Che caratteristiche hanno le persone morte di Covid-19 in Italia finora
Se n'è fatto un gran parlare, ma finalmente un report coordinato dall'ISS rivela quali sono le effettive caratteristiche dei morti causati dal Covid in questo anno e mezzo.
Se n'è fatto un gran parlare, ma finalmente un report coordinato dall'ISS rivela quali sono le effettive caratteristiche dei morti causati dal Covid in questo anno e mezzo.
“Avevano patologie pregresse”, “Erano anziani”; da quando è iniziata la pandemia di Covid-19, ormai un anno e mezzo fa, sono state spese tante parole sul virus e sulle persone morte a causa sua, e queste sono frasi che, purtroppo, abbiamo ascoltato o letto molto spesso.
Oltre 127 mila, solo nel nostro Paese, le persone scomparse per l’infezione da SARS-Cov-2, mentre a livello globale si oltrepassano i 4 milioni, secondo i dati forniti dal Ministero della Salute.
Ma quanto c’è di vero in quelle frasi, così inflazionate, per descrivere i morti da Covid? Un report, coordinato da Sorveglianza Integrata COVID-19 e Istituto Superiore di Sanità, descrive le caratteristiche di 127.044 pazienti deceduti e positivi al virus, a partire dai dati anagrafici, fino alla presenza di patologie che possono aver contribuito a peggiorare in maniera irreversibile il loro quadro clinico. L’analisi si basa sui dati, raccolti tramite la piattaforma web covid-19.iss.it, contenuti nelle cartelle cliniche e nelle schede di morte ISTAT in cui sono esplicitate le cause di decesso di questi pazienti.
Secondo il report, la media dei età dei pazienti deceduti e positivi è di 80 anni, e l’età mediana dei pazienti deceduti positivi è più alta di oltre 35 anni rispetto a quelli che hanno contratto l’infezione (l’età mediana dei pazienti deceduti è di 82 anni, quella dei pazienti con infezione 46 anni).
Le donne decedute (55,247, ovvero il 43,5%) hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 85 anni – uomini 80 anni), e solo nella fascia di età oltre i 90 anni il numero di decessi femminili è superiore a quello maschile, anche perché la popolazione italiana che supera quell’età è composta per il circa il 72% di donne.
A partire dalla terza settimana di febbraio 2020 (il primo decesso è datato 21 febbraio), l’età media dei decessi è andata aumentando fino agli 85 anni della prima settimana di luglio 2020, per poi calare leggermente; ulteriore calo nell’età anagrafica si è registrato a partire dai mesi di febbraio-marzo 2021 (80 anni nella seconda settimana di febbraio 2021), fino a raggiungere i 74 anni della prima settimana di luglio 2021, diventati 72 nella seconda. A incidere sulla diminuzione dell’età dei morti per Covid il tasso più alto di vaccinazioni effettuato sulla popolazione anziana, che ha garantito loro maggior protezione.
Al 21 luglio 2021 sono 1.479, ovvero l’1,2%, i pazienti deceduti positivi di età inferiore ai 50 anni. Nel dettaglio, 355 di questi avevano meno di 40 anni (221 uomini e 134 donne con età compresa tra 0 e 39 anni); di 105 pazienti di età inferiore a 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche; degli altri, 206 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 44 non avevano patologie di rilievo diagnosticate.
Il dato sull’esistenza di patologie preesistenti è stato ottenuto da un campione di 7.681 deceduti, dei quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche, inviate all’ISS dagli ospedali secondo tempistiche diverse; per questo il campione è di tipo opportunistico, ossia rappresenta solo i decessi in soggetti che hanno avuto necessità del ricovero, e le Regioni sono rappresentate cercando di conservare una proporzionalità rispetto al numero di decessi. Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,7.
Nel complesso, 226 pazienti (il 2,9% del campione) presentavano 0 patologie, 884 (11,5%) presentavano 1 patologia, 1.393 (18,1%) presentavano 2 patologie e 5.178 (67,4%) presentavano 3 o più patologie.
In media, sono state osservate 3,8 nelle donne, e di 3,6 negli uomini.
Fra le complicanze più frequenti risultano:
Patologie come cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus, ipertensione arteriosa, demenza, aumentano con le età, mentre diminuiscono, con l’avanzare dell’età, le patologie per cui è necessaria la dialisi, di infezione da HIV e di obesità; per diabete, BPCO e tumore si riscontra una diminuzione solo nell’ultima fascia di età presa in esame, quella degli over 80.
Per quanto riguarda il numero di patologie, la prevalenza di coloro che hanno 3 o più patologie aumenta con le età. In generale, le complicanze non respiratorie sono più facilmente osservabili nei morti di età inferiore ai 70 anni, a indicare che, nei soggetti più giovani, ci sono meno patologie croniche ma più complicanze respiratorie e non respiratorie dell’infezione.
Quanto tempo è passato dalla data di insorgenza dei sintomi alla data del decesso? Il report parla di una media di 13 giorni: tra il giorno dell’insorgenza dei sintomi e quello del ricovero in ospedale sono passati 5 giorni, e dal ricovero al decesso altri 8. Il tempo fra ricovero in ospedale e decesso risulta essere più lungo di 5 giorni nei pazienti trasferiti in rianimazione.
Val la pena osservare anche come i morti della seconda ondata epidemica (ottobre 2020 – luglio 2021) siano stati caratterizzati da una maggiore complessità clinica, con un numero più alto di comorbosità e di complicazione, su tutte danno renale acuto e sovrainfezione. Anche rispetto all’uso dei farmaci si notano delle differenze, con un minor uso di antivirali e tocilizumab e un maggior uso di steroidi nei pazienti deceduti nella seconda ondata.
Vengono classificati in questo modo, come si legge nel report, “tutti i decessi con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 documentata dopo 14 giorni dal completamento del ciclo vaccinale (quindi 14 giorni dal completamento della seconda dose per i vaccini Pfizer-BioNtech, Moderna e AstraZeneca (Vaxzevria) o 14 giorni dalla somministrazione dell’unica dose per il vaccino Janssen/Johnson&Johnson). Questa definizione è in linea con quanto suggerito dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) negli Stati Uniti. Un ciclo vaccinale completo non garantisce comunque una efficacia vaccinale del 100%. Infatti, gli studi clinici controllati hanno evidenziato una efficacia vaccinale dei vaccini in uso in Italia con valori tra l’88 e il 97% (“Epidemia COVID-19. Aggiornamento nazionale 21 luglio 2021”)“.
Fino al 21 luglio 2021 si sono registrati 423 decessi in vaccinati che hanno completato il ciclo di vaccinazione, una cifra che rappresenta l’1,2% di tutti i decessi SARS-COV-2 positivi avvenuti nel periodo dal 1° febbraio 2021 – scelta come data indice perché corrisponde alle cinque settimane necessarie per il completamento del ciclo vaccinale a partire dall’inizio della campagna vaccinale, avvenuto il 27 dicembre 2020 – alla data presa in esame.
Al 21 luglio erano 22.129.193 le persone vaccinate con ciclo completo. Rispetto alla totalità dei decessi l’età media del campione preso in esame con ciclo vaccinale completo – parliamo di 70 cartelle cliniche dei 423 decessi SARS-COV-2 positivi avvenuti fino al 21 luglio 2021 – è decisamente elevata (88,6), mentre il numero medio di patologie osservate in questo gruppo di decessi è di 5,0. Insufficienza respiratoria acuta e sovrainfezioni sono le complicanze più diffuse nelle persone decedute con ciclo vaccinale completo. Come detto in precedenza, anche in questo caso il campione esaminato è opportunistico, ovvero riferito solo ai soggetti che hanno necessitato del ricovero in ospedale e le cui cartelle cliniche sono state inviate all’ISS dagli ospedali.
Le spiegazioni dei risultati possono essere due:
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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