La sindrome dell'impostore colpisce soprattutto le donne, ma si può superare
La sindrome dell'impostore colpisce le persone, soprattutto le donne, di successo, convinte di essere "un bluff" che verrà scoperto: ecco perché e come combatterla
La sindrome dell'impostore colpisce le persone, soprattutto le donne, di successo, convinte di essere "un bluff" che verrà scoperto: ecco perché e come combatterla
Il termine “sindrome dell’impostore” è stato coniato nel 1978 dalle psicologhe Pauline Rose Clance e Suzanne Imes per descrivere una condizione in cui le persone di successo sono (erroneamente) convinte che i propri traguardi siano dovuti a fattori come fortuna e tempismo piuttosto che a competenze e meriti e, per questo, temono di venire “smascherate”.
Quando si parla di sindrome dell’impostore, si parla più che altro di lavoro, di carriera o di studio, ma la condizione può essere riscontrata anche in altri ambiti, come i rapporti sociali, l’amore, la famiglia. Per coloro che si sentono impostori, la felicità è qualcosa di immeritato, che si è raggiunta chissà come, forse anche imbrogliando – nonostante si sappia benissimo di essersi comportati in maniera onesta.
Uno studio ha rilevato che circa il 70% di tutte le persone si è sentito un impostore a un certo punto della propria vita, ma che il 25-30% delle persone soffre della vera a propria sindrome, che colpisce spesso coloro che sono perfezionisti altamente capaci.
Tra coloro che hanno riferito di aver provato questo tipo di insicurezza ci sono lo scienziato Albert Einstein, l’atleta Serena Williams, la cantante Jennifer Lopez e gli attori Natalie Portman, Lupita Nyong’o e Tom Hanks, ma anche l’ex First Lady Michelle Obama e la comica Tina Fey.
La sindrome dell’impostore non ha una causa precisa, ma è probabilmente il risultato di molteplici fattori, inclusi tratti della personalità (come il perfezionismo) e il background familiare. Una teoria è che la sindrome dell’impostore sia radicata nelle famiglie che apprezzano il successo sopra ogni altra cosa. Un’altra ricerca afferma che inizia quando le famiglie sono caratterizzate da basso sostegno e alto conflitto.
Esistono diversi studi che si sono focalizzati su specifici gruppi che sarebbero particolarmente soggetti a questa sindrome – come le persone che conducono carriere accademiche – tra cui quello che ha coniato il termine, che ha indagato la sindrome dell’impostore nelle donne di successo. A influenzare la condizione sarebbero i retaggi e gli stereotipi che le donne subiscono nella società.
Alcune dinamiche familiari precoci – si legge nello studio di Clance e Imes – e successivamente l’introiezione degli stereotipi sessuali sociali sembrano contribuire in modo significativo allo sviluppo del fenomeno dell’impostore.
Nonostante gli eccezionali risultati accademici e professionali, le donne che sperimentano il fenomeno dell’impostore persistono nel credere di non essere realmente brillanti e di aver ingannato chiunque la pensi diversamente.
Non trattandosi di un disturbo mentale riconosciuto né di una condizione patologica, non ci sono dei veri e propri sintomi che possano permettere di fare una “diagnosi”. Ci sono però delle caratteristiche comuni condivise da chi soffre di sindrome dell’impostore, che è frequentemente associata all’ansia, al disturbo d’ansia generalizzato (GAD) e al disturbo d’ansia sociale, ma anche ad attacchi di panico e depressione.
Le esperienze passate, presenti e future sono pervase da un senso di insicurezza e chi si sente un “impostore” sperimenta una paura persistente di essere “scoperto”, nonostante i successi oggettivi: la cosa interessante, infatti, è che questo sentimento di “truffa” non compromette la performance. I successi, però, vengono attribuisci alla fortuna o vengono descritti come “un colpo di fortuna” invece di felicità o orgoglio il sentimento dominante potrebbe essere l’angoscia.
Un altro segnale è la ricerca di convalida nelle figure autorevoli, come un capo o un membro della famiglia, a cui viene dato il potere di dettare se hai successo o meno.
Non solo: le persone che soffrono di questa sindrome evitano le situazioni che potrebbero porle di fronte a una valutazione diretta, lavorano allo sfinimento e rifuggono i meriti per il proprio lavoro. E naturalmente non riescono neppure a rilassarsi dopo aver raggiunto un traguardo.
Spesso, sono soggette a quello che viene definito il “ciclo dell’impostore“. Ciò accade quando viene iniziata un’attività con una preparazione intensa e eccessiva o, al contrario, con una procrastinazione seguita da una pianificazione frenetica. Quando l’attività viene completata con successo, è possibile sentirsi realizzati e sollevati, ma il ciclo ricomincia quando arriva un nuovo compito e innesca nuovamente sentimenti di ansia e dubbio.
Per uscire dalla sindrome dell’impostore, è necessario imparare ad accettare i successi e riconoscere che ne siamo degni. Un passo importante può essere quello parlarne con qualcuno: amici e famiglia possono aiutare a normalizzare i sentimenti e ricordarci che le paure che sperimentiamo non sono reali, mentre un terapista può aiutarci non solo a individuare l’origine della sindrome ma anche a sviluppare tattiche per combatterla.
Alcuni suggerimenti potrebbero includere creare dei promemoria con un elenco di risultati e di cose di cui ci sentiamo orgogliosi o imparare a separare i sentimenti che proviamo dalla realtà, imparando a riconoscere quando stiamo sperimentando la sindrome dell’impostore per prepararci a combatterla.
Inoltre, è fondamentale smettere di confrontarsi con i risultati e le vite degli altri e smettere di inseguire la perfezione per concentrarci semplicemente sull’essere la versione migliore di noi stessi.
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
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