Come gestire la rabbia: cosa dice la psicologia
Non è facile stabilire come gestire la rabbia, ma la psicologia viene sempre in nostro aiuto: ecco alcuni consigli che possono risultare utili in ogni situazione.
Non è facile stabilire come gestire la rabbia, ma la psicologia viene sempre in nostro aiuto: ecco alcuni consigli che possono risultare utili in ogni situazione.
Prende il nome di rabbia tutta quella serie di emozioni in cui emerge l’aggressività di un individuo. Può essere causata da una serie di circostanze, come lo stress, ma anche qualcosa di apparentemente contingente. Per esempio ci sono persone che accumulano negatività per poi esplodere per qualcosa che agli altri può apparire insignificante. La rabbia ci caratterizza tutti come esseri umani: è una sorta di meccanismo di difesa, è l’istinto di sopravvivenza che prende il sopravvento e ci spinge a essere aggressivi con la persona o la cosa che ci ha procurato fastidio. Naturalmente la violenza non è la soluzione, né lo è reprimere la rabbia stessa.
E allora che fare?
In Rete ci sono molti consigli come gestire la rabbia repressa. Il miglior consiglio secondo noi, se si sta affrontando un particolare periodo di stress, è chiedere aiuto a uno psicologo: qualche seduta di analisi fa sempre bene a tutti.
Tra i consigli più diffusi per gestire la rabbia c’è quello che prevede di incanalare positivamente le energie facendo sport – ottimi in tal senso pugilato o kick boxing, ma anche yoga o esercizi di rilassamento – ma a volte anche una bella corsa, periodica, permette un risultato interessante. Un’altra attività consigliata è ascoltare musica. L’arte è da sempre catartica e la musica è una delle espressioni più immediate dell’arte. Che musica? Ci si può far guidare dalle preferenze, ma noi abbiamo provato quella di David Bowie: timbrica e note inducono un rilassamento completo. Bene anche il jazz.
Su Crescita Personale, le indicazioni sono rivolte alla pazienza e all’autocontrollo: contare fino a dieci, esprimere il proprio disappunto in prima persona («io credo, io mi sento»), non portare rancore, servirsi di umorismo e ironia, prendersi una pausa e contare fino a 10 prima di parlare.
Quello che la psicologia dice sulla rabbia ha a che fare con il concetto di sfogo. Su State of Mind si parla di un esperimento condotto da Brad Bushman su tre gruppi di studenti. Ai tre gruppi è stato dato un sacco da boxe: il primo gruppo è stato invitato a colpirlo sulla base di alcune critiche, il secondo è stato motivato con istanze sportive, il terzo non ha ricevuto indicazioni. Alla fine, tutti sono stati sottoposti a un questionario. Il primo gruppo, pur essendosi sfogato sul sacco da boxe, ha mostrato livelli alti di ostilità, seguito dal secondo, mentre il terzo gruppo ha mostrato livelli bassissimi di rabbia. Se ne è dedotto che non fare nulla sia molto più utile nella gestione della rabbia invece che sfogarsi direttamente.
Gestire l’aggressività altrui non è facile. La rabbia degli altri porta rabbia a noi: è un gatto che si morde la coda. Sul sito Psicologo Milano c’è però una serie di regole che possono rivelarsi utili. Tra esse opporre la calma alla rabbia, ponendo domande senza fare affermazioni, evitare la discussione per quanto possibile, essere proattivi e non prenderla sul personale – non necessariamente c’entriamo noi se l’altro è arrabbiato, anzi quasi sicuramente noi non c’entriamo – e infine aiutare l’altro a riflettere parlando nella maniera più calma possibile.
La rabbia capita anche tra i bambini. Come per gli adulti è un’emozione irrazionale, che trova la sua parabola però in situazioni semplici: i capricci. I capricci non sono che l’opposizione a una situazione in cui dobbiamo mediare, ricordando sempre che la rabbia non è negativa e non dobbiamo reprimerla nei più piccoli, ma solo trovare il modo di assecondarla senza viziarli. In un articolo di Nostro Figlio vengono enumerati dei consigli tratti dal libro Lascia che si arrabbi della psicologa Francesca Broccoli.
Tra questi consigli c’è: opporre la dolcezza alla rabbia, in modo da consentire il rilascio di ossitocina nel bambino; indirizzarlo verso modi sicuri di esprimere la rabbia, come dare un pugnetto al materasso oppure prendersela con un cuscino; parlargli per fargli capire che non si morde in queste situazioni; mostrare sempre calma; non intervenire nei litigi con i fratelli prendendo parte per uno di loro; non urlare e non lasciare il bambino da solo a gestire la sua rabbia (a meno che non sia lui a chiederlo espressamente e in situazioni che non possono rappresentare un pericolo).
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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