Saper distinguere le intolleranze alimentari
Le intolleranze alimentari sono diverse dalle allergie, ma spesso individuarle non è facile. Per questo, i test prescritti dal medico possono arrivare in nostro soccorso.
Le intolleranze alimentari sono diverse dalle allergie, ma spesso individuarle non è facile. Per questo, i test prescritti dal medico possono arrivare in nostro soccorso.
Molto spesso sentiamo parlare di intolleranze alimentari, dato che, seppur la maggior parte delle persone non presenta problemi con il cibo, una piccola percentuale può avere una reazione negativa legata all’assunzione di determinati alimenti o componenti.
L’incidenza delle allergie alimentari nella popolazione è bassa, mentre, in Italia, quella di allergie è in aumento, e coinvolge l’ 1 o 2% sul totale degli adulti. Molto importante, perciò, come prima cosa, è distinguere tra allergia e intolleranza alimentare.
La prima, infatti, è una risposta eccessiva da parte del sistema immunitario verso agenti estranei, gli allergeni, i quali sono percepiti come minaccia e perciò vengono attaccati dal sistema immunitario; l’organismo produce anticorpi (immunoglobuline E – IgE) che, a contatto con l’allergene, scatenano una reazione, la quale determina il rilascio di istamina, un mediatore dell’infiammazione che provoca appunto la reazione allergica.
L’intolleranza, al contrario, non coinvolge il sistema immunitario, ma si manifesta semplicemente quando il corpo non riesce a digerire alcune sostanze. Perciò, a differenza degli individui allergici, che devono eliminare del tutto il cibo che scatena la reazione, gli intolleranti possono assumere piccole quantità dell’alimento incriminato senza sviluppare sintomi – ad eccezione degli individui sensibili al glutine e al solfito.
Come si può capire di avere a che fare con un’intolleranza alimentare? Alcuni sintomi possono indubbiamente indirizzare verso la giusta diagnosi, conducendo quindi dal medico per svolgere il test che confermerà la presenza o meno dell’intolleranza. Fra questi, rientrano indubbiamente l’acne, ma anche alcuni disturbi alimentari come l’anoressia o, al contrario, l’aumento dell’appetito. Un’avvisaglia può essere l’astenia, la sensazione di stanchezza costante, oppure un aumento di peso, la presenza di bolle o di bruciore sulla lingua, i bruciori di stomaco, i capogiri. Ancora, una cattiva digestione può essere sintomatica del problema, così come le coliche, i crampi addominali, allo stomaco, la diarrea. Gonfiore e gorgoglio addominale, incontinenza fecale, insonnia, mal di stomaco e mal di testa, meteorismo, nausea, pelle secca, prurito, raffreddore, rigurgiti acidi, ritenzione idrica o stitichezza sono altri sintomi che possono far sospettare il problema.
Per capire se si soffra di intolleranza o di allergia alimentare, è indispensabile rivolgersi al proprio medico, il quale farà un esame fisico completo e, dopo un’anamnesi generale del paziente e della sua famiglia, potrà individuare segnali oggettivi escludendo le cause più gravi di malessere.
I test per diagnosticare allergie e intolleranze alimentari sono i classici test allergologici, che si fanno principalmente per escludere una allergia, la quale, come abbiamo visto, a differenza dell’intolleranza stimola una risposta immunitaria a un cibo. I diversi test possono essere:
Molte intolleranze alimentari sono piuttosto comuni, come ad esempio quella al lattosio, o al glutine, mentre altre sono più “rare”, e possono essere chimiche, dovute cioè alla presenza di un elemento nel cibo, enzimatiche, che dipendono dalla carenza di un enzima atto ad assimilare il cibo, o da accumulo.
Eccone alcuni esempi.
Essere intolleranti al latte è normale, poiché il nostro organismo perde la capacità di digerire il latte; in Italia ben il 60% della popolazione è intollerante al lattosio.
Le conseguenze comportano disturbi di natura diversa, spesso attribuiti ad altre cause, e vanno dai problemi intestinali e digestivi, passando per insonnia, irritazioni cutanee e capogiri, oppure gonfiore, pesantezza, ritenzione idrica. Il metodo più veloce e sicuro, per scoprire la propria intolleranza al lattosio è un campione di saliva e il test genetico sul gene lattasi.
I sintomi che compaiono più frequentemente in caso di intolleranza al glutine sono i problemi digestivi: si può infatti avvertire gonfiore, aria nella pancia, oppure soffrire di diarrea o stitichezza. Un altro problema è la cosiddetta “pelle di pollo”, ovvero la cheratosi pilare, che colpisce soprattutto la parte posteriore delle braccia e potrebbe essere indice di una carenza di acidi grassi e vitamina A, dovuta al cattivo assorbimento di questi nutrienti causato dal glutine nell’intestino. Altri sintomi associati all’intolleranza al glutine sono il senso di stanchezza, la fatica, o la particolare sensazione di appesantimento psico-fisico dopo aver mangiato un pasto contenente glutine. Possono inoltre essere avvertiti vertigini, giramenti di testa ma anche ansia, depressione o sbalzi di umore. Le donne possono accusare sindromi pre-mestruali molto dolorose, oppure ovaio policistico o infertilità inspiegata.
Tra i possibili sintomi dell’intolleranza al pesce ci sono i dolori addominali, il prurito, le difficoltà durante il momento della digestione, o la comparsa di macchie sulla pelle. Naturalmente, se il grado di tolleranza è abbastanza alto, il consumo moderato di pesce durante la settimana non arrecherà disturbi all’organismo, ma è sempre buona norma rivolgersi al proprio medico.
È un’intolleranza poco comune, legata a un alimento che sta prendendo sempre più piede nell’alimentazione italiana.
In questo legume di origine orientale, infatti, sono presenti alcune proteine che possono scatenare reazioni allergiche o sintomi di intolleranza. I principali sono a carico dell’apparato gastrointestinale e della cute, che si manifestano con dolori addominali, diarrea, nausea e vomito, ma anche con acne, dermatite e prurito. Anche tosse, naso che cola, respiro affannoso e senso di costrizione al torace possono rientrare tra i segnali più evidenti del problema. Per diagnosticare l’intolleranza alla soia si può seguire una dieta ad esclusione per 15-20 giorni, con la graduale reintroduzione dell’alimento.
Anche in questo caso, i sintomi sono simili in tutto a quelli di altre intolleranze alimentari, comprendendo arrossamenti, disturbi alla digestione, mal di pancia e malessere generale.
La diagnosi di intolleranza può essere fatta applicando la dieta a esclusione.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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