Assorbenti gratuiti per tutte le donne: è quanto accadrà in Scozia nel prossimo futuro, grazie all’approvazione del Period Products Scotland Bill, la legge, approvata in prima lettura dal Parlamento scozzese con 112 voti a favore, nessun contrario e un astenuto, che renderà possibile alle donne di ogni ceto sociale l’accesso ai prodotti per il ciclo mestruale.

L’approvazione non sorprende, visto che proprio in Scozia, ad Aberdeen, negli scorsi anni si era già sperimentata la strada degli assorbenti gratis per le giovani e le donne meno abbienti, nell’ambito del progetto per contrastare la cosiddetta “period poverty”, ossia la condizione di indigenza che costringe le ragazze a saltare la scuola nei giorni delle mestruazioni, proprio perché impossibilitate ad acquistare assorbenti e tamponi.

Certo, però, lascia un po’ l’amaro in bocca sapere che, mentre in un Paese come la Scozia si è giunti a un traguardo tanto importante, in Italia si combatte ancora per la tampon tax, la tassa sui prodotti di igiene femminile per il ciclo mestruale, ferma al 22% come per i beni di lusso. Un vero e proprio scandalo, dato che non si sceglie di avere le mestruazioni.

L’argomento è tornato di moda recentemente, quando, complice la pandemia da Coronavirus, i prezzi delle mascherine necessarie per poter girare tranquillamente sono schizzati alle stelle. Le proteste, tutte legittime, per carità, hanno mirato dritto al cuore del problema, ovvero il fatto che il virus non sia stato scelto da nessuno, ma capitato, e che raddoppiare o triplicare i prezzi delle mascherine equivalga a un vero e proprio furto, dato che al momento sono indispensabili. Non vi risulta familiare tutto questo?

A molte donne sì, dato che sostanzialmente sono le medesime cose che da anni i vari collettivi che auspicano un abbassamento della tampon tax vanno ripetendo: nessuna donna sceglie di avere il ciclo, e non è giusto pagare cifre esorbitanti per qualcosa che è indipendente dalla nostra volontà.

E proprio la bizzarra coincidenza è stata “usata” dalla sezione modenese di Non una di meno per rilanciare il problema, mai sopito, del caro assorbenti, chiedendo a chiunque lo desideri di postare, sulla pagina Facebook, una selfie con l’assorbente usato a mò di mascherina, proprio per sottolineare quanto le situazioni siano simili.

‘Ma il virus non lo abbiamo voluto noi! Le mascherine DEVONO essere gratis!’ Ma va? Come è possibile che per le mascherine, che da questo periodo in poi servono a tutti, tutte e tuttu, siano serviti SOLO due mesi e la riflessione di una notte, per togliere l’ IVA, mentre per gli assorbenti si sia arrivati, dopo anni di discussioni, a una mera riduzione? Quello della #tampontax è un tema sempre attuale. Nonostante il movimento Onde Rosa sia riuscito a portare all’attenzione del Governo, nel 2019, l’esagerata IVA che grava su assorbenti e tamponi, la risposta è stata quella di abbassarla al 5% SOLAMENTE su quelli lavabili e compostabili, oltre che sulle coppette mestruali. Ma ciò non è ASSOLUTAMENTE sufficiente e passa chiaramente come una bella secchiata di GreenWashing.

Queste tipologie di assorbenti, per quanto amiche dell’ambiente, hanno costi tutt’altro che irrisori (da 7 a 20€ circa l’uno, come anche le coppette) che non per tutte sono sostenibili, per quanto ammortizzabili. Per non parlare della palese scomodità di portarseli appresso, specie per tutte quelle donne che fanno lavori che non consentono loro di rientrare presto a casa per pulirli (nel caso dei lavabili). E quelli compostabili, oltre ad essere più difficili da reperire, costano ben di più e non sempre (dipende da comune a comune) possono essere gettati nell’umido. Noi non ci stiamo e ancora una volta ci mettiamo la voce e la faccia. Ricordiamo a chi non vede la questione degli assorbenti #benedilusso come qualcosa che lo riguardi e quindi non come una priorità, che per tutte le persone con un ciclo mestruale (quindi non esattamente numeri trascurabili) gli assorbenti sono un bene di prima necessità e una PRIORITÀ. La salute riproduttiva delle donne non può continuare ad essere terreno di mera speculazione!

Nel recente passato lo stesso stratagemma era stato usato anche dalla speaker di Radio Popolare Florencia Di Stefano-Abichain in un post Instagram decisamente provocatorio, in cui, sfruttando la grande cassa di risonanza del Coronavirus, ha usato appunto un assorbente come mascherina per porre l’accento proprio sulla tassazione eccessiva dei prodotti per donne.

In tutte le farmacie sono finite le mascherine e non sapete dove sbattere la testa? Ecco la soluzione per voi! – scrive la Di Stefano – Lo sapevate? L’efficacia anti-coronavirus degli assorbenti rispetto alle normali mascherine di carta è identica, ovvero nulla! E pensate un po’: se tutti cominciamo a usarli inutilmente per proteggerci dal virus, potrebbero diventare beni di prima necessità, perciò magari ce li detassano pure!
E poi oh, questi hanno pure le ali!

Da lì, Florencia ha parlato anche del caso scozzese

Ora che ho la vostra attenzione: poche ore fa, il parlamento della Scozia ha approvato in prima lettura una legge che, se definitivamente approvata, renderà gli assorbenti gratuiti per tutte le donne (già erano gratis per le studentesse, con questa legge la Scozia diventerebbe il primo stato al mondo a renderli gratuiti a tutte le donne). Un vero salto di qualità verso la parità di genere e nella lotta alla Period Poverty, l’impossibilità per le donne economicamente svantaggiate di avere sempre a disposizione prodotti per l’igiene personale nel periodo di ciclo mestruale e la conseguente ricaduta sulle prestazioni scolastiche e lavorative – molte ragazze non possono andare a scuola durante il ciclo perché non possono permettersi gli assorbenti e sì, succedeva qualche mese fa anche nella civilizzata Scozia.
Noi in Italia, nonostante le raccolte firme, le proteste e le iniziative in Parlamento, abbiamo ancora l’IVA al 22%, insomma paghiamo i prodotti sanitari e igienici femminili come un bene di lusso.
Le contingenze e la legittima preoccupazione per la situazione attuale non possono far passare in secondo piano una notizia come questa, una battaglia come questa, un’ingiustizia come questa.

Chiaramente, non si tratta di sminuire la problematica del Coronavirus o di non parlarne, ma quella per l’abbassamento della tampon tax è una battaglia che le donne italiane stanno portando avanti da molto tempo, e la cui ingiustizia appare davvero evidente, tanto che l’ironico pensiero di Florencia, “se tutti cominciamo a usarli inutilmente per proteggerci dal virus, potrebbero diventare beni di prima necessità, perciò magari ce li detassano pure!” in realtà è lo specchio di una situazione che spinge per forza a chiedersi come sia possibile che ci siamo ancora dubbi sul fatto che gli assorbenti o i tamponi mestruali non siano un “capriccio” femminile, ma una necessità.

I prodotti per le mestruazioni femminili sono un diritto e quindi devono essere disponibili per tutti

Ha dichiarato la laburista Monica Lennon, la prima a porre l’accento sulla questione al Parlamento scozzese, nel 2017. E a non capirlo sembrano essere proprio i politici nostrano, visto che nella maggior parte dell’Europa l’IVA sugli assorbenti raggiunge al massimo il 5%, e in Irlanda addirittura non esiste. Mentre da noi, per fare un esempio, è il tartufo ad aver visto, nell’ultimo anno, la propria tassazione ribassata, con il prodotto fresco passato dal 10 al 5% d’IVA e il lavorato dal 22 al 10%. Un paradosso davvero incredibile, quello di dover affrontare le mestruazioni con prodotti per l’igiene carissimi, ma gustando un buon tartufo o avendo mascherine (inutili) per il Coronavirus sempre disponibili, e senza IVA.

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