Cosa si intende per cistocele? Chiamato anche prolasso della vescica, con questo termine si intende lo scivolamento proprio della vescica verso la vagina, che si verifica in seguito a traumi ripetuti, i quali finiscono con l’indebolire il pavimento pelvico.

Le sue cause sono diverse, e possono avere a che fare con parti naturali, sovrappeso e obesità, sollevamento di oggetti pesanti, tosse cronica e bronchite o stitichezza. Queste cause sottopongono le strutture del pavimento pelvico, ovvero muscoli, legamenti e tessuto connettivo, a stiramenti e traumi ripetitivi, deteriorandoli gradualmente fino alla loro completa rottura.

Tuttavia esistono anche specifici fattori di rischio che possono favorire il cistocele, in primis un alto numero di parti naturali; in secondo luogo si ha l’invecchiamento, dato che, sopraggiunta la menopausa, le donne producono meno estrogeni e si ha un indebolimento dei muscoli e delle strutture del pavimento pelvico.
Un altro fatto scatenante è l’isterectomia, che rende più fragile il pavimento pelvico. Infine, non è da sottovalutare il fattore della genetica, poiché ci sono donne che presentano una predisposizione congenita al cistocele. Queste donne nascono con la collagenopatia, una malattia del collagene che rende il pavimento pelvico più incline alle lacerazioni.

Ma quando si verifica esattamente il cistocele?

Quando la fascia vescico-vaginale si lacera, la vescica scivola all’interno della vagina. In questa circostanza si verifica il cistocele. Perché lo scivolamento avvenga ci devono essere circostanze traumatologiche particolari, talmente forti da indebolire il tessuto che sorregge e separa le due parti anatomiche.

Gradi del cistocele

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Fonte: università di padova

Il cistocele può avere forme più o meno gravi, e ci sono tre possibili gradi di sviluppo.

Cistocele di 1° grado, o lieve.

In questo caso, il meno grave, solo una piccola porzione della vescica scivola verso la vagina.

Cistocele di 2° grado, o moderato.

Nel secondo grado la vescica raggiunge l’apertura della vagina.

Cistocele di 3° grado, o grave.

Si una lacerazione profonda della fascia vescico-vaginale, e la vescica addirittura fuoriesce dalla vagina.

Sintomi del cistocele

Il cistocele di 1° grado è spesso asintomatico, tanto che le donne non si rendono conto di soffrirne. Dal secondo grado in poi cominciano ad avvertirsi i sintomi del prolasso, anche se ancora non condizionano la qualità della vita. Fra questi sintomi può essere avvertita una sensazione di pressione a livello di pelvi e vagina, soprattutto se si sta in piedi a lungo; il dolore dopo uno sforzo, quando si tossisce, ci si siede o ci si alza in piedi. Può inoltre essere notata la fuoriuscita di parte della vescica dall’apertura vaginale, o il mancato svuotamento della vescica dopo la minzione, o l’incontinenza urinaria. La vescica è più soggetta a infezioni e possono esserci perdite di urine dopo sforzi, tosse o dopo un rapporto sessuale. A proposito del sesso, con il cistocele è senz’altro più doloroso.

Cura del cistocele e intervento chirurgico

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Fonte: web

La terapia del cistocele dipende dal grado di severità del cistocele e dalla presenza di un prolasso uterino. Se infatti il cistocele di 1° grado e l’assenza di prolasso uterino non richiedono un trattamento particolare, in caso di aggravamento della situazione occorre seguire una cura, prediligendo, almeno inizialmente, la terapia non chirurgica.
In caso di cistocele non grave, il medico specialista potrebbe consigliare di eseguire alcuni esercizi per rafforzare i muscoli pelvici, come gli esercizi di Kegel.

Un’altra soluzione è la terapia a base di estrogeni, soprattutto per la donna che ha superato la menopausa. Può essere suggerito il pessario, un anello di gomma o di plastica da inserire nella vagina per sostenere la vescica ed impedirle di invadere la vagina.

Si ricorre invece alla chirurgia quando il cistocele è grave e provoca un forte dolore, oppure se si ha prolasso uterino; in quest’ultimo caso, una sola operazione è sufficiente a risolvere entrambi i problemi. Il chirurgo riporterà la vescica nella sua posizione originaria, chiudendo la parte di tessuto lacerata che separa vagina e vescica. Potrebbe rendersi necessario anche un piccolo trapianto di tessuto, al fine di rinforzare la fascia vescico-vaginale.

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