Il dolore mestruale non è un “capriccio” femminile, e neppure un’esperienza così rara per le donne, anzi alcuni studi dimostrano che a soffrirne sarebbe addirittura il 25% delle donne.

Parliamo ovviamente di dolori intensi e acuti, che inibiscono dallo svolgere anche le attività più elementari, che rappresentano un problema soprattutto nel momento in cui, ad esempio, ci si deve recare al lavoro. Per questo, alcuni Paesi hanno già adottato, mentre altri (compresa l’Italia) ne stanno discutendo, il congedo mestruale.

Cos’è il congedo mestruale?

Il congedo mestruale non è altro che la possibilità, per le donne lavoratrici, di astenersi dal lavoro per qualche giorno al mese, quando hanno il ciclo mestruale e dolori fortissimi, incompatibili con la normale attività lavorativa.

Questo è un supporto per le donne, che non sempre possono prendere ferie o malattia quando hanno una dismenorrea grave, che non sempre viene regolarmente retribuita, e per godere della quale occorrono requisiti ben precisi: primo fra tutti, un certificato medico che attesti l’esistenza di patologie incompatibili con il normale svolgimento del lavoro.

Parlare di congedo mestruale significa, anzitutto, sdoganare lo stigma che storicamente circonda le mestruazioni, ancora oggi troppo spesso oggetto di tabù. Per questo, assumono importanza progetti come quello portato avanti da Essity-Nuvenia, Chiamiamo le cose con il loro nome, cui abbiamo dedicato una rubrica, per normalizzare il ciclo ma anche l’intero apparato genitale femminile.

Mestruazioni e smart working

Con la pandemia mondiale di Covid-19 le aziende hanno cominciato davvero a prendere coscienza dell’importanza dello smart working, anche in ottica femminile, per quanto riguarda le mestruazioni.

In Italia, ad esempio, una proposta di legge per inserire il congedo mestruale è sul piatto della bilancia da almeno tre anni, ma la sempre maggiore diffusione del lavoro agile, cui buona parte delle aziende si è dovuta adeguare in tempi di lockdown, potrebbe quantomeno garantire alle donne un luogo sicuro e confortevole in cui poter continuare a lavorare, e ai datori di lavori la produttività costante da parte delle lavoratrici.

Congedo mestruale nel mondo: dove è riconosciuto?

In alcuni Paesi il congedo mestruale è una prassi consolidata già da diversi anni; il concetto stesso di congedo mestruale cominciò a prendere piede in Giappone addirittura negli anni ’20, anche se fu solo nella seconda metà degli anni ’40 che entrò in vigore. Il Paese del Sol Levante fu il primo, a livello mondiale, a introdurre questa misura.

A oggi anche Indonesia, Corea del Sud e Taiwan hanno una legge in merito, mentre alcune aziende, pur avendo sede in Paesi che non lo prevedono, lo hanno adottato come politica interna. È il caso di Nike, ad esempio, che lo applica a partire dal 2007, o di Coexist, azienda di Bristol che lo ha attivato nel 2016.

Anche la società indiana di consegne di cibo Zomato ha recentemente introdotto un congedo pagato di 10 giorni per le dipendenti che soffrono di dolori mestruali, prima azienda di grandi dimensioni del Paese a prevedere una misura simile.

Il fondatore e ceo di Zomato, Deepinder Goyal, ha motivato la nuova policy aziendale come una scelta pensata per “favorire una cultura basata sulla fiducia, la verità e l’accettazione”.

Vogliamo che le donne si sentano libere di dire che non sono al lavoro per questo motivo – ha aggiunto – Il nostro lavoro è anche assicurarci di tenere conto delle nostre esigenze biologiche, senza che questo comprometta la qualità del nostro operato.

Le dipendenti possono usufruire del congedo chiedendolo direttamente al portale risorse umane, un solo giorno per ogni ciclo visto che, secondo l’azienda, è stato valutato che su una durata media di un ciclo di 3-5 giorno, solo uno sia di dismenorrea.

Congedo mestruale: le proposte di legge in Italia

Anche l’Italia ha avviato un iter per far entrare il congedo mestruale nella propria legislazione; nella primavera del 2017, per l’esattezza, le deputate del PD Romina Mura, Daniela Sbrollini, Maria Iacono e Simonetta Rubinato, hanno portato in Commissione Lavoro alla Camera una proposta di legge che prevedeva fino a 3 giorni di permesso al mese in caso di disagio fisico accertato.

Secondo la proposta le lavoratrici avrebbero avuto diritto ai giorni di congedo dietro presentazione di un certificato medico, da rinnovare di anno in anno, che attestasse la dismenorrea. Purtroppo, però, al momento la proposta sembra essersi arenata.

Perché è importante parlare di congedo mestruale

Aiuto o discriminazione di genere? Sia nei Paesi in cui il congedo mestruale è già in vigore, sia in quelli in cui se ne discute – come l’Italia – le opinioni sulla sua utilità si spaccano; da un lato si riconosce una possibilità alle donne per qualcosa che riguarda solo loro – il ciclo mestruale, appunto – prevedendo una tutela a parte rispetto a mutua o malattia, dall’altra però qualcuno teme che, così facendo, il già ampio divario di genere che si riscontra sul piano lavorativo possa acuirsi ulteriormente.

Non è un caso, infatti, se anche nei Paesi in cui il congedo esiste molte donne non ne facciano uso proprio per la paura di essere ancor più discriminate, o di “perdere terreno” rispetto ai colleghi uomini.

Non possiamo però nascondere che l’uomo e la donna, pur avendo diritto a pari opportunità, sono biologicamente diversi: le donne hanno necessità dettate dalla loro fisiologia che gli uomini non hanno (e viceversa).

Tuttavia, riconoscere l’esistenza della dismenorrea che, come detto a inizio articolo, non è solo un “capriccio” femminile, significherebbe finalmente compiere quel passo in più verso la normalizzazione delle mestruazioni di cui abbiamo parlato, e togliere il velo di ignoranza che circonda l’argomento.

Le mestruazioni non devono essere un tabù, e una donna non deve “sopportare” il dolore, ignorando ciò che il suo corpo le dice, perché non si sente legittimata a parlare di qualcosa che è fisiologico e che non dipende dalla sua volontà. Per questo, discorsi come quello sul congedo mestruale, o la tampon tax che tanto fa discutere, sono estremamente importanti per abbattere finalmente lo stigma.

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