Sul finire degli anni Settanta, quando era ancora una studentessa della Princeton University, Arline Geronimus iniziò a lavorare in una scuola per adolescenti incinte nel New Jersey. Si accorse subito di come soprattutto le giovani donne nere soffrissero di patologie croniche che i coetanei maschi e bianchi che lei aveva incontrato nella sua vita non mostravano.

Iniziò così a chiedersi se tutto ciò non fosse causato dallo stress derivante da quello specifico milieu sociale.

Solo molti anni dopo, come ricercatrice universitaria, per spiegare la sua ipotesi Geronimus usò il termine weathering, che in italiano significa degradazione meteorica o meteorizzazione. Dal punto di vista mineralogico, con questo termine si intende la lenta e inesorabile erosione rocciosa causata dagli agenti atmosferici. Si trattava di una brillante metafora per spiegare come la sensazione di stress costante provata dalle comunità emarginate minasse dal profondo non solo la salute mentale, ma anche fisica.

Quello che ho osservato negli anni della mia ricerca e durante la mia vita è che i fattori di stress che incidono sulle persone di colore sono cronici e si ripetono per tutto il loro corso di vita, con un apice nella fascia centrale invece che nella prima infanzia. E questo aumenta una vulnerabilità generale della salute: questo è il weathering.

Fu così pubblicata, nel 1992, una ricerca per l’Università del Michigan intitolata “Weathering” and Age Patterns of Allostatic Load Scores Among Blacks and Whites in the United States. Nel suo lavoro Arline Geronimus aveva incrociato i dati dell’istituto sanitario statunitense per analizzare “il grave deterioramento della salute dei neri americani, misurato attraverso indicatori biologici di esposizione ripetuta e adattamento a fattori di stress”.

Il cuore della ricerca era il cosiddetto “carico allostatico”, ovvero l’insieme di patologie provocate dallo stress sul corpo umano. Si scoprì così che i neri avevano punteggi di carico allostatico più alti rispetto ai bianchi e avevano una maggiore probabilità di ottenere un punteggio alto a tutte le età, con un rischio maggiore per la fascia centrale della popolazione.

Le differenze razziali nei punteggi di carico allostatico sono piccole alla fine degli anni dell’adolescenza e all’inizio dei vent’anni, ma si espandono rapidamente a partire dalla giovane età adulta fino alla mezza età e sono maggiori tra i 35 e i 64 anni. Le donne di colore di queste età hanno la più alta probabilità di avere un elevato punteggio di carico allostatico rispetto agli uomini neri o agli uomini bianchi o alle donne. Questi risultati dimostrano che l’impatto dello stress cronico sulla salute ha importanti implicazioni non solo per gli individui ma anche per la popolazione nel suo insieme e suggeriscono modi in cui le relazioni sociali dinamiche tra gruppi etnici possono modellare la salute in una società in cui c’è disparità.

Tutti siamo biologicamente programmati per reagire allo stress, ma un costante “bombardamento” può contribuire a una vasta gamma di conseguenze negative, dalla depressione all’emicrania, dall’ipertensione alle malattie cardiache. In particolare, nella comunità nera americana è il mix esplosivo di microaggressioni quotidiane, effetti residui di traumi intergenerazionali e palesi atti di razzismo ad aggravare il carico allostatico.

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Inizialmente, l’ipotesi di weathering avanzata da Arline Geronimus fu accolta con diffidenza da altri accademici statunitensi. C’era chi sosteneva che i problemi di salute della comunità nera fossero semplicemente dovuti a volontarie scelte di vita malsane e delle differenze genetiche. Con gli anni, quando ulteriori studi genetici e fisiologici permisero di comprendere meglio i meccanismi dello stress, la ricerca guadagnò sempre più consensi. Intervistata qualche anno fa dalla radio pubblica americana, la NPR, Gerominus ha raccontato la sua reazione alle iniziali critiche negative dei colleghi sul suo lavoro.

Non è stato divertente! È stato molto difficile soprattutto perché alcuni di loro lo hanno respinto pubblicamente. […] Vi era certamente la convinzione generale secondo cui la maternità adolescenziale causasse in qualche modo povertà perpetua, mancanza di istruzione e scarsi risultati alla nascita. Ma i dati parlavano da soli: i rischi erano più alti nelle donne nere che aspettavano di più per avere figli, cosa che non succedeva per le donne bianche.

La soluzione per attenuare il weathering, secondo la studiosa, è molto semplice e dipende dall’accesso per tutti alle cure sanitarie. Quello che in Italia ci appare come un diritto imprescindibile, negli Stati Uniti è ancora un miraggio.

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