Con un sì puoi salvare 7 vite: 4 modi per scegliere di donare gli organi
Dichiarando la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti si possono salvare fino a 7 vite: ecco come fare.
Dichiarando la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti si possono salvare fino a 7 vite: ecco come fare.
In Italia si fanno in media oltre 3.000 trapianti di organi ogni anno, un numero però ancora insufficiente per soddisfare una richiesta di cura ben più alta: sono infatti 9.000 i pazienti in attesa di un organo nel nostro Paese. Il modo per intervenire in questa situazione è solo uno: aumentare i consensi alla donazione e al trapianto degli organi.
Per ogni persona che dà il suo consenso alla donazione e al trapianto degli organi si possono salvare fino a 7 vite. In occasione della Giornata mondiale per la Donazione e il Trapianto di organi e tessuti, che si celebra ogni anno l’11 aprile, l’obiettivo principale è quello di fare informazione e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, ribadendo l’importanza di dichiarare la propria volontà sulla donazione.
I dati offerti dal Ministero della Salute, inerenti all’anno 2020 e aggiornati al febbraio 2021, ci dicono che nel nostro Paese i donatori di organi sono 1.531 (deceduti e viventi), a cui si aggiungono 9.564 donatori di tessuti e 288 donatori di cellule staminali emopoietiche (iscritti al registro IBMDT – Registro italiano donatori midollo osseo). I donatori viventi sono in tutto 295.
Per quanto riguarda i trapianti effettuati, sono 3.441 quelli di organi – di cui 295 da persone viventi – 13.790 di tessuti e 875 di cellule staminali emopoietiche da donatori non familiari. I trapianti pediatrici sono invece 133.
Nell’anno 2020 in totale sono stati 45.054 i pazienti seguiti al follow-up post trapianto di organo e 4.144 i pazienti entrati in lista.
Si contano poi 1.962.510 dichiarazioni di volontà registrate nel SIT – Sistema Informativo Trapianti nell’anno 2020, a cui si aggiungono 20.960 nuovi donatori iscritti nel Registro italiano dei donatori del midollo osseo (IBMDT).
Per diventare un donatore è molto semplice: basta dichiarare la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti. E qui di seguito vi illustriamo i 4 modi per farlo.
Come abbiamo visto, è possibile donare organi dopo la nostra morte ma lo si può fare anche in vita, ad esempio per le cellule staminali emopoietiche, un rene o una porzione del fegato (anche su questo aspetto, torneremo più nel dettaglio a breve).
Come riporta il sito ufficiale del Ministero della Salute, nel caso in cui una persona defunta non si sia espressa in merito alla questione durante la sua vita, la donazione può avvenire solo se i familiari aventi diritto – coniuge non separato, convivente more uxorio, figli maggiorenni e genitori – non si oppongono.
Per dichiarare la propria volontà è necessario aver compiuto 18 anni ed è possibile cambiare idea in qualsiasi momento: ai fini della donazione, infatti, è sempre valida l’ultima dichiarazione resa in ordine temporale.
Non ci sono dei veri e propri limiti di età per la donazione di organi: oggi si è in grado di utilizzare organi che fino a qualche anno fa non sarebbero mai stati prelevati a scopo di trapianto.
Come riporta in modo chiaro il profilo Instagram del Centro Nazionale Trapianti (CNT), l’organismo tecnico-scientifico preposto al coordinamento della Rete Nazionale Trapianti, sono quattro i modi per esprimere il proprio consenso:
Va ricordato che la donazione è sempre gratuita ed anonima e regolata da una serie di norme poste a tutela del donatore e del ricevente, dal punto di vista medico, etico e legale, come riporta il sito del Ministero della Salute:
Si tratta di norme di diversa natura che hanno tuttavia un unico obiettivo comune: rendere più consapevole la scelta di chi intende esprimersi a favore della donazione, garantire il rispetto della volontà espressa e, nel caso della donazione da vivente, tutelare la salute psico-fisica del donatore.
Dopo la morte è possibile donare i seguenti organi: cuore, reni, fegato, polmoni, pancreas e intestino.
Per quanto riguarda i tessuti, invece: pelle, ossa, tendini, cartilagine, cornee, valvole cardiache e vasi sanguigni.
Dal 2012 è consentito anche il trapianto parziale tra persone viventi di polmone, pancreas e intestino. Queste ultime tipologie di donazione non si sono ancora però svolte in Italia.
Se il donatore è vivente, gli organi che si possono donare sono solo il rene e una parte del fegato (con un’operazione chiamata “split”), mentre per i tessuti si parla di: midollo osseo, cute, placenta, segmenti osteo-tendinei, cordone ombelicale.
Tutte le persone assistite dal Servizio Sanitario Nazionale che sono state valutate clinicamente idonee al trapianto dal centro presso cui hanno deciso di afferire, possono ricevere un trapianto. Verranno pertanto iscritte in lista di attesa.
La valutazione dei criteri di idoneità di un paziente si basano su precise indicazioni nazionali condivise dai centri trapianto.
L’assegnazione degli organi avviene poi sulla base di un algoritmo che riflette diversi parametri, tra cui lo stato di gravità della patologia per la quale si necessita il trapianto, la compatibilità, il gruppo sanguigno, l’età e il tempo di attesa in lista.
Il numero di iscrizioni consentite a ogni singolo paziente può variare a seconda della tipologia di trapianto a cui è necessario sottoporsi. Per il trapianto di rene è possibile iscriversi in due liste diverse – una nella regione di residenza e l’altra in un centro a libera scelta – per le altre tipologie di trapianto (fegato, cuore, polmone, pancreas, intestino) è consentita una sola iscrizione in uno dei centri trapianto presenti sul territorio nazionale.
Per i pazienti pediatrici, essendo in numero minore, vi è un’unica lista di attesa che viene gestita a livello nazionale dal Centro Nazionale Trapianti e che procede anche all’assegnazione degli organi ai piccoli pazienti.
La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto importanti sui sistemi sanitari dei vari Paesi del mondo, provocando un inevitabile allentamento di tutte le prestazioni sanitarie non direttamente collegate alla cura dei malati affetti da Covid-19. Tra i settori toccati vi è anche quello dei trapianti poiché è nelle rianimazioni e terapie intensive – i reparti più sotto pressione durante la pandemia – che inizia il processo di donazione.
La situazione in Europa da questo punto di vista è piuttosto grave. Sono infatti diminuiti molto le donazioni e i trapianti nel vecchio continente nello scorso anno. Come ci mostrano dall’infografica, le Autorità Competenti Nazionali al Centro Nazionale Trapianti, i Paesi che fanno registrare un saldo peggiore sono Spagna e Francia, rispettivamente con un calo delle donazioni del 20.5% e del 21.7% e, conseguentemente, degli interventi (-18.8% e -25.1%). Si tratta dei due Paesi europei che negli scorsi anni raggiungevano i numeri più alti nelle attività di procurement e trapianto, arrivando a superare in entrambi i casi i 5.000 interventi l’anno.
In Italia, il saldo è decisamente inferiore: si registra infatti una contrazione del 4% per i donatori e dell’8.8% per gli interventi. È il Regno Unito a contenere maggiormente il calo rispetto al 2019, registrando un calo dell’1.2% per le donazione e del 4.8% per i trapianti.
Per quanto riguarda le operazioni di donazioni e trapianti in periodo di pandemia, il Centro Nazionale Trapianti ha disposto sin dai primi giorni dell’emergenza il rafforzamento della sorveglianza infettivologica per evitare la trasmissione del nuovo Coronavirus da donatore a ricevente. Sebbene, infatti, a oggi non siano state documentate trasmissioni di SARS‐CoV‐2 attraverso la donazione di organi e tessuti – e il rischio di trasmissione non sia attualmente noto – le indicazioni disposte dal CNT prevedono di eseguire test specifici su tutti i donatori deceduti segnalati nelle rianimazioni e terapie intensive del nostro Paese.
Qui è possibile ottenere maggiori e più dettagliate informazioni sul tema specifico.
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