Boxe femminile: le ragazze picchiano duro
Altro che "roba da uomini", la boxe femminile sta prendendo sempre più piede, che si scelga di praticarlo a livello amatoriale o come professioniste.
Altro che "roba da uomini", la boxe femminile sta prendendo sempre più piede, che si scelga di praticarlo a livello amatoriale o come professioniste.
Mentre c’è ancora chi si ostina a voler per forza dividere il mondo in “rosa e azzurro”, abbinando a ogni genere l’attività giusta da fare, donne come Laila Alì (cognome importante, carriera pure), Mary Kom o Claressa Shield smentiscono in pieno cliché e stereotipi. Eccellendo in uno sport considerato da sempre “maschile”, perché fisico, a tratti violento, tutto muscoli e potenza.
Ma chi ha detto che una donna non possa essere un’ottima boxeur? Leviamoci dalla testa l’idea che le “signorine” temano per il loro bel visino, gli esempi che abbiamo poc’anzi citato sono la dimostrazione lampante che si possa essere bellissime e piene di grinta al tempo stesso, e che prendere un pugno in piena faccia non spaventi affatto.
Che piaccia o no agli uomini che vedevano il pugilato come loro prerogativa esclusiva e avevano in Rocky Balboa il mito di una vita, la boxe femminile è sempre più in crescita; lo dicono i numeri, lo dicono le tante donne che affollano le palestre e i ring, anche senza nessuna velleità di diventare le campionesse del mondo ma desiderose di imparare uno sport, cosiddetto “nobile”, che sia completo e possa dare anche la possibilità di imparare a difendersi.
Secondo la Federazione pugilistica italiana sono circa un milione le donne che praticano pugilato amatoriale, il 15% in più rispetto allo scorso anno. Nel 2007 erano appena 1500 (un terzo fra Roma e Milano), 200 erano quelle che combattevano a livello agonistico. Ad appassionarsi sono soprattutto le giovanissime, le ragazze tra i 14 e i 15 anni, anche se persino le donne più adulte possono trarre giovamento dalla disciplina.
La boxe, infatti, aiuta a raggiungere un notevole benessere psico – fisico, fornendo un allenamento sicuramente di grande impatto, con salti, corda, addominali, cui si uniscono, ovviamente, le tecniche per imparare a dare diretti, ganci o montanti. Parliamo di un allenamento completo che unisce un lavoro di rafforzamento muscolare a uno cardio, mirato a bruciare i grassi.
Durante l’allenamento viene richiesta sempre la massima concentrazione, stimolando così il livello di attenzione; il circuito cardiovascolare lavora a pieno ritmo, e viene stimolato al massimo anche il sistema endocrino (ormonale) che regola metabolismo e sonno, aiutando così a bruciare di più e a dormire meglio.
La parte inferiore del corpo lavora in maniera aerobica, grazie agli spostamenti sulle gambe, continui ma non veloci, mentre per quanto riguarda la parte superiore si punta a potenza e rapidità. Il risultato è un fisico definito, ma armonioso. A questo si aggiunge il fatto di imparare una tecnica di autodifesa, che è molto importante per le donne.
Se però non vi immaginate proprio a tirare pugni a uno sparring partner, ci sono alcune variante di boxe femminile che potrebbero essere di vostro gradimento.
Queste sono alcune delle varianti più comuni della “nobile arte”.
In questa disciplina non c’è contatto con l’avversario; una lezione dura generalmente dai 60 ai 90 minuti, e comprende la corda, percorsi a ostacoli e serie di addominali, cui si aggiungono mezz’ora circa di lavoro al sacco e circa venti minuti di stretching. Sviluppa forza, resistenza e velocità, ma per portare benefici deve essere fatto almeno tre volte a settimana.
Questa arte marziale è nata in America, e combina pugni e calci. Una lezione normale include un lavoro di riscaldamento aerobico, poi tecniche di combattimento e infine un match, defaticamento e stretching.
Questa disciplina mette insieme l’aerobica, le arti marziali (pugni e calci) e i sacchi a base mobile (partono da terra e non dal soffitto come quelli tradizionali). L’allenamento è generalmente a tempo di musica e dura 60 minuti: dopo il riscaldamento, si ha una fase centrale al sacco, dove si imparano le tecniche di calci e pugni, ma non c’è mai contatto tra le persone. Questo sport aiuta a bruciare dalle 300 alle 400 calorie.
Sfogliate la gallery per conoscere alcune delle donne più famose della boxe femminile.
Figlia del grande campione Muhammad Alì, un tempo noto come Cassius Clay, è stata campionessa mondiale dei supermedi nel 2002, rimanendo imbattuta fino al suo ritiro dal ring, nel 2007, e vincendo 24 incontri da professionisti, di cui con 21 per K.O. Fra i nove figli del campione, è l’unica ad avere ereditato la passione per la boxe dal padre.
Avvicinata al pugilato dal padre, Bo Shields, che aveva gareggiato in questo sport, ha iniziato la propria carriera a soli 11 anni, alla Berston Field House di Flint, dove ha incontrato il suo allenatore, Jason Crutchfield.
Ha detenuto un record di imbattibilità di 25 vittorie consecutive, vincendo anche una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra nel 2012, anno in cui il pugilato femminile ha fatto il proprio debutto. Ha bissato il successo a Rio quattro anni dopo.
La pugile indiana ha iniziato nel 1998, a soli 15 anni, per poi debuttare nel 2001 nel campionato mondiale femminile di boxe. Il padre non è stato d’accordo con la scelta della figlia per lungo tempo, ritenendo che la boxe potesse sfigurarle il viso e impedire di trovare un marito.
Dopo essersi sposata ed essersi presa un paio d’anni per la maternità, ha vinto un bronzo alle Olimpiadi di Londra.
Giovanissima, l’atleta delle Fiamme Gialle ha vinto la prima medaglia europea a 14 anni, il bronzo europeo in Polonia nel 2012.
Nel maggio 2015, a soli 17 anni, conquista la medaglia d’oro in Taiwan ai mondiali femminili juniores, nella categoria 57 kg Youth, e anche il premio come miglior pugile del mondiale. Nell’agosto dello stesso anno si laurea campionessa europea di pugilato, sempre nella categoria Youth.
È stata la prima pugile italiana a disputare un’Olimpiade, a Rio nel 2016, uscendo dai quarti.
Nell’agosto del 2019 si è laureata campionessa europea nella categoria 57 kg (pesi piuma) sconfiggendo nella finale dei campionati continentali, svolti ad Alcobendas, in Spagna, l’inglese Karriss Artingstall con verdetto unanime.
L’atleta forlivese è stata campionessa europea dei pesi Mosca EBU nel 2007-2013-2014, campionessa mondiale dei pesi Mosca WBC negli anni 2008-2009-2010-2011 e campionessa mondiale pesi supermosca IBF negli anni 2011-2012.
Anche se la conosciamo principalmente per essere la compagna di dj Fabo, morto nel 2017 dopo essersi recato in Svizzera per ricevere l’eutanasia, Valeria è anche una campionessa di pugilato: in particolare, è campionessa del mondo pro di kickboxing, e due volte campionessa italiana di pugilato. Ha vinto un bronzo agli europei di boxe 2006 con la Nazionale femminile, è riuscita a vincere il titolo europeo Ebu.
Persino in un tempo in cui le donne erano considerate solo come “gli angeli del focolare domestico” c’era qualche coraggiosa che sfidava le regole; come l’inglese Elizabeth Wilkinson, nata nei sobborghi operai di Londra e che può essere considerata una vera e propria “pugile di strada”, dato che il suo primo incontro, nel 1722, ebbe luogo dopo che Elizabeth lanciò una sfida ad Hannah Hyfield del Newgate Market. Pare che sposò il pugile James Stokes e che, archiviata la carriera da boxeur, diventò allenatrice.
Nonostante andasse contro gli stereotipi del tempo, Elizabeth non fu condannata dalla società dei suoi contemporanei, che anzi la celebrarono.
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