Il dibattito sui vaccini è uno dei più controversi e spinosi mai affrontati dall’opinione pubblica negli ultimi anni; se fino a pochi decenni fa sembrava del tutto naturale ricorrere alle vaccinazioni in età infantile contro ceppi di malattie diverse, oggi i gruppi NO-VAX hanno decisamente rimesso in discussione il tutto, affermando il diritto all’autodeterminazione e, quindi, anche alla possibilità di scegliere di non vaccinare i figli.
La legge attualmente in vigore, la n. 119/2017 emanata dall’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin prevede l’obbligatorietà delle vaccinazioni e la possibilità di presentare un’autocertificazione solo se seguita dalla presentazione della documentazione ASL, e alcuni presidi, negli scorsi giorni, hanno fatto sapere che, all’apertura delle scuole nel prossimo settembre, non accetteranno le sole autocertificazioni da parte dei genitori, diversamente da quanto disposto dalla circolare Miur-Ministero della Salute.

In attesa di capire quali saranno i passi che il nuovo Governo avrà intenzione di compiere in merito, alcuni medici hanno scritto un esaustivo post Facebook per motivare le ragioni per cui dieci vaccini – quelli attualmente previsti per i bambini – non siano affatto eccessivi, come sostenuto da molti, fra cui l’attuale Ministro dell’Interno Matteo Salvini.

La problematica è di natura squisitamente immunologica – scrivono i dottori – quindi, con rispetto parlando, tecnicamente di competenza nostra. Noi non ci permetteremmo mai di criticare chi usa un certo tipo di cemento per costruire un palazzo, semplicemente perché non ne sappiamo nulla. Il tema ‘quanti vaccini’ è difficilmente affrontabile in modo corretto da persone che hanno conoscenze immunologiche non molto approfondite, se non del tutto assenti. Tantomeno di chi specifica di non essere un medico. […]
Se ci occupiamo di vaccinazioni, dobbiamo fare in modo che il sistema immunitario produca anticorpi (chiamati anche immunoglobuline), cosa che fanno i linfociti B quando sono diventati plasmacellule. Devono però entrare in ballo e funzionare bene anche delle altre cellule, chiamate linfociti T, che producono molecole solubili (citochine) e aiutano i linfociti B a maturare e a produrre anticorpi. Ovviamente, più anticorpi sono prodotti contro un determinato antigene (la molecola che induce la produzione di anticorpi, ad esempio: un vaccino), meglio è. Da notare che ogni antigene può contenere diversi epitopi, cioè diversi punti in cui possono legarsi anticorpi.
Complicato? Un pochino… Allora provate a chiudere il pugno della mano sinistra, e immaginate che sia una molecola. Ci sono molte parti della mano/molecola esposte all’esterno, che il sistema immunitario può vedere, e quindi riconoscere, e molte all’interno, che non sono riconoscibili perché nascoste. Adesso con la destra fate il segno della vittoria usando l’indice e il medio, e immaginate che sia un anticorpo. Provate ora a infilare il pugno dentro alla ‘V’. Ci saranno posizioni delle due mani in cui riuscite ad avere una forte complementarietà (cioè riuscite a far toccare al pugno chiuso la base della V della mano destra, e la parte interna della V è a stretto contatto con il pugno), altre posizioni in cui non ci si riesce. Quelle dove c’è il maggiore contatto tra il pugno e la V sono le regioni in cui avviene una buona reazione antigene-anticorpo. Come avrete certamente capito, il pugno (molecola) ha diversi punti ottimali (siti antigenici) in cui si può legare bene la V (l’anticorpo). Ogni molecola quindi può avere più di epitopo, ovvero più di un punto dove, in modo complementare, può legarsi un anticorpo. Allora, se iniettiamo una proteina (ad esempio, un vaccino), questa possiede più di un sito antigenico, e può mettere in moto la produzione di più di un anticorpo. Il vantaggio di questa strategia è piuttosto ovvio: il sistema immunitario può fare anticorpi diversi contro la stessa molecola, e inattivarla molto più facilmente.

Il corpo umano, proseguono gli specialisti, può produrre anticorpi che riescono a riconoscere fino a centomila miliardi di molecole diverse: in altre parole, se una persona campa 100 anni, il suo repertorio anticorpale permette, teoricamente, il riconoscimento di oltre 30.000 molecole al secondo.

Se in un linfonodo arrivano più antigeni (esempio: 6 vaccini insieme, per un totale di circa 25 antigeni diversi), in uno spazio microscopico ci saranno più linfociti B attivati, più linfociti T attivati, e molte citochine utilizzabili da tutte queste cellule. Quindi, abbiamo alcuni aspetti importanti, che chi conosce l’immunologia sa bene:
1. se dovesse mancare il linfocita T che aiuta il linfocita B a produrre anticorpi contro la molecola X, allora l’aiuto potrebbe arrivare da un linfocita T diverso, ma fisicamente vicino, che sta aiutando un diverso linfocita B a produrre anticorpi contro la molecola Y. Tutto questo perché le citochine prodotte dai linfociti T possono essere utilizzate da tutte le cellule B attivate presenti nel microambiente. Il fenomeno è quindi descrivibile come un potenziamento della risposta immunitaria che avviene quando ci sono più antigeni e cellule specifiche in uno spazio molto limitato;
2. un fenomeno analogo di potenziamento può avvenire non solo grazie alla secrezione di citochine, ma anche per un contatto cellula-cellula, che avviene sempre nello stesso spazio ristretto;
3. gli effetti delle citochine sono spesso moltiplicativi più che additivi. Piccoli aumenti della concentrazione di una certa molecola nel microambiente possono avere effetti non lineari, potenziati dalla presenza di altre molecole solubili. In altre parole, anche in questo caso 4+4 non fa 8, ma 16;
4. ogni risposta immunitaria inizia con un processo infiammatorio. Concentrare più vaccini ha come effetto non solo quello di far soffrire di meno il bambino riducendo il numero di punture, ma anche quello di provocare questo effetto pro-infiammatorio il minor numero di volte possibile.

Perché quindi dire che 10 vaccinazioni sono troppe se non c’è alcuna base razionale per sostenerlo? E quale togliamo, lasciando agire liberamente quale patogeno? Chi lo afferma non ha alcuna evidenza sperimentale per dirlo, non tiene conto dell’effetto moltiplicativo dell’aiuto tra cellule descritto sopra, e dimostra una conoscenza pressoché nulla della logica con cui funziona la risposta immunitaria. Vaccinare con molti antigeni simultaneamente (che comunque nelle preparazioni vaccinali sono mille volte meno di quanto si usava anni fa) facilita la risposta immunitaria contro tutti i vaccini somministrati, e sopperisce eventuali mancanze delle cellule che devono aiutare a produrre anticorpi.
Quindi, studiare di più e tornare al prossimo appello.

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