Se ne sente parlare sempre più spesso, ma in pochi sanno realmente di cosa si tratta. Parliamo delle microplastiche e di come queste impercettibili particelle di plastica possano danneggiare la nostra salute senza che nemmeno ce ne si accorga.

Sostanze che inquinano i nostri mari, l’aria e perfino i cibi di cui ci nutriamo e che, quindi, arrivano direttamente nel nostro organismo. Ma cerchiamo di capire esattamente cosa sono le microplastiche, dove si trovano e come agiscono a danno della nostra salute e di quella del Pianeta.

Cosa sono le microplastiche?

Prima di tutto, quindi, è bene rispondere alla domanda più importante di tutte, ovvero cosa sono le microplastiche: si tratta di minuscoli pezzettini di materiale plastico che solitamente hanno un diametro compreso tra i 330 micrometri e i 5 millimetri. Esistono poi anche particelle ancora più piccole, dette nanoplastiche, ma che data la loro impercettibile dimensione non è possibile campionare.

Si tratta quindi di piccoli rimasugli di plastica che riempiono i nostri mari e oceani e che sono prodotti dall’aumento esponenziale della produzione mondiale di plastica che, nel corso degli anni, è passata da 1,5 milioni di tonnellate degli anni ’30 a 280 milioni di tonnellate nella prima decade degli anni duemila.

Di questi, almeno otto milioni di tonnellate all’anno finiscono proprio nei mari del nostro Pianeta.

Dove si trovano le microplastiche

Ma dove si trovano e che origine hanno esattamente le microplastiche? In genere, queste particelle di plastica, vengono suddivise in due categorie principali: microplastiche primarie e secondarie.

Le microplastiche primarie sono quelle che derivano principalmente dai lavaggi di capi e indumenti sintetici (35%), dall’abrasione degli pneumatici mente si guida (28%) o da sostanze aggiunte ai prodotti per la cura del corpo, come le particelle all’interno dello scrub (2%). Queste particelle vengono rilasciate direttamente nell’ambiente fino ad arrivare nei mari e negli oceani.

Le microplastiche secondarie, invece, sono quelle che derivano dal consumo e degradazione degli oggetti in plastica di uso comune, come le bottigliette dell’acqua, le buste di plastica, le reti da pesca, ecc. Rappresentano tra il 68 e l’80% del totale di microplastiche presenti nei nostri mari.

Le conseguenze delle microplastiche sulla salute

Quantità enormi così come enormi sono i problemi che derivano dalla presenza di queste minuscole ma dannosissime sostanze. Nel 2917, infatti, l’ONU dichiarò che nei nostri mari, c’erano circa 51 miliardi di particelle di microplastica, un numero 500 volte più grande delle stelle presenti nella nostra galassia. E che, a giudicare dai dati citati all’inizio, può essere che ad oggi siano notevolmente aumentate.

Queste microplastiche, quindi, “nuotano” nei mari, impercettibili e nocive sia per le specie che li abitano, poiché in molte di esse sono presenti additivi, agenti stabilizzatori o ignifughi e altre sostanze chimiche tossiche, che per gli umani. I pesci, infatti, senza accorgersi possono inghiottirle, ed esattamente come una catena queste particelle arrivano anche fino a noi nel momento in cui ci nutriamo di questi animali (pesci, molluschi e crostacei).

Secondo alcuni studi, tracce importanti di microplastiche sono state trovate negli alimenti di origine animale, nel miele, nelle bevande e anche nell’acqua del rubinetto. Oltre poi ad essere state analizzate anche nelle feci umane, a conferma diretta di quanto appena detto.

I rischi che si possono correre quando si ingeriscono le microplastiche possono essere di natura fisica, chimica o microbiologica.

  • Per quanto riguarda i rischi fisici le microplastiche attraversano le barriera intestinale, ematoencefalica, testicolare e anche la placenta, causando danni diretti all’apparato respiratorio e a quello digerente.
  • I danni di natura chimica, invece, derivano dalla presenza nelle microplastiche di agenti contaminanti che possono colpire il sistema endocrino, la sfera riproduttiva e fino al metabolismo dei figli di genitori esposti alle microplastiche in gravidanza.
  • A livello microbiologico, poi, le microplastiche trasportano batteri come l’Escherichia coli, Bacillus cereus e Stenotrophomonas maltophilia.

Come evitarne l’assunzione

Di fatto, quindi, sembrerebbe quasi impossibile evitare di entrarci in contatto, ma qualcosa si può comunque fare. Per esempio ripulendo l’acqua che si utilizza con un depuratore a osmosi inversa, un apparecchio che si monta sotto il rubinetto e che, attraverso una membrana, permette di depurare l’acqua, catturando ed eliminando microplastiche, tossine e i vari elementi inquinanti contenuti nel liquido. Ma non solo.

Anche evitare di scaldare gli alimenti nel microonde all’interno di contenitori di plastica può evitarvi di assumerle, poiché con le alte temperature queste vengono rilasciate nei cibi che si consumano.

Altro modo per evitare di assumere microplastiche, poi, è quello di stare attenti a ciò che si mangia. Certo, non sempre è possibile e, soprattutto se si consuma del pesce o cibi animali, non è possibile vedere cosa hanno mangiato a loro volta. Ma è possibile comprare alimenti privi di imballaggi di plastica preferendo quelli in carta e magari optando per dei prodotti e materie prime sfuse, prive di involucro e, quindi, più facilmente senza microplastiche. Così come è bene limitare il consumo di molluschi e crostacei, attraverso i quali è possibile arrivare a ingerire fino a 53 mila micro particelle di plastica all’anno.

Come ridurle o eliminarle?

In linea generale, poi, e come buona abitudine da adottare per la propria salute e per quella dell’ambiente, per ridurre al massimo la produzione di microplastiche è bene imparare a:

  • evitare l’acquisto di prodotti con imballaggi monouso in plastica, come piatti, bicchieri o posate, contenitori e sacchetti;
  • conservare il cibo in contenitori di carta;
  • evitare di acquistare carta da imballaggio o le classiche pellicole per gli alimenti;
  • preferire i prodotti sfusi, di qualsiasi genere;
  • utilizzare prodotti 100% naturali;
  • tenere ben pulita la casa dalla polvere (dove si possono depositare le microplastiche che poi respiriamo);
  • optare per tappeti in fibra naturale come la lana, la juta o il cotone;
  • preferite solo oggetti e abiti sostenibili, privi di poliestere, poliammide/nylon, acrilico, elastano;
  • imparare a leggere le etichette e gli ingredienti di ciò che acquistiamo e che ovviamente non dovremmo comprare.

Piccoli passi quotidiani volti a ridurre la formazione e delle microplastiche e il loro impatto sull’ambiente e sulla nostra salute

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