da un disturbo del comportamento alimentare, e venuta a mancare il 15 marzo 2011 alla vigilia del suo ingresso in un istituto di cura.

La profezia dell'armadillo. Artist edition

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La profezia dell'armadillo è una graphic novel di ZeroCalcare che tratta del dramma dei disturbi alimentari: è commovente ma è priva di retorica, un'opera unica che riesce a far comprendere a tutti cosa sia l'anoressia.
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È come se Giulia non fosse morta per la sua bulimia, ma “per la lista d’attesa”. La sua storia viene raccontata, a nove anni di distanza, come monito, quotidianamente, da suo padre Stefano Tavilla, che ha creato un’associazione, “Mi nutro di vita”, in modo che i genitori dei giovani affetti da disturbi alimentari possano fare squadra, prevenzione, possano creare una rete di solidarietà. Giulia Tavilla aveva la bulimia: l’aveva riconosciuta, aveva accettato di farsi curare, grazie anche al sostegno della sua famiglia. E allora cos’è mancato? Il tempo con lei è stato tiranno: è morta poco prima di entrare in una struttura che fosse idonea a contrastare il suo disturbo.

Non può, non deve capitare ad altri – scrive papà Stefano sul sito della sua associazione – La morte di mia figlia deve servire a tutte le persone e le famiglie che vivono un dramma di questo genere. Il dramma di vedere chi ami che piano piano si spegne, non ride più, non mangia o vomita. Non accetta di farsi curare e a te resta la sensazione di non aver fatto abbastanza. Lei non ce l’ha fatta, ma non ci devono essere altri figli che muoiono quando potevano essere salvati.

A un mese di distanza dalla morte di Giulia Tavilla, Stefano si è quindi attivato nella speranza di salvare le vite dei figli degli altri. È nata quindi la sua associazione e delle iniziative di sensibilizzazione: Stefano non è solo, perché oltre ai suoi soci, esistono oltre 60 associazioni come la sua sul suolo italiano, come lui stesso ha spiegato a UnoMattina nella puntata del 19 febbraio 2020. Cosa fanno queste associazioni: chiedono che i disturbi alimentari vengano considerati malattie a se stanti, affinché tutte le Regioni prevedano i livelli essenziali di assistenza. E si autotassano, per sostenersi gli uni con gli altri nei pellegrinaggi alla ricerca di strutture curative per i loro cari. E hanno un simbolo per la loro lotta, il fiocchetto lilla.

Giulia se n’è andata il 15 marzo 2011 – dice Stefano in un video della sua associazione . Da allora io, insieme a tanti altri, abbiamo adottato questo simbolo, il fiocchetto lilla, come simbolo di unità di intenti che ci aiuta a combattere i pregiudizi, l’ignoranza che circonda i disturbi del comportamento alimentare. Noi tutti insieme chiediamo una nuova cultura, una cultura di rispetto per chi soffre di queste malattie e soprattutto chiediamo cure, cure accessibili e possibili a tutti, e in tutta Italia. E a oggi questo purtroppo non è ancora possibile.

Il video è del 2015, ma come ha rimarcato lo stesso Stefano a UnoMattina, nulla è cambiato, tanto che papà Stefano è costretto a ricordare in trasmissione come i disturbi alimentari causino circa 3500 decessi all’anno. Il fiocchetto viola – che è nato in America con le stesse finalità che conosciamo in Italia – è diventato un simbolo di speranza e di prevenzione: è attraverso la prevenzione che Stefano e i genitori come lui si muovono per cambiare le cose.

In Italia c’è da alcuni anni una Giornata Lilla (ideata per la prima volta proprio dall’associazione di Stefano), che solo nel 2019 è stata ufficializzata dalle istituzioni. In molti luoghi dello Stivale sono previste, nella giornata del 15 marzo, diverse iniziative in cui si condividono gli scopi perseguiti da “Mi nutro di vita” e le altre associazioni simili. Nella speranza di non dover più raccontare storie come quella di Giulia Tavilla o di Camille, perché questi drammi non si consumino più.

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