La teoria la conosciamo: entriamo in menopausa perché abbiamo esaurito la riserva ovarica. Già, ma perché la esauriamo?

Se ci si basasse sulla teoria classica dell’evoluzione non dovrebbe esserci alcuna menopausa: infatti, non avendo più alcun ruolo attivo nella continuazione della specie, la donna non avrebbe motivo di vivere oltre l’età fertile. Eppure così non è: basta guardarsi attorno per vedere che siamo tante e piene zeppe di menopausa.

Come si spiega? Perché la nostra fertilità non si estende in parallelo con la durata delle nostre vite, così come avviene per gli uomini? E perché le femmine di altre specie animali non entrano in menopausa anche loro? La sopravvivenza postmenopausale è infatti una caratteristica quasi univocamente umana: nel resto del regno animale la si può trovare solo in alcuni mammiferi marini, come orche e balene, e tra i primati solo negli scimpanzé in cattività.

Sorprendentemente, però, a occuparsi della menopausa sono stati soprattutto uomini. I quali uomini hanno elaborato delle teorie, una peggio dell’altra.

La teoria della nonna

Secondo il biologo evoluzionista G. C. Williams la menopausa sarebbe lo stratagemma evolutivo per separare la fase riproduttiva dalla fase di cura della progenie. L’energia destinata alla maternità verrebbe così reindirizzata al sostentamento di figli e nipoti, trasmettendo loro saperi e competenze e aumentando le chances di sopravvivenza della comunità. In altre parole si andrebbe in menopausa per consentire alle donne di fare le nonne senza ulteriori distrazioni. Gli uomini, meno sicuri della relazione genetica con la prole e dunque meno propensi a darsi da fare per il suo sostentamento, sarebbero dispensati dal sottostare a quelle mutazioni che costituiscono l’origine evolutiva della menopausa.

Si può quindi ancora affermare che entriamo in menopausa per colpa dell’indolenza maschile, perché i loro progenitori non hanno esercitato i compiti di cura e custodia con la necessaria abnegazione.

La teoria dell’uomo canaglia

I risultati di uno studio canadese condotto dalla McMaster’s University e pubblicato nel 2013 nel magazine della PLoS Computational Biology  sono tali da giustificare richieste di divorzio al manifestarsi della prima caldana. Secondo questa ricerca, infatti, il declino della fertilità femminile sarebbe determinato dalla preferenza accordata dagli uomini per le donne più giovani, turgide e prive di nasolabiali, portando le femmine della nostra specie ad avere una riserva ovarica limitata nel tempo. Nel report si legge infatti che la competizione tra maschi per garantirsi l’accoppiamento con donne più giovani ha ridotto le possibilità riproduttive delle donne anziane, portando così allo sviluppo della menopausa” .

Questa teoria ha un suo corollario: se fossero state le femmine a manifestare in blocco la loro preferenza verso partner più giovani, Madre Natura avrebbe capito l’antifona e non vi sarebbe stata alcuna menopausa. 

Da ciò, un paio di considerazioni personali:

– Brigitte Macron, Monica Bellucci e tutte coloro che scelgono partner più giovani non lo fanno solo per il loro bene, ma anche per il nostro: hai visto mai che il processo evolutivo inverta la direzione;

– Se durante le doglie del parto avete maltrattato il vostro partner ritenendolo responsabile di quei dolori atroci, pensate come potreste fare per punirlo dei disagi della menopausa;

La teoria del “fatevene una ragione”

Un recente studio del Department of Ecology, Evolution and Behavior dell’Università del Minnesota, pubblicato su Nature ha spazzato via le teorie adattive sopra esposte per affermare serenamente che la menopausa non sarebbe altro che una conseguenza dell’invecchiamento al pari dei capelli bianchi, delle rughe, della riduzione della densità ossea. Un fatto biologico, insomma, che a un certo punto accade nella vita di una donna «per un complesso, e ancora in gran parte sconosciuto, insieme di fattori genetici, ormonali e ambientali».  Arrendiamoci, dunque, e non stiamo a farla tanto lunga. Il che porta a valutare positivamente l’unica teoria meritevole di attenzione, e cioè

La teoria della signora Shawna, trovata su facebook

Come avrete notato, il compito di decrittare i misteri della menopausa è stato lasciato in mano agli uomini. Per questo motivo la preferenza va accordata a una teoria, trovata su facebook, priva di evidenze scientifiche e studi in doppio cieco ma elaborata da una donna che vive la menopausa in prima persona.

Secondo la signora Shawna “Dopo circa quarant’anni passati a monitorare fertilità, affrontare gravidanze e subire sindrome premestruali, la menopausa è una ricompensa per il lavoro svolto mensilmente con continuità e abnegazione. Il ciclo si ferma ma la vita prosegue, le paturnie legate alla riproduzione cessano e possiamo pensare a noi stesse perché ce lo meritiamo. Non sarebbe male, quindi, se oltre al girovita aumentassero magicamente anche i soldi sul nostro conto corrente per ripagarci del lavoro svolto. Ecco da cosa nasce la menopausa, ecco come dovrebbe essere ricompensata.”

Possiamo darle torto?

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