Karoshi, quando si muore per troppo lavoro
Karoshi significa "morte da superlavoro", ovvero l'estrema conseguenza della dedizione al lavoro tipica della cultura giapponese.
Karoshi significa "morte da superlavoro", ovvero l'estrema conseguenza della dedizione al lavoro tipica della cultura giapponese.
Questa piaga sociale mina la salute di milioni di giapponesi e ha preso forma a seguito di una dedizione totale nei confronti del lavoro.
Il termine karoshi significa “morte da superlavoro” ed è stato coniato per identificare 3 casi specifici:
Il primo caso di karoshi risale al 1969, quando un lavoratore di 29 anni morì nel dipartimento spedizioni della più grande azienda di carta stampata del Giappone.
A seguito di un numero sempre crescente di casi, dal 1987 il Ministero del lavoro ha iniziato a pubblicare statistiche sul fenomeno, sull’onda di una crescente preoccupazione pubblica. Ma esattamente cosa comporta lavorare troppo? Quali sono le conseguenze di ritmi di lavoro troppo serrati?
In Giappone il lavoro extra viene identificato con più di 51 ore alla settimana fino a oltre 45 ore di straordinario al mese. Molte ricerche hanno dimostrato che chi lavora troppo è soggetto a un rischio maggiore di contrarre malattie cardiache e ipertensione.
Rispetto all’orario di lavoro standard (da 35 a 40 ore alla settimana), lavorare per molte ore (55 ore alla settimana) è stato associato ad un aumento del rischio di incidenza di malattie coronariche (aumento del 13%) e di ictus (aumento del 33%).
L’affaticamento da superlavoro provoca scompensi anche sotto il profilo relazionale e psicologico: infatti può causare nervosismo, ansia e depressione.
A seguito di uno studio è stato dimostrato infatti come i lavoratori con una diminuzione delle ore di straordinario sperimentavano livelli più bassi di sintomi depressivi rispetto agli altri gruppi in burnout. Va da sé che chi soffre già di qualche patologia, a causa del superlavoro vedrà inesorabilmente peggiore il proprio stato di salute.
In una condizione fisica e/o psicologica precaria dove quella per il lavoro diventa quasi un’ossessione, il singolo mette da parte e sacrifica la propria dimensione personale pur di essere sempre pronto a servire l’azienda. Così alla pressione causata da ritmi di lavoro sempre più insostenibili si somma anche il peso di essere all’altezza delle aspettative del titolare, una situazione che spinge alcuni addirittura al karo-jisatsu, ovvero il suicidio da superlavoro.
Come mai il karoshi è un fenomeno così diffuso in Giappone? La ragione principale è chiaramente legata all’orario di lavoro sproporzionatamente più lungo: secondo un confronto internazionale con altri paesi avanzati condotto dal Ministero del Lavoro, le ore di lavoro giapponesi all’anno sono circa 100-200 ore in più che negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, e 400-500 ore in più che in Germania, Francia o paesi del Nord Europa.
Ma questa dipendenza dal lavoro ha radici culturali molto profonde: in un articolo di Paul A. Herbig e Frederick A. Palumbo emerge il ruolo centrale della lealtà del dipendente nei confronti dell’azienda che viene misurata in base al numero di ore di straordinario. In sostanza finché il capo rimane in ufficio non si va a casa e questo spinge i lavoratori a fermarsi anche fino alle 22:00 o alle 23:00. Uscire in orario o semplicemente prima del capo può causare la perdita di credibilità da parte di colleghi e dell’azienda stessa. Così ore e ore di straordinari non retribuiti sono la testimonianza tangibile di dedizione e possono spianare la strada verso la promozione.
A contribuire alla dipendenza da lavoro ci sono anche le attività aziendali al di fuori dell’orario di ufficio come partite da golf con i capi, serate al karaoke o cene con i clienti. Ovviamente ci si aspetta una partecipazione attiva da parte dei dipendenti. Il lavoratore subisce poi ulteriore pressione in qualità di capofamiglia: deve garantire lui il mantenimento di moglie e figli, la cui educazione è invece interamente appannaggio femminile.
In questa prospettiva è facile comprendere come le ferie e il tempo libero siano argomenti tabù, dato che quasi nessun lavoratore consuma per intero le ferie che gli spetterebbero.
Lo scenario è complesso e l’unico modo per combattere il karoshi è tramite uno sforzo comune da parte di datori di lavoro, sindacati, lavoratori e governo giapponese. Passi importanti sono stati fatti in risposta all’aumento dei casi: nel giugno 2014 è stata approvata la Legge sulla promozione di misure preventive contro il karoshi e altri disturbi di salute legati al superlavoro con l’obiettivo di promuovere misure preventive che affrontino i disturbi legati al superlavoro.
Un ulteriore sviluppo della legislazione in materia da parte del MHLW (Ministry of Health, Labour and Welfare) si è concretizzato nel 2017 con l’approvazione del White Paper on Measures to Prevent Karoshi.
In sostanza per ridurre il rischio di Karoshi risulta indispensabile:
Un ulteriore sviluppo da parte del legislatore è sicuramente auspicabile per contrastare un l’approccio stacanovista giapponese; ma cosa può fare il singolo per tutelare se stesso?
Lettrice accanita, amante dell'arte e giornalista. Ho da sempre il pallino per la scrittura.
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