Gli orecchioni negli adulti e nei bambini: come curare il virus

Non è solo una malattia infantile; gli orecchioni possono essere presi anche dagli adulti e, se nella maggioranza dei casi se ne vanno senza complicazioni, queste però non sono del tutto escluse. Per prevenirli il vaccino è l'unico rimedio efficace.

Una delle malattie infantili più diffuse è senza dubbio la parotite, comunemente chiamata orecchioni, una malattia causata da un virus che si diffonde generalmente attraverso la saliva, il cui sintomo più caratteristico è il gonfiore delle ghiandole salivari sotto le orecchie, che può manifestarsi su uno o entrambi i lati del viso.

Cerchiamo di saperne di più, a partire proprio dai segnali che possono metterci in allarme rispetto alla malattia.

I sintomi degli orecchioni

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La parotite ha un tempo di incubazione generalmente da 14 a 25 giorni a seguito del contagio, ma in media i sintomi compaiono dopo circa 17 giorni.

Nei giorni precedenti la comparsa del gonfiore è possibile che si manifestino, tra gli altri, febbre (per quanto in genere non elevatissima) che dura 3-4 giorni, dolori muscolari, mancanza di appetito, sensazione di malessere e mal di testa.
Ma il sintomi principale, come detto, è indubbiamente la comparsa di gonfiore di una o di entrambe le ghiandole parotidi, le ghiandole che si occupano della produzione di saliva, le quali sono posizionate tra orecchio e mascella. Il gonfiore può essere accompagnato anche da dolore, che peggiora quando il paziente mangia, parla, mastica, beve bevande o succhi di frutta acidi. Che sono quindi da evitare.

Inizialmente il gonfiore è visibile solo sotto l’orecchio, ma tende rapidamente a estendersi verso il basso e in avanti in circa 1-3 giorni. Un paziente su 4 viene colpito in un unico lato, mentre è più raro l’interessamento delle restanti ghiandole salivari, quelle posizionate sotto la lingua.

Se siamo fortuati la malattia dura un paio di giorni, ma molto più spesso la durata è superiore, e può arrivare fino a 10 giorni. Si stima che nel 30% dei casi si contragga senza sviluppare alcun sintomo.

L’infezione da parotite è da non confondere con il gonfiore dei linfonodi del collo, che si presenta molto più limitatamente nella posizione e non interessa l’orecchio.

Orecchioni: il contagio

orecchioni contagio
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La parotite dipende da un virus, che può contagiare quando un soggetto infetto tossisce, starnutisce o parla; in questo modo, infatti, rilascia minuscole gocce di saliva, in cui è presente il virus, che possono essere respirate da un’altra persona; un altro modo per diffondere il virus è se il soggetto infetto tocca il proprio naso o la bocca, raccogliendo una carica virale sufficiente, prima di toccare oggetti di qualsiasi tipo, come maniglie, tavoli, superfici di lavoro, permettendo a chi “raccoglie” il virus di esserne contagiato qualora a sua volta si tocchi occhi, naso o bocca. Idem dicasi, ovviamente, per la condivisione di posate, bicchieri o piatti.

I soggetti colpiti da parotite sono contagiosi da qualche giorno prima della comparsa del gonfiore fino a qualche giorno dopo, e il rientro a scuola, o al lavoro, è consigliabile circa 9 o 10 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi.

Gli orecchioni nei bambini e negli adulti

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Nei bambini la parotite può essere prevenuta con la vaccinazione; il vaccino contro gli orecchioni può essere somministrato da solo o come parte dell’immunizzazione morbillo-parotite-rosolia (MPR) solitamente somministrata ai bambini tra i 12 e i 15 mesi di età in una prima dose, mentre la seconda dose viene data generalmente dai 5 ai 6 anni. È comunque opportuno rivolgersi al proprio pediatra, perché, come per tutti i programmi di immunizzazione, esistono eccezioni e circostanze particolari da valutare con il medico.

Se durante l’età infantile la parotite non lascia strascichi, negli adulti la situazione potrebbe invece complicarsi. Negli uomini adulti, infatti, può presentarsi anche una tumefazione dei testicoli, chiamata orchite, piuttosto fastidiosa e che può portare all’aumento delle dimensioni rispetto al normale, anche del triplo.

Le donne invece potrebbero accusare violenti dolori alle ovaie, simili ai crampi mestruali, che tuttavia, per fortuna, non lasciano alcuno strascico e non mettono a rischio l’apparato riproduttivo.
Un tempo si pensava che lo sviluppo degli orecchioni durante la gravidanza potesse aumentare il rischio di aborto spontaneo, ma oggi non ci sono evidenze scientifiche sufficienti a confermare la tesi; in ogni caso, comunque, si consiglia alle donne incinte di escludere contatti stretti con soggetti colpiti da infezione in corso.

Le complicanze più gravi del virus in età adulta, però, sono quelle che colpiscono, ad esempio, entrambi i testicoli; la parotite può infatti provocarne l’infiammazione che può addirittura portare alla sterilità, mentre altre complicanze possibili sono pancreatite e meningite parotitica.

Ma a essere interessato può essere anche il sistema nervoso centrale, dato che si può contrarre la meningite, caratterizzata da febbre, cefalea, vomito, nausea, o, nei casi più gravi, l’encefalite (infiammazione del cervello), che provoca una grave alterazione dello stato di coscienza, convulsioni, paresi e movimenti involontari.

Per proteggersi dagli orecchioni, è opportuno vaccinarsi.

La cura contro gli orecchioni

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Poiché la parotite è causata da un virus, non può essere trattata con antibiotici, quindi il trattamento deve essere focalizzato sull’alleviare i fastidi dati dai sintomi, aspettando che il sistema immunitario da solo riesca a sconfiggere l’infezione.
Pertanto si consiglia di stare a riposo e di assumere antidolorifici se necessario; per i bambini si possono usare farmaci che non siano aspirina, come il paracetamolo (Tachipirina, Efferalgan) o ibuprofene (Antalfebal, Nurofen) soprattutto per far scendere la febbre.
Occorre poi mantenere il malato idratato con acqua, evitando bevande acide che possono irritare le ghiandole parotidi, e applicare impacchi caldi o freddi. Bisogna adottare inoltre una dieta con cibi morbidi, che non richieda molta masticazione.

Se gli orecchioni coinvolgono i testicoli il medico può prescrivere farmaci più forti per il dolore e il gonfiore, e fornire istruzioni per applicare impacchi che calmino la zona.

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