Soffrire di colon irritabile è tutt’altro che raro, anzi: solo in Italia, secondo Auxologico, ne soffre una persona su cinque, soprattutto donne.

Chiamato molto spesso, ma in maniera impropria, colite, il problema, nei suoi casi più gravi, può condizionare profondamente la quotidianità di chi lo ha. Ma come riconoscerlo?

Sindrome del colon irritabile: cos’è?

La sindrome del colon irritabile può essere descritta come una sensazione di fastidio o di dolore addominale, che migliora dopo ogni evacuazione; può essere associata a stipsi, a diarrea, oppure a un’alternanza delle due, e come detto influenza negativamente la vita di chi ne soffre, che riferisce spesso di essere molto debole e affaticato.

Generalmente la sindrome ha carattere cronico, e le riacutizzazioni del fenomeno coincidono con eventi stressanti, sia a livello fisico – come operazioni chirurgiche, ad esempio – che a livello psichico – lutti, separazioni.

Le cause sono piuttosto difficili da indicare, proprio perché non esiste un singolo fattore scatenante; può infatti dipendere da fattori psico-sociali, cognitivi ed emotivi, ma anche da fattori biologici, come la predisposizione individuale ad avere alterazioni della motilità del tratto digestivo o la sensibilità verso il dolore.

Spesso anche intolleranze e allergie alimentari concorrono al problema, così come l’uso frequente di farmaci, e lo stress.

Colon irritabile: i sintomi

Il colon irritabile presenta sintomi tipici, che sono:

  • gonfiore e dolore addominale;
  • meteorismo;
  • crampi;
  • stipsi, diarrea o alternanza di entrambi.

Perché si parli di sindrome del colon irritabile però è necessario che i sintomi si presentino almeno tre giorni al mese, per circa sei mesi.

Colon irritabile: dieta e cosa mangiare

Per tenere sotto controllo il colon irritabile è molto importante prestare attenzione alla propria alimentazione, evitando soprattutto alcuni cibi che potrebbero peggiorare i sintomi. In particolare, sarebbe meglio consumare con moderazione latte e latticini, dolcificanti come sorbitolo o fruttosio, marmellata, frutta come pesche, prugne, uva, pere, verdure come carciofi, cipolla, cavoli, rucola e cetrioli; attenzione anche a legumi e patate, mentre è assolutamente meglio limitare l’assunzione di spezie, dadi, alimenti concentrati, tè e caffè, bevande gassate, cibi in scatola e carne conservata.

Di contro, è importante consumare fibre se si soffre di stipsi, ricordando però che talvolta potrebbero persino aumentare il dolore, e soprattutto bere molto. Ok quindi a frutta e verdura, pane e cereali integrali, che possono aiutare il colon a rimanere un po’ più “disteso” rendendo le feci più umide.

Diversamente, se il problema si presenta con diarrea è meglio ridurre il consumo di fibre, continuando però a idratarsi molto.

Ci sono poi alcuni piccoli accorgimenti che possono essere tenuti per migliorare la situazione, ad esempio:

  • mangiare lentamente;
  • mangiare poco e frequentemente;
  • ridurre l’apporto di cibi grassi, lattosio e alimenti che aumentano il meteorismo;
  • tenere un diario alimentare.

Rimedi e cure per il colon irritabile

Se rileviamo i sintomi del colon irritabile è opportuno parlare con il proprio medico, che potrebbe prescriverci un esame di feci e sangue; dopo i 50 anni, invece, è bene sottoporsi a colonscopia, un esame che consente di “guardare” l’intero intestino e di prelevarne dei campioni.

Proprio perché non ci sono cause ben definite, non esiste neppure una cura certa e unica, ma è sicuramente bene intervenire direttamente sui sintomi, modificando il proprio stile di vita e le proprie abitudini, soprattutto quelle alimentari. Bene quindi fare attività fisica, anche solo una passeggiata veloce di mezz’ora al giorno, coprirsi in maniera adeguata per proteggersi dagli sbalzi di temperatura, assumere probiotici per tenere sotto controllo l’infiammazione.

Per quanto riguarda i farmaci, essi devono essere assunti solo dietro prescrizione medica, analizzando il quadro clinico del paziente, sia che si tratti di spasmolitici che di antidepressivi: i primi regolano l’attività della muscolatura intestinale, mentre i secondi agiscono sulla componente neurologica della patologia.

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