Immunità di gregge: il meccanismo per cui più sono i vaccinati, più persone sono protette

Fin da piccoli ci viene insegnato che l’”unione fa la forza”. È questo il concetto su cui si basa l’immunità di gregge, secondo la quale, se la maggioranza della popolazione riceve il vaccino contro una malattia infettiva, anche le persone non vaccinate risultano difese.

Se più del 90% della popolazione è coperta dal vaccino di una malattia, anche le persone che non si vaccinano non rischiano di contrarla. Questo fenomeno prende il nome di immunità di gregge, ed è ciò che è riuscito a debellare patologie come vaiolo e poliomelite. In questo modo, anche chi non può effettuare vaccini perché troppo piccolo o per motivi di salute, ha bassissime probabilità di contrarre malattie infettive. Vediamo come funziona l’immunità di gregge e perché si è rivelata importante.

Cos’è l’immunità di gregge?

immunità di gregge
Fonte: Web

L’immunità di gregge, anche chiamata immunità di gruppo, a una patologia infettiva si verifica quando almeno il 95% della popolazione è vaccinata: grazie a ciò il restante 5% ne risulta di conseguenza protetto. In questo modo anche chi non può effettuare il vaccino, come nel caso dei neonati, degli immunodepressi, dei non responder e gli allergici, trae beneficio da una vaccinazione di massa.

È quello che è accaduto con malattie un tempo mortali e che oggi sono state debellate. Nel 1967 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato una campagna per l’eradicazione totale del vaiolo, con vaccinazioni obbligatorie per tutti, e ormai dagli anni ‘80 la malattia è dichiarata debellata. Ogni anno esistono campagne di prevenzione, fatte per ottenere lo stesso risultato con altre malattie trasmissibili. Ciò dimostra come, se la grande maggioranza della popolazione fa il vaccino, si abbassano drasticamente le probabilità che il virus si diffonda.

Immunità di gregge: come funziona

Il modo in cui funziona l’immunità di gregge è abbastanza intuitivo. Più persone sono protette dal vaccino, meno terreno fertile ha il virus o batterio portatore della malattia per diffondersi. Le persone vaccinate infatti non possono essere infettate e di conseguenza non possono contagiare chi non è protetto. Si crea così un meccanismo, un circolo virtuoso grazie al quale, se si raggiunge un livello di copertura vaccinale considerato sufficiente all’interno della popolazione a rischio, la malattia non si può diffondere.

Il termine “gregge” fa intendere bene il concetto per il quale il gruppo insieme si protegge dal nemico esterno, in questo caso la malattia. E nel farlo salvaguarda tutti i singoli, anche quelli che non si possono difendere da soli. Il numero a cui fa riferimento la medicina è circa il 95% per poter garantire il successo dell’immunità di gregge. Per questo, vengono attuati programmi di vaccinazioni obbligatori o consigliati per debellare determinate malattie infettive.

Immunità di gregge e vaccini

immunità gregge
Fonte: Web

Negli ultimi anni si è diffusa la sfiducia nella scienza e medicina, anche nei confronti della sicurezza dei vaccini. A causa di ciò, la soglia di vaccinati è scesa in Italia sotto il livello che garantiva l’immunità di gregge. Per questo dal 2017 con la Legge Lorenzin, sono state previste 10 vaccinazioni obbligatorie per tutti: anti-poliomelitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti Haemophilusinfluenzae tipo B, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella.

Come abbiamo accennato in precedenza, non tutte le persone possono effettuare i vaccini. Si tratta più specificatamente di persone immunodepresse, che hanno un sistema immunitario molto debole. Possono essere pazienti affetti da malattie autoimmuni, Aids o linfomi, oppure chi sta seguendo un ciclo di chemioterapia o altre terapie farmacologiche che incidono sulle difese, o chi ha appena subito un trapianto. Dal momento che il vaccino contiene una parte di agente infettivo, proprio per il modo in cui funziona, è troppo rischioso per chi non ha anticorpi di difesa.

Esistono inoltre rari casi di soggetti non responder. Coloro che per nascita o particolari condizioni di vita o salute, non hanno gli agenti immunitari adatti a difendersi dal vaccino. E ancora chi è allergico ad alcuni principi attivi presenti nei vaccini. I neonati infine sono ancora troppo piccoli e giovani per poter aver completato l’iter di vaccinazioni previste nel corso dei primi anni di vita. Di conseguenza potrebbero contrarre malattie infettive che su di loro hanno conseguenze molto più gravi.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!