Non è proprio un luogo comune, nel senso che ha, come vedremo, una base scientifica, ma si dice che chi arriva secondo in una gara atletica sia di solito più triste e inconsolabile rispetto a chi arriva terzo.

Molti e molte di noi ricordano quanto in un certo senso il terzo posto della nazionale italiana di calcio durante Italia ’90 sia stata una festa, così come memorabili restano le lacrime per il secondo posto di Diego Armando Maradona. Questo accade perché il terzo sul podio se ne fa una ragione e si gode il traguardo, mentre il secondo molto spesso finisce per chiedersi: “E se avessi fatto qualcosa in modo diverso?”.

È la base del cosiddetto pensiero controfattuale.

Cos’è il pensiero controfattuale?

Pensiero controfattuale
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Il pensiero contrattuale è un’analisi in cui ci si immagina come sarebbe andato un certo evento se le premesse fossero state diverse. Si dice che la storia non si fa con i se e con i ma, tuttavia ad alcune persone potrebbe essere capitato di chiedersi come sarebbe diverso il presente se una certa vicenda per lo più personale (ma a volte lo si pensa anche in ambito storico, nazionale o internazionale) fosse andata in un altro modo.

I fan di Quentin Tarantino sanno di cosa stiamo parlando: in alcuni dei suoi film, ha raccontato la storia fantasiosa di una giovane ebrea che dà fuoco a un cinema pieno di gerarchi nazisti o di uno stunt-man che salva Sharon Tate dalla follia della Manson Family. Quell’“e se…” però non è un gioco, e non lo è soprattutto se riguarda noi.

Il pensiero controfattuale in psicologia

Come tutti i fenomeni che hanno a che vedere con la psiche umana, anche il pensiero contrattuale interessa la psicologia quando il pensiero stesso riguarda la propria persona. Come spiega BigThink, esistono due tipi di pensiero controfattuale:

  • verso l’alto. Quando si ha questo tipo di pensieri, ci si immagina come sarebbe cambiata in meglio la propria vita se si fossero fatte altre scelte, per esempio negli studi o nell’accettare una proposta lavorativa;
  • verso il basso. In questo caso invece ci si immagina come sarebbe cambiata in peggio la propria vita se si fossero fatte altre scelte, e quindi si è grati per ciò che è la propria vita in questo momento.

Quando può essere dannoso?

Pensiero controfattuale
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Secondo la psicologia, il pensiero controfattuale verso l’alto può portare, alla lunga, alla depressione, perché può mettere le persone di fronte a una situazione negativa che appare senza via d’uscita. Lo dice per esempio uno studio dell’Università di Cambridge, che però, come vedremo tra poco, dice anche altro.

In generale, però, sarebbe meglio rifuggire il pensiero controfattuale e limitarsi ad analizzare il presente: il passato non può tornare indietro, e non è detto che una nostra scelta differente avrebbe realmente inciso in maniera positiva o negativa nella nostra esistenza.

Concentrandosi sul presente, trovare una via d’uscita di fronte alle avversità diventa una riflessione sull’oggi e non su ieri, una mitica età dell’oro che non può essere altro che mitica, perché l’abbiamo esaltata dietro le lenti colorate dei ricordi.

Quando, invece, porta benefici?

Uno studio pubblicato su Science Direct, che ha coinvolto 13mila persone, ha stabilito che il pensiero controfattuale verso il basso rappresenta un sollievo in chi lo elabora, soprattutto nel campo delle relazioni: sostanzialmente ci si sente sollevati per la fine di una relazione tossica o di una storia con qualcuno che non era giusto o giusta per noi. E sono le donne ad avere, statisticamente, questo tipo di pensieri.

Tornando allo studio dell’Università di Cambridge, che associa il pensiero controfattuale verso l’alto alla depressione, quella ricerca ci dice tuttavia anche qualcos’altro. Ovvero che ci sono delle volte in cui ripensare alle scelte passate e riflettere su un presente negativo, può portare a motivarsi verso rinnovate opzioni positive.

In altre parole, potremmo deprimerci per non aver completato gli studi per esempio, ma al tempo stesso potremmo essere motivati a ritornare tra i banchi di scuola, a fare qualcosa di positivo per noi stessi.

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