Una maggiore consapevolezza sui temi della prevenzione, un’attenzione spasmodica per ciò che riguarda l’alimentazione e lo sport, tante aspettative che arrivano dal mondo della medicina e della scienza: tutto farebbe pensare che la nostra generazione sia quasi imbattibile, e invece ci sbagliavamo di grosso. I millennials sarebbero, a quanto pare, più vulnerabili di quanto ci si aspetterebbe.

È quanto rivela uno studio americano del 2019 condotto dalla Blue Cross Blue Shields Association, riportato in Italia da Vice. Chi è nato tra il 1981 e il 1996, appartenente alla famosa generazione Y, avrebbe davanti un futuro non proprio roseo come ci aspetterebbe.

Sono coloro che hanno avuto le maggiori possibilità a livello culturale, economico e sanitario, hanno vissuto il periodo del boom della tecnologia e sono praticamente cresciuti in un mondo sempre più interconnesso, con tutti i benefici (e anche gli svantaggi) che tutto ciò comporta. Eppure, secondo lo studio di cui sopra, sarebbero destinati ad ammalarsi di più, a morire prima e ad avere maggiori difficoltà economiche rispetto alla generazione X che li ha preceduti.

I dati sono abbastanza preoccupanti, in particolar modo quelli che riguardano la salute. Due sono le previsioni a lungo termine: la prima è relativa al nostro futuro che dovrebbe prospettarsi in caso iniziassimo a cambiare rotta già da adesso, l’altra è decisamente più infausta e rivela quello che ci aspetta qualora non apportassimo modifiche al nostro stile di vita. A quanto pare, noi millennials avremmo una maggior incidenza per quanto riguarda patologie come ipertensione e colesterolo alto – sintomi, come ben sappiamo, di malattie potenzialmente letali quali l’infarto.

L’avvento dei fast-food, una tendenza sempre maggiore alla sedentarietà e altre abitudini non propriamente salutari ci faranno pagare il conto aumentando la mortalità dei nati durante la generazione Y addirittura del 40% rispetto a quella dei predecessori della generazione X alla stessa età. E se dedicassimo più tempo alla nostra salute, facendo un po’ di attività fisica (non troppa, per evitare tutta un’altra serie di problemi) e iniziando a mangiare in maniera migliore?

Le prospettive non sono comunque soddisfacenti: a quanto pare, siamo la generazione più a rischio per quel che riguarda iperattività, disturbi di salute mentale (depressione, ansia) e abuso di sostanze. In poche parole: potremmo avere meno infarti, ma soffrire maggiormente di depressione e dipendenze da alcol, fumo e droghe. Un quadro decisamente non invitante, soprattutto riflettendo su come questi fattori possano far sospettare un aumento dei casi di suicidio.

Tutto ciò ha anche un impatto economico importante, che non dobbiamo assolutamente sottovalutare. Avere una salute peggiore significa dover fare affidamento con maggior frequenza al sistema sanitario, con un notevole aumento dei costi per quest’ultimo. E se, come accade negli Stati Uniti (dove si è svolto lo studio), la sanità è a pagamento, ciò comporta inevitabilmente una maggior povertà tra i cittadini. Senza contare che, a causa di una salute ballerina, anche i guadagni potrebbero risentirne: se dovessimo essere più malati, lavoreremmo senza dubbio di meno.

Quel che è ancora peggio è che tutti questi problemi non faranno che aumentare il nostro carico di stress e preoccupazioni, guarda caso proprio due dei fattori principali che portano al sorgere di depressione, ansia e dipendenze. Insomma, un circolo vizioso che sembra non avere fine. Dovremmo proprio iniziare a riflettere sulla questione e cercare di arginarne la portata.

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