Crescono i timori, le domande e i dubbi per questa nuova ondata di Covid19 che ha imposto al Governo nuove misure restrittive con il Dpcm del 25 ottobre, dopo il coprifuoco già varato in diverse regioni, particolarmente colpite dai contagi. Se almeno per ora il lockdown totale è scongiurato, il nuovo decreto ha comunque rappresentato un duro colpo per bar, ristoranti, palestre e piscine, con la chiusura, per i primi, alle 18, e totale per le seconde.

Misure estreme ma necessarie, come ha spiegato il premier Giuseppe Conte nel question time, ribattezzato “premier time”, tenuto il 28 ottobre alla Camera, anche perché un documento appena pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, basato sul calcolo dell’Rt, l’indice di riproducibilità del virus – che indica quante persone potrebbero essere contagiate da ogni caso di infezione – ha ipotizzato quattro possibili scenari per il nostro Paese.

Lo studio, intitolato Prevenzione e risposta a Covid-19, evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-inverno delinea quindi queste quattro ipotetiche situazioni:

Scenario 1

La trasmissione resta localizzata, ossia caratterizzata da focolai, rispetto al periodo luglio/agosto, con un Rt regionale sotto la soglia dell’unità, che è il margine di sicurezza ai fini del contenimento dell’epidemia, e un’incidenza, valutata sui nuovi casi per 100 mila abitanti bassa.

Scenario 2

La trasmissione è sostenuta e diffusa, ma ancora gestibile, caratterizzata da un Rt compreso tra 1 e 1.25.

Scenario 3

La trasmissione è sostenuta è diffusa, con rischio di tenuta del servizio sanitario nel medio periodo, ovvero nel giro di un mese e mezzo si potrebbero presentare criticità, e l’Rt oscilla tra 1.25 e 1.50.

Scenario 4

Parliamo sicuramente dello scenario peggiore, in cui entro il mese e mezzo, quindi nel breve periodo, subentrano grosse criticità nella tenuta del sistema, e l’Rt supera il valore di 1.5.

È una situazione simile a quella esistente in Lombardia nel periodo compreso tra marzo e aprile, quando il virus si riproduceva con un valore che sfiorava i 3.

Per far fronte a questa situazione sono previste misure di contenimento definite non farmacologiche e suddivise in 4 fasi: dopo aver rallentato la diffusione dell’epidemia con interventi di chiusura delle attività, siamo in attesa della rimodulazione dell’Rt, poi, raggiunta l’immunità della popolazione, con il vaccino, nella fase 3 si può pensare alla sospensione del distanziamento fisico. Infine la fase quattro servirà per la ricostruzione e la preparazione di eventuali epidemie future anche se, naturalmente, si spera di non doverne più affrontare.

Le parole di Conte e lo scenario di tipo 3

Durante il “premier time” Conte ha parlato di scenario compatibile, a livello nazionale, con il tipo 3, “con rapidità di progressione maggiore in alcune Regioni italiane”.

Lo studio del Comitato tecnico scientifico, prosegue Conte, può prevedere, tra le altre misure, anche la possibilità di interrompere attività sociali e culturali maggiormente a rischio, come discoteche e bar, anche su base oraria; di incentivare lo smart working, per l’affollamento dei trasporti pubblici e delle sedi lavorative.

Sul fronte scolastico sono invece previste lezioni scaglionate a rotazione, mattina e pomeriggio, oltre che la didattica a distanza, fino alla chiusura temporanea in base al numero dei casi sospetti nella singola comunità scolastica. Sostanzialmente, ha concluso Conte, sono le misure contenute nel Dpcm pubblicato il 25 ottobre.

Siamo pienamente consapevoli che si tratta di misure severe, ma le riteniamo necessarie per contenere i contagi. Diversamente la curva epidemiologica è destinata a sfuggirci completamente di mano.

Il premier ha inoltre dichiarato di aver raggiunto, con il dl ristori, lo stanziamento di 30 milioni di euro necessari per agevolare la somministrazione di tamponi rapidi presso i medici e i pediatri di libera scelta, oltre che altre misure pensate per i lavoratori in difficoltà.

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