Rabbia repressa: perché non riusciamo a esprimerla?
La rabbia repressa quando esplode può sembrare una reazione esagerata a un dato evento, ma in realtà le sue cause sono più complesse.
La rabbia repressa quando esplode può sembrare una reazione esagerata a un dato evento, ma in realtà le sue cause sono più complesse.
Per ogni minuto di rabbia, si perdono sessanta secondi di felicità.
E come dargli torto? Infatti se si trascorre la maggior parte del tempo ad arrabbiarsi, l’umore nero influenzerà inevitabilmente tutti gli aspetti della propria vita impedendo di godersi i momenti felici e spensierati.
Per rabbia repressa si intende quel forte sentimento di frustrazione e irritazione che non si esprime e per questo diventa gradualmente sempre più difficile da controllare. Infatti se si cerca di reprimere la rabbia per molto tempo si arriverà sicuramente al punto di esplodere, riversando tutta la collera addosso alla persona che si ritiene causa di questo malessere.
Se ad esempio un collega si è preso il merito di un lavoro che non ha svolto o sparge in ufficio voci false per screditare qualcuno, quest’ultimo cercherà di soffocare la rabbia per non rovinare il clima in ufficio e non creare problemi, ma se questo atteggiamento nei suoi confronti perdura, arriverà il giorno in cui esploderà apparentemente dal nulla.
Se non si comprendono le ragioni a monte della rabbia repressa, si rischia di banalizzare la situazione, pensando che la persona abbia avuto semplicemente una reazione esagerata e fuori luogo: ecco perché è importante cercare di riconoscerne i sintomi.
Come illustrato dalla psicologa Imi Lo, autrice di Emotional Sensitivity and Intensity eThe Gift of Intensity, è possibile individuare 5 sintomi principali della rabbia repressa:
La rabbia se non viene espressa si trasforma in depressione: quella tristezza generalizzata, che intacca qualsiasi aspetto della vita, in realtà nasconde la rabbia repressa nei confronti di un particolare evento traumatico di abuso che si ha subìto. In pratica si manifesta un meccanismo di difesa che porta la persona a dar corda alla propria voce critica interiore che, come i bulli a scuola o i genitori controllanti, li disprezzavano e sminuivano costantemente.
Queste persone temono l’abbandono perché hanno paura che esprimendo la rabbia possano essere respinti o abbandonati perdendo la rete di affetti e di relazioni che si sono costruiti. Nel lungo termine il sentimento di vergogna e il senso di colpa causato dall’incancrenirsi della repressione della rabbia può portare alla depressione.
Alcune persone hanno imparato dalla famiglia, dalla scuola o dalla religione che la rabbia è una cosa negativa o addirittura immorale. Hanno paura di quello che questa emozione potrebbe causare, delle sue conseguenze, infatti quando la provano sento un forte conflitto interiore. Per questo prediligono essere degli ascoltatori pur di mantenere l’armonia.
Questa tendenza viene riscontrata spesso nelle persone emotivamente sensibili e altamente empatiche alle quali è sempre stato fatto notare in accezione negativa questo lato caratteriale. Così, in modo più o meno consapevole, sono diventati dei mediatori, che cercano di frenare costantemente le proprie emozioni e la propria rabbia per evitare il conflitto.
Un sintomo della rabbia repressa, anche se meno noto, è la paranoia. Quando una persona serba della rabbia repressa può capitare che la proietti all’esterno, in particolare verso gli altri che vengono percepiti come ostili nei propri confronti. Questo fa sì che chi prova della rabbia repressa sia convinto che il mondo sia un pericolo per lui, che ogni individuo rappresenti una minaccia e per questo provano paura e faticano a fidarsi.
Quando la rabbia viene repressa è facile che si provi un forte senso di frustrazione. Questo è dovuto ad un atteggiamento eccessivamente autocritico riscontrabile soprattutto in chi manifesta tendenze perfezionistiche o comportamenti ossessivo-compulsivi. La frustrazione deriva dalla continua tensione verso standard elevati in tutto ciò che si fa e dall’irritazione che si prova nel vedere che gli altri non hanno lo stesso approccio, bensì anche senza impegnarsi, riesco comunque a “farla franca”.
Tra i sintomi della rabbia repressa si riscontra anche l’aggressività passiva, un insieme di comportamenti volti a ferire, far sentire in colpa gli altri o farli sentire responsabili della propria arrabbiatura. Il tutto può essere un atteggiamento manifestato apertamente oppure in modalità più nascoste, magari attraverso commenti e battute sarcastiche.
Le persone non scelgono di reprimere la rabbia volontariamente bensì lo fanno per via di una combinazione di fattori: il proprio temperamento, le esperienze infantili e il contesto sociale e culturale di riferimento. La dottoressa Imi Lo, in un altro articolo di approfondimento sul tema, spiega perché sia difficile esprimere la rabbia focalizzando l’attenzione sull’importanza del contesto familiare in cui si è cresciuti.
I genitori sono i primi a spingere il bambino a reprimere la rabbia considerandola un vero e proprio tabù, punendolo, svergognandolo o ignorandolo se il suo comportamento non si uniforma al loro volere, come spiega la psicologa:
Viviamo in una cultura che rafforza l’idea che i bambini debbano essere bravi e buoni. I nostri genitori, insieme agli insegnanti e ad altre istituzioni, sono desiderosi di plasmarci per ottenere conformità e obbedienza. Ogni volta che cercavamo di esprimere la nostra rabbia, magari urlando e lanciando oggetti, gli adulti erano pronti a zittirci.
Inoltre il comportamento repressivo di alcuni genitori deriva dalla loro bassa autostima che li spinge a inibire le espressioni di rabbia del figlio perché percepite come un affronto personale, una reazione negativa al loro operato di educatori. All’interno di famiglie violente e disfunzionali si sarà abituati a reprimere la propria rabbia pur di non peggiorare una situazione già critica, lo stesso vale se si ha un fratello aggressivo, iracondo e con problemi psicologici, infatti pur di evitare di soccombere alle sue aggressioni si terranno dentro tutte le emozioni, rabbia compresa.
Altri genitori pur di placare le esternazioni di rabbia del proprio figlio, minacciano di abbandonarlo, consolidando in lui la paura di essere lasciato solo, perdendo l’affetto e le attenzioni delle persone a lui più vicine in grado di accudirlo e mantenerlo in vita.
Tutti questi condizionamenti fin dalla tenera età sono in grado di plasmare la psiche dell’adulto di domani, favorendo il meccanismo di repressione della rabbia.
Ci sono molti modi per esternare tutta la rabbia che si ha dentro riuscendo finalmente a sfogarsi. Ecco alcuni spunti:
Lettrice accanita, amante dell'arte e giornalista. Ho da sempre il pallino per la scrittura.
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