Bulimia, cause e soluzioni
La bulimia è un grave disturbo legato all'alimentazione che colpisce purtroppo tantissime persone soprattutto donne. Conosciamo meglio questo problema e le possibili sue soluzioni.
La bulimia è un grave disturbo legato all'alimentazione che colpisce purtroppo tantissime persone soprattutto donne. Conosciamo meglio questo problema e le possibili sue soluzioni.
La bulimia cede alle tentazioni della carne, mentre l’anoressia è ascetica, e una totale rimozione del portatore del regno materiale. La bulimia ricorda l’epoca edonistica romana dei piaceri e dei banchetti; l’anoressia l’era medievale di mortificazione del corpo e di digiuno volontario…
Marya Hornbacher
La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare che prevede uno smisurato impulso a ingurgitare cospicue quantità di cibo ed un successivo bisogno, dettato dai sensi di colpa, di espellerlo provocandosi il vomito o facendo un uso/abuso di lassativi, diuretici e clisteri.
È una tendenza autolesionista basata sulla mancanza di autocontrollo e sull’ossessione, come per le anoressiche, di controllare il proprio peso, ossessione vinta però dagli stenti di una continua alimentazione controllata che spinge a violente abbuffate di dolci e cibi ipercalorici. L’illusione poi è quella di placare i dolori e l‘ansia attraverso comportamenti liberatori come il vomito… ma l’abbuffata successiva non fa che perpetuare nuovamente il tutto.
Tale compulsione appare però ragionata poiché chi ne è affetto, fa una scelta ponderata dei cibi: devono infatti essere cibi di consistenza leggera così da facilitarne l’ingestione senza masticazione e nel più breve tempo possibile, anche per tener nascosto il tutto.
È un continuo circolo vizioso caratterizzato anche da una scarsa aderenza alla realtà: la maggior parte delle volte non c’è un sovrappeso tale da giustificare le diete senza fine o le attività ginniche portate allo stremo, la quantità di cibo ingerito non è sempre così smodata poiché anche i sensi di colpa per aver mangiato una mezza mela o un’insalata mista possono spingere ad indursi il vomito né è assegnata al problema del peso o del cibo ingerito una giusta priorità in base agli altri problemi personali.
Ma non è un solo episodio che può autorizzare una diagnosi di bulimia: è infatti necessario che si contino almeno 2 pasti al giorno, assunti con le modalità smodate sopra descritte, e che tale abitudine si protragga da almeno 3 mesi.
L’età di insorgenza è l’adolescenza ed il sesso maggiormente colpito è quello femminile.
Solo il 10-15 % dei casi di bulimia si calcolano nell’universo maschile.
Per avere una stima del fenomeno, basti pensare che circa tre milioni di italiani presentano sintomi da disturbo alimentare (2 milioni sono ragazze di 13-35 anni), tra le donne il tasso di mortalità supera di 12 volte quello delle statistiche di donne sane.
A 7 ragazze su 10 il proprio corpo non piace e tale insoddisfazione si ripercuote sul rapporto con il cibo.
Nel 20-30% dei casi il disturbo si cronicizza e purtroppo è stato riscontrato che spesso ha basi familiari: il 20% delle ragazze che ne soffrono, hanno mamme anoressiche o bulimiche.
E purtroppo l’andamento è riscontrabile anche tra i giovanissimi: nella fascia d’età 10-14 anni il 15% di maschi ne soffre, contro il 21% delle femmine.
L’ossessione costante e spasmodica legata al controllo il peso è il primo campanello.
Poi si possono riscontrare segni legati all’abitudine del vomito come l’erosione dello smalto dei denti o l’abrasione del dorso delle mani.
Può presentarsi inoltre un gonfiore delle ghiandole paratiroidi vicino alle guance, irregolarità nei cicli mestruali, diminuzione dell’attività sessuale, depressione, mal di gola e dolori addominali.
E’ comunque difficile accorgersi che una persona soffre di bulimia, a prescindere dal grado di parentela o di amicizia perché questi tipici comportamenti vengono perpetrati nel più totale riserbo e mantenendo il segreto con tutti. Se si considera poi che la maggior parte delle volte il peso è nella norma, si comprende quanto sia difficile scoprire il disturbo, al contrario invece dell’anoressia.
I principali nemici da combattere, e i più pericolosi, sono proprio l’abitudine al vomito e l’uso di lassativi e diuretici.
Tale andamento produce lesioni allo stomaco ma anche scompensi “elettrolitici”, perdita di minerali, disidratazione che portano poi a disfunzioni cardiache e, a volte, alla morte.
Gli esempi portati dai mass media e dalle mode del momento non aiutano a contrastare i pregiudizi legati alla forma fisica ma, a parte l’influenza sociale, è stata riscontrata un’influenza familiare o genetica.
Come anticipato, genitori bulimici o anoressici o anche eccessivamente preoccupati della linea dei figli, possono esserne il substrato di una sua insorgenza.
Come prevenzione si sottolinea la necessità di una buona educazione alimentare sin dalle scuole elementari.
La psicologia è un ottimo alleato: un percorso di terapia individuale può essere funzionale ad una sua risoluzione come anche una psicoterapia di gruppo.
Nello specifico si possono utilizzare tecniche di intervento ipnoterapico o tecniche cognitivo-comportamentali per ristabilire un corretto rapporto col cibo attraverso un rinnovato autocontrollo delle abitudini alimentari.
Un buon piano terapeutico deve però prevedere un intervento d’equipe ed il coinvolgimento dei familiari e della comunità.
Se ti riconosci in questi sintomi, non esitare a contattarmi.
E’ possibile vincere questa patologia!
Dott.ssa Cristina Colantuono
Da quando sono diventata mamma sono convinta che le donne abbiano i super poteri.
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