Forse il termine “sindrome da shock tossico” non sarà sconosciuto a molte di voi, dato che ne avevamo già parlato occupandoci della modella Lauren Wasser, cui sono state amputate entrambe le gambe a causa di un assorbente interno.

Già, perché proprio l’uso erroneo dei tamponi è alla base dell’infezione che a Lauren è costata le gambe, mentre alla diciassettenne belga Maëlle Nactergal addirittura la vita.

Il suo dramma è stato ricostruito dal giornale De Telegraaf: Maëlle, di Somzée, frazione di Walcourt, Belgio, inizia ad accusare i primi sintomi lunedì, 6 gennaio, rientrando dalla palestra. In serata, come ha raccontato la madre Laurence, la ragazza vomita e ha febbre e diarrea; in famiglia pensano a una comune influenza, e decidono di far passare la nottata per valutare l’evolversi della situazione.

Ma al risveglio la giovane ha ancora la febbre alta, così i genitori decidono di avvisare il medico di turno; la situazione non migliora affatto, anzi la pressione della loro figlia si abbassa, e la coppia si rivolge allora al numero di emergenza, che consiglia il ricovero in ospedale, dove Maëlle arriva terribilmente disidratata.

Le sue condizioni non migliorano, al punto che in ospedale decidono di trasferirla in terapia intensiva, dove arriva la diagnosi che, però, non le salva la vita. Giovedì la ragazza è morta nel sonno.

La nostra Maëlle era una ragazza grande e sportiva – ha raccontato Laurence – che era felice della vita e aveva così tanti piani. Ma ci ha lasciato in meno di 48 ore a causa di uno shock tossico causato da un assorbente interno. Ero in contatto con il medico già cinque ore dopo l’aggravarsi dei sintomi, martedì. Questo è inaccettabile.

In effetti, è davvero impensabile mettere in conto di poter morire per l’utilizzo sbagliato di un assorbente interno, eppure casi di shock tossico, per quanto rari – i dati americani spiegano che sono colpite, in media, da 0,8 a 3,4 donne su 100.000, mentre in Europa sono registrati circa 100 casi all’anno – non sono improbabili, sebbene le conseguenze siano sicuramente meno nefaste rispetto al caso della povera Maëlle. La storia di Lauren che abbiamo poc’anzi citato è appunto esplicativa di come lo shock tossico sia un’eventualità tutt’altro che inverosimile.

Ma da cosa dipende la TSS che è costata la vita a una ragazza di appena diciassette anni?

Che cos’è la sindrome da shock tossico (TSS)

Parliamo di un’infezione causata da Staphylococcus aureus e Streptococcus pyogenes, e che si verifica frequentemente a seguito di colonizzazioni vaginali, soprattutto durante il periodo mestruale.

Se inizialmente la causa scatenante dell’infezione veniva attribuita ad alcune marche di assorbenti interne, poi effettivamente rimosse dal mercato, oggi le donne appaiono anche più consapevoli rispetto all’uso dei tamponi, ma questo non ha comunque contribuito per eliminare del tutto il problema. Anche perché esiste una forma “non mestruale” della sindrome, associata a infezioni di origine nosocomiale, ovvero quelle che si contraggono durante i ricoveri in ospedale.

Se la principale responsabile dello sviluppo della sindrome è la tossina TSST-1 (tossina-1 della sindrome da shock tossico), prodotta dallo Stafilococco, è chiaro che gli individui che non hanno sviluppato gli anticorpi necessari a contrastarla siano a rischio di contrarre la sindrome; tuttavia, a contribuire a infezioni da Staphylococcus aureus sono anche complicanze di altre infezioni localizzate o sistemiche, come polmonite, osteomielite (infezione dell’osso), sinusite, ma anche incisioni chirurgiche o ustioni.

I fattori di rischio e la prevenzione

Se la sindrome da shock tossico “non mestruale” può interessare indifferentemente uomini e donne di tutte le età, a causa di infezioni sistemiche o localizzate, nei casi in cui sia invece associata all’uso di assorbenti interni le donne possono tutelarsi con alcuni piccoli accorgimenti: ad esempio, si potrebbe evitarne l’uso in caso di ciclo molto leggero, o almeno alternarli ad assorbenti esterni.

Molto importante è anche cambiare spesso gli assorbenti interni, e conservarne la confezione in un luogo asciutto e pulito.
L’igiene delle mani, prima di inserire un tampone, è altrettanto importante, così come capire se è opportuno usare un tampone dal minor potere assorbente, qualora venissero riscontrate irritazione o difficoltà nel toglierlo.

Se si è già avuto un episodio di sindrome da shock tossico o una grave infezione da stafilococco o streptococco è preferibile non usare assorbenti interni. È però rilevante notare che anche alcuni metodi contraccettivi da inserire nella vagina, come il diaframma vaginale e la spugna contraccettiva, così come infezioni ginecologiche o la sepsi puerperale – una grave infezione dell’utero, che si verifica dopo il parto o un aborto – possono causare lo shock.

I sintomi

Nelle forme che si verificano durante il ciclo il primo sintomo, che si manifesta entro il 3°-4° giorno di mestruazioni, è la febbre, spesso molto alta, unita, come nel caso di Maëlle, a un abbassamento repentino della pressione sanguigna.

Nel corso di poche ore si possono avvertire brividi, vomito, mal di gola, diarrea e dolori muscolari; dopo un paio di settimane, su palmi delle mani e piante dei piedi può notarsi una desquamazione cutanea, simile a una scottatura solare.

La sindrome è inoltre recidiva (nel 30-40% dei casi), anche se, per fortuna, ogni nuovo episodio tende a essere meno grave rispetto a quello precedente. L’infezione si gestisce combinando antibiotici, somministrati per via endovenosa, che, pur non curando la TSS, ne tengono sotto controllo la condizione. Nei casi più gravi si somministrano anche immunoglobuline, in grado di neutralizzare le tossine prodotte dai batteri; possono inoltre essere prescritti farmaci, in caso di ipotensione, e ossigeno supplementare per sostenere la respirazione. Associate all’ipotensione, le tossine possono portare a insufficienza renale, per cui potrebbe rendersi necessaria la dialisi.

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