
Quella appena esposta è la trama di Ciliegine, debutto alla regia di Laura Morante, ma potrebbe essere il “riassunto perfetto” di una persona che soffre di androfobia: quella più o mena intensa tipologia di panico che si avverte in presenza di un uomo – o un gruppo di uomini –, e di cui possono soffrire non solo le donne, ma anche, talvolta, gli uomini stessi.
Di che cosa si tratta e come la si riconosce? Vediamone insieme i dettagli.
Androfobia: che cosa significa?
Crasi di due parole di origine greca, ossia “andro”, uomo, e “fobia”, paura, l’androfobia si riferisce a un peculiare tipo di timore che si manifesta ogniqualvolta in cui una donna – nella maggior parte dei casi, ma può succedere anche a un uomo – si relaziona con uno o più uomini, siano essi amici, partner o parenti.
In tali circostanze, la persona che soffre di androfobia avverte una serie di sintomi di “allarme” che possono provocare disagio, ansia, attacchi di panico e istinto di fuga, e che possono compromettere in maniera profonda le relazioni che si intrattengono con determinati uomini, dallo psicologo al proprio padre, dal fidanzato al fratello.
Il comportamento androfobico può apparire irrazionale e immotivato, ma, come sempre nel caso di qualsiasi fobia e disturbo mentale, affonda, in realtà, le proprie radici in una sofferenza molto antica o in un trauma non del tutto elaborato.
Le differenze tra androfobia e misandria
In quanto “paura”, dunque, l’androfobia non deve essere confusa con la misandria, ossia lo strenuo senso di avversione provato dalle donne nei confronti degli uomini, in quanto “genere” e “categoria” culturale.
Corrispettivo della misoginia – il livore provato dagli uomini verso le donne -, la misandria è una vera e propria forma d’odio ed è, pertanto, estremamente pericolosa, dal momento che può sfociare anche in violenza fisica, verbale e psicologica, discriminazione, ostracismo, insulti, demonizzazione e cattiveria.
Un odio che, come spesso si suppone, non ha nulla a che vedere con il femminismo, dato che quest’ultimo si schiera contro il patriarcato e il maschilismo caratteristici della società contemporanea, mentre la misandria direzione la propria avversione verso gli uomini in senso lato, senza effettuare una distinzione tra persone e sovrastrutture, copioni e imposizioni sociali e culturali.
Le possibili cause
Ma quali potrebbero essere le possibili cause dietro a una paura tanto profonda e incontrollata come l’androfobia? Nella maggior parte dei casi, una delle motivazioni principali potrebbe risiedere in un passato di costrizione: donne obbligate a vivere sottomesse o forzate a provare specifiche emozioni e sentimenti, senza essere libere di esprimere se stesse e le proprie esigenze.
Al contempo, l’androfobia potrebbe derivare da abusi e violenze, sessuali e fisiche, vissuti nell’infanzia e non ancora elaborati del tutto – o, peggio, rimossi –, i quali potrebbero riemergere sotto forma di ansia e paura nel momento in cui ci si pone in relazione con gli uomini. O, ancora, essa potrebbe essere conseguenza di maltrattamenti, rapporti abusanti a livello emotivo, traumi, aggressioni o legami complessi con i propri familiari, compagni o mariti.
In ogni caso, la serie di cause alla base del timore è di origine psicologico-emotiva, e può manifestarsi con il riattivarsi del ricordo di un determinato evento – o di una specifica sensazione – anche dopo molto tempo dal suo verificarsi.
Sintomi e segnali dell’androfobia
A caratterizzare l’androfobia vi è, poi, un concatenarsi di sintomi, fisici e psicologici, che portano l’individuo che ne soffre a un vero e proprio stato di sofferenza, talvolta anche estrema.
Tra questi si annoverano:
- tachicardia;
- iperventilazione;
- difficoltà respiratorie;
- ansia – da lieve a moderata e/o forte;
- crisi di panico;
- debolezza e spossatezza;
- giramenti di testa;
- sudorazione;
- senso di svenimento e oppressione.
I sintomi possono, così, condurre la persona androfobica a evitare luoghi particolarmente affollati e ad alta presenza maschile – quali bar, stadi o palestre – e può innescare una volontà di fuga tutte le volte in cui essa si trovi a contatto con un uomo o con un gruppo di uomini.
In definitiva, quindi, l’androfobia può presentarsi in diverse forme e può divenire anche invalidante, portando chi ne soffre a mutare le proprie abitudini e a modificare il proprio stile di vita, pur di non incorrere nei sintomi sopra descritti.
Esiste una cura all’androfobia?
Come in ogni situazione in cui il nostro benessere psicofisico è compromesso – e, con esso, anche le relazioni sociali che intratteniamo con le altre persone -, anche l’androfobia può essere curata.
Il primo passo è avere consapevolezza di sé e di ciò che sta accadendo, di ciò che si prova e che si percepisce a livello mentale e fisico, ammettendo a se stessi il “problema”.
Successivamente, un modo ottimale per superare gli stati d’ansia e di panico scaturiti dalla fobia è rivolgersi a uno psicoterapeuta, soprattutto se di derivazione cognitivo-comportamentale, e ripercorrere con l’esperto le motivazioni e le condizioni che portano a uno stato di tensione in relazione agli uomini.
Un passo alla volta, seduta dopo seduta, le cause appariranno chiare e la guarigione possibile.
Articolo originale pubblicato il 6 giugno 2023
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