Perché fumare cannabis, hashish o marijuana fa venire la "fame chimica"
Se lo chiedono in molte: perché fumare cannabis fa venire la fame chimica? La reazione, naturalmente, è biochimica, ma l'aumento di peso... è tutto reale!
Se lo chiedono in molte: perché fumare cannabis fa venire la fame chimica? La reazione, naturalmente, è biochimica, ma l'aumento di peso... è tutto reale!
Solitamente viene chiamata “fame chimica”, ed è quella sensazione di aumento dell’appetito improvvisa e conseguente all’assunzione di marijuana o hashish.
In effetti, gli attacchi di fame bruschi e repentini che colpiscono chi fa uso di cannabis sono uno degli aspetti collaterali più importanti legati al consumo di queste sostanze, e anche uno di quelli che si manifesta con maggiore frequenza; infatti la sensazione di appetito molto forte e intensa, che sembra essere insaziabile, si presenta all’incirca tra i 30 minuti e le 2 ore successive al consumo di marijuana o hashish, e sembra manifestarsi con incredibile regolarità anche quando si è consumatori abituali della sostanza e si è sviluppato ormai una certo grado di assuefazione.
Le sostanze che ne sono responsabili sono quelle che contengono il THC (tetraidrocannabinolo) il principio attivo che si trova proprio all’interno della canapa. Nello specifico il fenomeno è collegato al consumo di hashish e marijuana, e la sua intensità e frequenza sembra essere direttamente collegata alla quantità di principio attivo che è contenuta nella sostanza. Perciò, fumare hashish provoca in genere un appetito più marcato, dato che in questa sostanza le quantità di THC possono essere notevolmente superiori rispetto a quelle che si trovano nella marijuana.
Recentemente un gruppo di ricercatori della Yale School of Medicine ha deciso di indagare le motivazioni scientifiche alla base di questo curioso riflesso, scoprendo come la fame chimica sia scatenata dalla stimolazione di neuroni solitamente predisposti alla fase opposta, ovvero sia alla soppressione dell’appetito. Il titolo della ricerca, pubblicata su Nature, è Hypothalamic POMC Neurons Promote Cannabinoid-Induced Feeding, e sostiene che i neuroni che sintetizzano la preoppiomelancortina (POMC) se attivati dai cannabinoidi (presenti appunto nella cannabis) stimolano nell’essere umano l’appetito. Il paradosso, tuttavia, starebbe nel fatto che a provocare l’aumento di appetito sarebbe un gruppo di neuroni che durante la propria normale attività ha lo scopo di suscitare effetti completamente contrari, ovvero garantire sensazioni di sazietà al termine di un pasto.
Per portare a termine lo studio, i ricercatori hanno analizzato il funzionamento di due gruppi di neuroni fondamentali nei processi alimentari. I primi fanno parte del circuito di recettori Cb1r, detti anche cannabinoid receptor type 1: si tratta di cellule note per la loro capacità di far venir fame e che vengono attivate dalla presenza di cannabinoidi proprio come il Thc. I secondi, invece, sono detti pro-opiomelanocortina, o POMC, ed hanno invece il compito di segnalare quando è il momento di smettere di mangiare, provocando sazietà. Stimolando selettivamente i due gruppi di neuroni, gli studiosi hanno constatata che, attivando i recettori Cb1 è aumentata l’attività di neuroni POMC e quindi, nonostante tutto ciò dovrebbe comportare senso di sazietà, si viene invece a creare una sensazione di fame anche a stomaco pieno.
I ricercatori, approfondendo le loro analisi, hanno pertanto capito che quando i neuroni POMC sono attivati dai cannabinoidi non rilasciano più le solite due sostanze (un ormone con effetto anoressizzante, cioè che spinge a smettere di mangiare, e un neurotrasmettitore chiamato beta endorfina, con proprietà analgesiche e in grado di stimolare benessere), ma solo una. E si tratta proprio della beta endorfina. In altre parole, i neuroni POMC, quando attivati dalla cannabis, smettono di promuovere il senso di sazietà e non rilasciano più l’ormone che placa la fame.
Quello che resta da capire, ancora, è semmai perché la fame chimica si manifesti con il desiderio di cibi grassi e proteici, con il cosiddetto junk food, ad esempio.
Il motivo è semplice: ci troviamo davanti a meccanismi che fanno parte del comportamento biochimico degli esseri umani (e più in generale di tutti i mammiferi onnivori e carnivori) che li spinge, quando la sensazione di fame è forte, ad avere maggiore voglia di assumere alimenti estremamente energetici e sazianti, come appunto i grassi e le proteine. Subito dopo aver fumato, soprattutto se le quantità assunte sono importanti, si può anche avvertire una forte voglia di cibi zuccherini: questo perché la marijuana e l’hashish hanno interazioni importanti con i livelli glicemici del nostro sangue e possono portare appunto il nostro cervello a richiedere sostanze che li riequilibrino immediatamente.
Dovete tener presente che l’appetito avvertito dopo aver fumato una cannabis in realtà è solo uno stimolo cerebrale ingannevole. Il trucco per non cedere alla fame chimica è quello di prendere sane abitudini che con il tempo diverranno routinarie. Ad esempio, dovete imparare a bere molto, a prescindere dalla bevanda, fredda, calda, gassata o dolce. Il caffè è sempre una buona opzione perché, oltre a darvi una buona scossa di energia, vi dà la forza di muovervi e distrarvi con altre attività che non siano ingurgitare alimenti.
Potete inoltre svolgere le attività più diverse per non avvicinarvi a un frigorifero. Cercate di non annoiarvi mai, mantenete il corpo sempre attivo e le mani sempre occupate. Non ossessionatevi con la quantità di cibo che state ingurgitando, perché non fareste altro che pensare a mangiare. Se sapete che la cannabis vi provoca una forte fame chimica, prendete le dovute precauzioni: invece di riempire le dispense con cibi malsani, ricordatevi le conseguenze che potrebbero avere su di voi.
Un ulteriore trucco che richiede una certa lungimiranza è lavarsi i denti ogniqualvolta notiate un languorino. Se questo non dovesse funzionare, provate con una gomma da masticare.
Il primo e più importante consiglio, però, è quello di smettere di fumare: l’abuso di cannabis può essere molto pericoloso, sia a lungo termine che a breve termine, soprattutto se venisse la malaugurata idea di mettersi alla guida!
Ma veniamo alla domanda più importante: l’appetito sarà anche “irreale”, ma alla lunga porta a un aumento di peso considerevole? È decisamente sbagliato credere a quanti dicono che non faccia ingrassare, dato che gli alimenti assunti in seguito agli attacchi di fame chimica subiscono il normalissimo metabolismo a cui sono soggetti gli altri alimenti, ovvero vengono scomposti, bruciati e, nel caso in cui fosse necessario, stoccati sotto forma di grassi. La fame chimica dunque fa ingrassare. Bisogna però evidenziare che, alla lunga, possa addirittura causare inappetenza: i fumatori abituali, infatti, se non consumano THC possono soffrire di inappetenza e questo può determinare un dimagrimento sul medio e lungo periodo.
Proprio la capacità di far prendere peso della marijuana e dell’hashish hanno reso queste sostanze utilizzatissime negli Stati Uniti, per il trattamento di chi sta seguendo un percorso terapeutico anti-cancro, nello specifico nel caso di chemioterapia. I farmaci coinvolti in questo tipo di terapie infatti finiscono per causare nausee e inappetenze, che possono essere efficacemente combattute con l’uso di marijuana terapeutica.
Si tratta di terapie accessorie che sono attualmente oggetto di studio anche in Italia, ma che tuttavia desta ancora qualche perplessità, legato soprattutto agli effetti del fumo.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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