L’endometriosi intestinale è una patologia spesso sottovalutata che, come dice il Centro Italiano Endometriosi, interessa 150 milioni di donne nel mondo, di cui 3 milioni in Italia. L’origine della malattia è la crescita e la maturazione del tessuto endometriale (da cui la malattia prende il nome) in una sede anatomica diversa dall’utero, sua sede normale. Durante la manifestazione della patologia il tessuto si presenta in modo anomalo (sotto forma di focolai) spesso nelle ovaie o in organi vicino all’utero quali sigma, retto, appendice e regione ileocecale (regione che mette in comunicazione l’intestino tenue con il crasso).

I sintomi dell’endometriosi intestinale

endometriosi intestinale dolori addominali

I sintomi che presenta questa patologia sono aspecifici e non ben definiti. La difficoltà di riconoscimento della malattia è la causa principale di diagnosi sbagliate. Secondo la Fondazione Italiana Endometriosi questi sintomi spesso portano a pensare a patologie diverse dall’endometriosi. Stiamo parlando di sintomi atipici quali:

  • Spasmi intestinali dolorosi;
  • Costipazione;
  • Diarrea;
  • Costipazione e diarrea alternate;
  • Nausea e/o vomito;
  • Dolore addominale diffuso;
  • Dolore o senso di peso rettale;
  • Defecazione dolorosa;
  • Sanguinamento rettale.

Le pazienti possono presentare uno solo di questi sintomi, più di uno o anche tutti. Il dolore addominale, che si presenta soprattuto in fase premestruale, è la ragione principale del ritardo diagnostico. Le donne che presentano questo sintomo tendono a sottovalutarlo, considerandolo un semplice dolore mestruale. Un ritardo nella diagnosi aumenta il rischio di peggioramento progressivo della patologia.

La diagnosi: come riconoscere l’endometriosi intestinale

Dopo una corretta analisi dei sintomi della paziente, la Risonanza Magnetica Nucleare è l’esame più adatto per diagnosticare la patologia. Ha una sensibilità dell’88%, una specificità del 98%, un valore predittivo positivo del 95% e un valore predittivo negativo del 95%. Altro esame che raggiunge un’elevata accuratezza è l’ecografia transvaginale in 2D o in 3D. Fino a poco tempo fa gli esami a cui erano sottoposte le pazienti che presentavano questi sintomi erano il clisma opaco, la cistoscopia, la colonscopia, poiché la malattia veniva spesso confusa con la sindrome dell’intestino irritabile. Questi esami non sono però in grado di diagnosticare l’endometriosi intestinale.

Il trattamento, in prima battuta, è farmacologico: una terapia ormonale per abbassare i livelli di estrogeni e ridurre il dolore. Se la terapia dovesse fallire o se la patologia dovesse intaccare altri organi, come l’intestino, l’unica soluzione restante è la chirurgia. I casi di chirurgia possono essere diversi, dalla semplice asportazione dei focolai alla rimozione dell’utero o delle ovaie in casi più gravi. Nel caso in cui la patologia abbia provocato gravi danni all’intestino una delle soluzioni può essere la resezione intestinale, un intervento che consiste nell’asportazione del segmento intestinale coinvolto dall’endometriosi e un successivo abboccamento dei due monconi intestinali.

L’importanza della dieta per curare l’endometriosi intestinale

endometriosi intestinale dieta

Nella donna affetta da endometriosi intestinale l’alimentazione è un aspetto fondamentale per diminuire i sintomi e tenere sotto controllo la patologia. Si tratta di eliminare alcuni cibi e preferirne altri. Prima di tutto seguire una dieta ricca di fibre poiché diminuiscono l’infiammazione addominale e riducono gli estrogeni circolanti nel sangue. Il che è un bene, visto che la malattia è ormonedipendente.

Consumare cibi contenenti omega 3, come il pesce azzurro e olio di semi. L’omega 3 promuove la produzione della prostaglandina che riduce il livello di infiammazione addominale. Evitare i latticini e la soia per l’elevata quantità di ormoni che contiene. Ridurre il consumo di carne rossa e limitare gli alimenti che rilasciano l’istamina come cioccolato, fragole, pomodoro e formaggi.

L’endometriosi intestinale è una malattia di grande impatto, non esclusivamente ginecologico. Presenta un difficile approccio sia diagnostico sia terapeutico a causa dei sintomi atipici sopra elencati. Purtroppo una minaccia sottovalutata della malattia è anche la sterilità. Fare controlli e insistere per avere una dettagliata diagnosi è il metodo migliore per prevenire la progressione della malattia.

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