La scienziata Nettie Stevens fu la prima a scoprire come le differenze tra sesso maschile e sesso femminile fossero determinate dai cromosomi X e Y, ma per quasi un secolo il suo nome è rimasto quasi sconosciuto ai più. Solo oggi, in seguito alla valorizzazione dei suoi studi, il suo nome può finalmente ottenere tutti i riconoscimenti che avrebbe meritato già dall’inizio del Novecento. A quel tempo gli Stati Uniti non erano un paese per scienziate, come ricorda un articolo dell’Independent.

Nettie Maria Stevens nacque il 7 luglio 1861 a Cavendish, nel Vermont (Stati Uniti). Dopo la morte di sua madre, nel 1865, il padre si risposò e si trasferì con tutta la famiglia in Massachusetts. Gli altri fratelli di Nettie erano morti prima della sua nascita e l’unica ancora in vita era la sorella minore, Emma.

Studentessa brillante e seria, Nettie Stevens completò in metà tempo un corso di quattro anni presso la Westfield Normal School e fu la migliore laureata del suo corso. A partire dal 1880 iniziò a lavorare come insegnante di fisiologia e zoologia e come bibliotecaria, ma la sua vita da universitaria non era ancora conclusa. Nel 1896 venne ammessa all’Università di Stanford, una delle poche a contare ben il 40% di donne tra gli iscritti, e nel 1899 conseguì la laurea.

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Nel frattempo il padre e la sorella l’avevano raggiunta sulla costa occidentale e, incantati dal luogo, avevano deciso di acquistare una fattoria a sud dell’università. Nettie si unì a loro, lasciando il suo alloggio in università, e continuò a specializzarsi. Nel 1900 ottenne il master e poté pubblicare la sua tesi. Dopo aver vinto una borsa di dottorato alla Bryn Mawr, vicino a Philadelphia, lasciò di nuovo la sua famiglia e andò a vivere in un college per studentesse.

Grazie alla presenza in università di molti professori europei, le venne offerto di studiare le cellule all’Università di Wurzburg, in Germania, e per due anni alla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, a quel tempo molto famosa nel circolo accademico. Una volta ritornata a Bryn Mawr come ricercatrice, sebbene precaria, Nettie Stevens iniziò a dedicarsi attivamente ai suoi studi di genetica.

Osservando i cromosomi di diversi insetti, identificò in alcune specie una differenziazione sessuale dei cromosomi. Per la prima volta riconobbe che le differenze osservabili nei cromosomi potevano essere collegate a differenze osservabili degli attributi fisici, come il sesso. Negli esperimenti condotti per arrivare a questo risultato studiò diversi insetti individuando il cromosoma Y nel verme della farina, il tenebrio molitor.

Il 23 maggio 1905 Nettie Stevens terminò il suo studio e inviò il manoscritto alla Carnegie Institution di Washington. La sua ricerca venne pubblicata nel settembre 1905 con il titolo Studies in spermatogenesis with especial reference to the accessory chromosome. I suoi colleghi, però, erano scettici, sebbene la scoperta fosse stata confermata anche dal professor Edmund Beecher Wilson della Bryn Mawr, che Nettie conosceva bene e stimava.

Il critico più feroce fu Thomas Hunt Morgan, che era stato suo professore proprio alla Bryn Mawr. Nonostante i dubbi degli scienziati, Nettie continuò il suo studio, analizzando una cinquantina di insetti, tra cui il moscerino della frutta, la drosophila melanogaster. Lei non avrebbe mai potuto saperlo, perché il destino beffardo non le concesse il tempo necessario, ma proprio gli studi effettuati sullo stesso moscerino condussero poi il suo più grande “nemico” Morgan al Nobel, nel 1933.

Nettie Stevens morì il 4 maggio 1912 all’età di 51 anni a causa di un cancro al seno, prima che potesse beneficiare della cattedra di ricercatrice creata apposta per lei alla Byrn Mawr. Thomas Hunt Morgan scrisse il necrologio sulla rivista Science, ammettendo in parte la sua scoperta, ma relegando la collega al ruolo di “tecnico” e non a quello di scienziato. La riscoperta della grande genetista è avvenuta solo di recente, nel 2005, grazie a un gruppo di scienziati desiderosi di mettere finalmente in luce il suo decisivo ruolo nella storia delle conquiste scientifiche dell’umanità.

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